ROMA. Francesco Boschetti passa dalla Casa del Cinema con Il Mondo di tutti.
Cultura e Spettacolo Lazio

ROMA. Francesco Boschetti passa dalla Casa del Cinema con Il Mondo di tutti.

venerdì 22 luglio, 2011

 Dopo una serie di premiazioni e di vittorie importanti in festival cinematografici italiani, il mediometraggio “Il mondo di Tutti”, per la regia di Francesco Boschetti approda a La Casa del Cinema di Roma, in una veste un po’ più formale, grazie al lavoro dell’organizzatrice generale, Valentina Bassi.
Si tratta di un progetto complesso che nasce dall’idea del regista, grazie alla Cooperativa H Anno Zero Onlus e il piccolo finanziamento del Municipio XV di Roma.[MORE]

La storia è quella di Martin, affetto da paraplegia e ritardo mentale, che frequenta un istituto superiore presso il quale le difficoltà di inserimento nella classe e la partecipazione alle attività scolastiche risultano piuttosto complesse. Dopo una serie di episodi nei quali i professori, i genitori e soprattutto l’insegnante di sostegno, risultano grave ostacolo per la crescita personale e l’integrazione sociale del ragazzo, solo l’intervento di Nora, una giovane docente, riuscirà a far comprendere al mondo circostante che Martin può riuscire davvero fare ciò desidera.

Il medio metraggio ha già vinto il premio Maschera d’Argento per Federica Orrù come migliore attrice, con un cast d’eccezione sì, perché alcuni ragazzi che hanno partecipato attivamente alle riprese, sono utenti della cooperativa H Anno Zero, che si occupa di servizi sociali e in particolare assistenziali, riabilitativi, educativi e culturali, per persone diversamente abili.
Antonio Ianiro, Francesca Nunzi, Manuela Crisafio, Paola Sambo, Alessandro Di Francesco, Cristiana Virgili, Roberta Angeloni, Marco Coli, Rosalba Falzone, Michela Scrocca, Lorenzo Robino, sono i nomi degli altri attori ai quali si aggiunge quello di Luigi Diberti, che ha lavorato con Lina Wertmuller, Antonioni, Dario Argento, Pupi Avati, Cristina Comencini, Muccino, Ferzan Ozpetek, nel ruolo del professore di Lettere.

“Il Mondo di Tutti” si apre a problematiche più che attuali: si riferisce ai tagli dei docenti di sostegno nelle scuole, piaga profondissima che sta segnando da alcuni anni i precari dal punto di vista lavorativo, ma fa riferimento soprattutto all’insanabile danno prodotto agli studenti con difficoltà, i quali a fatica riescono a inserirsi autonomamente nella realtà classe, restando parcheggiati in aula, privi ovviamente delle attenzioni del titolare di cattedra, che a sua volta ha l’obbligo di far lezione ad altri venti, spesso trenta, alunni.

Il dramma che il Ministero della Pubblica Istruzione sembra ignorare è che se non si certifica uno studente quale bisognoso di aiuto singolo e specifico, il danno alle possibilità di crescita diventa permanente e duraturo, mentre il rallentamento dell’apprendimento limita di conseguenza il regolare svolgimento del programma annuale, danneggiando il singolo, i compagni, e la professionalità dell’insegnante.

Lo spunto che Boschetti muove sembra dunque sollecitare dalle fondamenta la necessità di stimolare adeguatamente chi sia meno fortunato con input i quali, se adeguati, possono produrre una risposta più che notevole, facendo dare il massimo allo studente, dovere questo di ogni docente, cioè tirare fuori le capacità di ognuno attuando un criterio per ciascuno diverso, e non insegnare con un unico metodo, indifferentemente dalle inclinazioni individuali.

Consigliamo dunque di dare un’occhiata al sito ufficiale del film http://www.ilmondoditutti.it/, mentre in chiusura rivolgiamo alcune delle nostre domande al regista e all’organizzatrice generale.
Il Cinema è palesemente la sua passione, da anni: è per questo che, un po' come Re Mida, lei 'trasforma in immagini tutto ciò che tocca?'.
La ringrazio per l'accostamento. Diciamo che per natura sono un visivo. La maestra alle elementari mi chiamava "fantasmino", perché entravo in classe in punta di piedi, senza salutare nessuno e ripiegato sul banco mi estraniavo, mettendo in moto la fantasia. Creavo storie, situazioni, forse perché la mia m'era di poco gradimento. Crescendo, questa è diventata un'abitudine, in particolare di notte, quando prima di addormentarmi sfrutto il silenzio e la pace dei sensi per proiettarmi in posti ambiti e lontani. Nei miei sogni coscienti ho amato, ho conosciuto amici, persone stupende, ho realizzato i desideri più inappagabili. Credo che questa fibrillante attività del pensiero abbia sviluppato in me una spiccata immaginazione, uno strumento che oggi, in fondo come allora, utilizzo per costruire storie e percorsi dove dissemino sogni, delusioni, paure, tutto ciò che il vissuto mi ha dato o negato.

