Cronaca

Roma, donna condannata a risarcire trentamila euro per aver parlato male dell'ex marito al figlio

ROMA, 19 OTTOBRE – La prima sezione del tribunale civile di Roma, con una sentenza del 9 settembre 2016, depositata nei giorni scorsi, ha condannato una donna a pagare un risarcimento danni di 30 mila euro in favore dell'ex coniuge per aver parlato male di lui al figlio «screditando» così la sua immagine.
La decisione - che potrebbe porre dei precedenti importanti nelle vicende legate alle separazioni e al conseguente rapporto tra ex genitori e figli – arriva dopo che il Tribunale ha accertato che la madre, a seguito della separazione, non aveva cercato di riavvicinare il figlio al padre. [MORE]

Nelle motivazioni il tribunale spiega che la donna non ha puntato a «risanare il rapporto nella direzione di un sano e doveroso recupero necessario per la crescita equilibrata del minore, ma ha continuato a palesare la sua disapprovazione in termini screditanti nei confronti del marito». Per i giudici la condotta della madre «ha avuto ricadute dirette sulla figura dell'altro genitore, svilito nel suo ruolo di educatore e di figura referenziale».
L'atteggiamento della donna, spiegano, dovrà essere improntato al «rispetto del ruolo genitoriale dell'ex coniuge e ad astenersi da ogni condotta negativa e denigratoria» e il risarcimento servirà al fine di «dissuaderla in forma concreta dalla protrazione delle condotte poste in essere, la cui persistenza, potrà peraltro in futuro dare adito a sanzioni ancor più gravi ivi compresa la revisione delle condizioni dell'affido».

«E' onere di ogni genitore attivarsi per recuperare e mantenere l'immagine dell'altro genitore nei confronti del figlio - decreta il tribunale - Qualora ciò non venisse realizzato, è possibile che il genitore venga condannato a risarcire il danno all'altro genitore ai sensi dell'art. 709-ter del Codice di procedura civile».
«Entrambi i genitori - in osservanza della responsabilità genitoriale di cui sono titolari- devono aver massimo rispetto dell'ex partner, in quanto questi è prima di tutto genitore del proprio figlio e quindi il rapporto con quest'ultimo deve essere tutelato e salvaguardato».

Il Tribunale stabilisce quindi che la condotta genitoriale che ostacola il buon funzionamento dell'affido condiviso con «degli atteggiamenti sminuenti e denigratori della figura paterna», deve essere sanzionata mediante il ricorso al disposto contenuto all'articolo 709-ter Cpc, vale a dire ammonendo il genitore collocatario, nel caso specifico la madre e stabilendo a suo carico un risarcimento danni di 30.000,00 euro.

[foto: rainews.it]

Antonella Sica