"Renzi ha disonorato le istituzioni", le parole di Di Maio sul caso De Benedetti
Politica Liguria

"Renzi ha disonorato le istituzioni", le parole di Di Maio sul caso De Benedetti

giovedì 11 gennaio, 2018

GENOVA, 11 GENNAIO- “La Costituzione dice che le istituzioni vanno rappresentate con disciplina ed onore. Renzi ha disonorato le istituzioni, l’istituzione che rappresentava quando era presidente del Consiglio favorendo uno speculatore e facendogli guadagnare 600 mila euro grazie ad un’operazione in Borsa che è stata favorita dalla notizia che il governo stesse per fare un decreto legge. Secondo il nostro codice etico Renzi non sarebbe neanche candidabile”, queste le parole di Luigi di Maio, stamattina a Genova durante una visita all’azienda Edilizia Acrobatica.     [MORE]

Il candidato premier pentastallato ha così commentato la vicenda Renzi-De Benedetti poi ribadendo “ abbiamo regole precise che riportano l’etica in politica e, grazie al nostro statuto e al nostro codice etico interno, non sarebbe assolutamente possibile candidare uno come Renzi”. Intanto l’ex premier si è difeso a “Porta a Porta” affermando che non vi è stato “alcun abuso di informazione” da parte sua e che tutto ciò che è stato fatto era “perfettamente lecito”.

Nella giornata di ieri il Corriere della Sera e altri quotidiani nazionali hanno pubblicato il testo di una registrazione telefonica in cui si sente l’ingegnere Carlo De Benedetti dire a una persona, incaricata dei suoi investimenti, di svolgere alcune operazioni finanziarie sulla base di informazioni che avrebbe ricevuto dall’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi. Nello specifico, De Benedetti pochi giorni prima dell’approvazione del decreto sulle banche popolari (gennaio 2015), chiede al suo investitore di acquistarne le azioni sapendo che il provvedimento ne avrebbe aumentato il valore.

La procura di Roma si è interessata alla vicenda dopo che CONSOB (autorità garante della Borsa) ha segnalato una serie di operazioni sospette nei giorni precedenti alla riforma. De Benedetti e Renzi sono stati sentiti dalla procura che però non ha trovato elementi sufficienti per la configurazione del reato di insider trading (sfruttamento di informazioni non di dominio pubblico). In quanto prima del 16 gennaio 2015 (giorno in cui il decreto divenne noto al pubblico) erano stati pubblicati due articoli- uno datato 3 gennaio e l’altro 6 gennaio- che ipotizzavano la riforma delle banche popolari e del credito cooperativo.

Tuttavia, nonostante non vi siano prove, dalle registrazioni sembra che l’ingegnere fosse a conoscenza di alcuni aspetti di dettaglio del provvedimento come la data di approvazione definitiva e il contenuto principale del decreto, che ancora non erano di dominio pubblico.

Federica Fusco 

immagine: termometropolitico.it


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