La Conferenza ONU sui due Stati prende il via a New York con il supporto della Santa Sede. Francia in prima linea, Italia più prudente.
Il riconoscimento della Palestina torna al centro del dibattito internazionale, sospinto dall'iniziativa diplomatica francese e dal sostegno simbolico ma incisivo della Santa Sede. L’obiettivo è chiaro: rilanciare una soluzione politica a due Stati, l’unica via considerata credibile per garantire pace e sicurezza duratura in Medio Oriente.
Una roadmap per la pace: parte la Conferenza Onu promossa da Francia e Arabia Saudita
Dopo un rinvio dovuto all’attacco israeliano all’Iran, ha preso ufficialmente il via a New York la Conferenza Onu sulla soluzione dei due Stati, organizzata da Francia e Arabia Saudita. Tra i grandi assenti ci sono Israele e Stati Uniti, che hanno scelto di boicottare l’iniziativa. Il ministro degli Esteri francese, Jean-Noël Barrot, ha dichiarato:
"Solo una soluzione politica a due Stati può soddisfare le legittime aspirazioni di israeliani e palestinesi a vivere in pace e sicurezza. Non c'è alternativa."
La posizione della Francia: riconoscimento formale a settembre
Parigi guida il fronte europeo: il presidente Emmanuel Macron ha annunciato che la Francia riconoscerà ufficialmente lo Stato di Palestina a settembre, durante l’Assemblea Generale dell’ONU. Una svolta storica, che segue la decisione di altri nove Paesi europei – tra cui Norvegia, Irlanda e Spagna – che hanno già formalizzato il riconoscimento in risposta all’emergenza umanitaria a Gaza.
Ad oggi, 147 Paesi su 193 membri dell'ONU riconoscono la Palestina come Stato. Il Vaticano lo ha fatto nel 2015, includendolo anche in un trattato bilaterale.
Il Vaticano ribadisce il suo impegno: “Non è prematuro riconoscere la Palestina”
In linea con la sua posizione storica, il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato Vaticano, ha affermato:
“Per noi quella è la soluzione: due Stati che vivano uno accanto all'altro in autonomia e sicurezza. Non è prematuro: noi lo abbiamo già fatto”.
Parolin ha inoltre sottolineato la necessità urgente di un dialogo concreto tra le parti, pur riconoscendo le difficoltà crescenti in Cisgiordania, teatro di continui scontri e violenze da parte dei coloni – tra cui recenti attacchi a villaggi cristiani.
La posizione italiana: cauta apertura, ma tempi ancora incerti
L’Italia si mostra più prudente. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha dichiarato che il Paese è favorevole “di principio” al riconoscimento, ma ritiene prematuro un passo immediato, ribadendo che prima occorre costruire una reale struttura statale palestinese e garantire il mutuo riconoscimento con Israele.
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, invece, ha definito la mossa francese come potenzialmente “controproducente”, preferendo concentrare gli sforzi su cessate il fuoco e aiuti umanitari.
Cresce il fronte pro-Palestina in Europa
In questo scenario, si moltiplicano gli appelli alla responsabilità politica. Una lettera firmata da 58 ex ambasciatori dell’Unione Europea invita i leader europei ad agire contro le violazioni dei diritti umani a Gaza, mentre 35 diplomatici italiani in pensione hanno chiesto esplicitamente al governo italiano il riconoscimento ufficiale della Palestina.
Conclusioni
Il riconoscimento internazionale dello Stato di Palestina è più che mai al centro della scena geopolitica. La Francia e il Vaticano si muovono compatti verso una soluzione a due Stati, mentre l’Italia e altri attori internazionali attendono maggiori garanzie. Ma una cosa è certa: con l’aggravarsi della crisi umanitaria a Gaza, l’urgenza di una risposta politica concreta non è mai stata così impellente.