Lei è un avvocato, come riesce a far convivere una scienza che sottostà rigidamente alle regole di verità e giustizia e un'arte che segue istinti di finzione, seduzioni visive e illogicità razionali?
Nel sistema Giustizia non esiste una verità. Ve ne sono tante quante le parti in gioco. Un buon avvocato deve battersi per dimostrare la fondatezza di quella narrata dal suo cliente. Il verdetto lo dà il giudice, ma sulla base di quel che è risultato nel processo: per questo si parla di verità "processuale". Un buon avvocato, quindi, deve scegliere una sola verità, quella riferita dal cliente e contestare tutte le altre. Il paradosso morale è che se lo stesso avvocato si spostasse di campo per rappresentare un altro soggetto in contesa, andrebbe a difendere le tesi opposte e a sollevare contestazioni che altrimenti dichiarerebbe infondate. Sono le regole del gioco. Anche in campo artistico si fa una scelta, tuttavia per fini diversi; nel senso che di fronte a un dato argomento l'artista si schiera in un modo o nell'altro, ma lo fa senza alcun tornaconto, per pura predisposizione d'animo. Ad esempio, nel mediometraggio "Il mondo di tutti", l'idea dominante è che se ci ponessimo di fronte alle persone diverse da noi, con un atteggiamento non solo più tollerante ma che tenda a "riconoscere" l'altro come soggetto titolare degli stessi diritti e di pari valori umani e sociali, il disagio e il pregiudizio lascerebbero il posto a un sistema improntato sulla solidarietà. È stato il "mio" punto di vista, ma non l'ho scelto perché richiesto o in quanto retribuito, ma solo per questioni di coscienza, perché questo messaggio era parte di me. La mia professione e il Cinema, la fiction, divergono in tutto e per tutto. La prima razionalizza, schematizza, rinchiude in gabbie formali; la seconda è uno spazio di libertà, di sogno, di illusioni. È per questo che l'ho eletta a mio rifugio e, anzi, un giorno spero possa diventare la mia dimora principale.
E Valentina Bassi, l’organizzatrice generale, chiediamo.

Oggi ci sono enormi difficoltà con il Cinema, come farsi conoscere in un mercato così complesso?
Credo si debba sfruttare ogni occasione possibile, a partire ad esempio dalla ricerca di piccoli lavori o bandi di concorso, tenendosi sempre aggiornati sulle produzioni attive e su tutto ciò che ruota attorno al mondo del Cinema, partecipando ad eventi di settore, e andando in giro presentandosi anche faccia a faccia alle varie produzioni. Credo che in questo il coraggio e la determinazione alla lunga premiano sempre. Inoltre l'ideale sarebbe provare a realizzare opere semplici cercando persone motivate e appassionate che abbiano voglia di mettersi in gioco anche se con mezzi limitati.

Ci può raccontare del lavoro realizzato con un cast così particolare?
Lavorare con ragazzi diversamente abili è una esperienza davvero unica. Il coinvolgimento umano ed emotivo è altissimo, è richiesta infatti molta pazienza e sensibilità per andare in contro soprattutto alle loro esigenze. Abbiamo avuto un periodo di prove e preparazione delle battute con tutti gli attori (mettendo insieme i ragazzi diversamente abili con i ruoli degli attori professionisti) per permettere ai ragazzi di prendere confidenza sia con il progetto e la storia sia con gli attori professionisti coinvolti. Ho pensato che fosse una fase fondamentale per evitare un impatto sul set troppo "violento e immediato". Soprattutto a causa anche delle tempistiche, considerando che la tabella di marcia è sempre molto rigida, specie quando si hanno risorse limitate. Certo abbiamo avuto qualche difficoltà, è indubbio, ma alla fine l'entusiasmo e la voglia di fare ha coinvolto tutta la squadra che ha lavorato compatta e unita verso un unico obiettivo.


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