In migliaia in piazza a Catanzaro per dire NO alla cessione di Telecontact a DNA S.r.l. e difendere lavoro, dignità e futuro del Mezzogiorno.
Una mobilitazione che parte da Catanzaro ma parla all’Italia
Il 17 novembre 2025 Catanzaro è diventata uno dei centri simbolo dello sciopero Telecontact: una giornata di mobilitazione nazionale contro la cessione di Telecontact da TIM a DNA S.r.l., società con capitale sociale di soli 10.000 euro e un piano industriale giudicato fragile da sindacati e lavoratori.
In Calabria sono coinvolti circa 430–440 lavoratori, mentre a livello nazionale la vertenza riguarda oltre 1.500 dipendenti distribuiti nei diversi siti italiani.
Il messaggio partito da Piazza Matteotti, dal corteo su Corso Mazzini e dall’arrivo in Piazza Prefettura è stato chiaro:
«Il lavoro non si tocca. No alla cessione di Telecontact».
Le ragioni della protesta
Secondo le organizzazioni sindacali, l’operazione di esternalizzazione verso DNA S.r.l. presenta diversi punti critici:
- trasferimento dei lavoratori in una nuova azienda con limitata solidità economica;
- rischio di precarizzazione al termine dei due anni di garanzia previsti;
- perdita delle possibilità di ricollocazione interna oggi esistenti nel gruppo TIM;
- indebolimento delle tutele contrattuali e delle prospettive di lungo periodo per centinaia di famiglie calabresi.
Per questo i sindacati parlano di «operazione a perdere» che non ha una reale logica industriale ma solo obiettivi di finanza e di riduzione dei costi, a danno dei lavoratori e del territorio.
Vari interventi sindacali: «Non siamo pacchi da spostare»
Durante il presidio si sono alternati al microfono i rappresentanti delle sigle sindacali di categoria (Fistel Cisl, Slc Cgil, Uilcom, Ugl Telecomunicazioni), che hanno ribadito la loro contrarietà alla cessione di Telecontact.
I passaggi più significativi:
- Dignità e stabilità – I sindacati hanno denunciato come, dopo oltre 20–25 anni di servizio, i dipendenti non possano essere trattati come «pacchi da spostare» da una società all’altra, senza un reale progetto industriale e senza garanzie di futuro.
- Capitale sociale insufficiente – È stato sottolineato più volte che DNA S.r.l. dispone di un capitale sociale di 10.000 euro, indice di bassa responsabilità patrimoniale e di rischio concreto di default nel medio periodo.
- Mezzogiorno penalizzato – In una regione con tassi di disoccupazione ancora elevati come la Calabria, perdere anche solo una parte dei posti di lavoro Telecontact significherebbe aggravare ulteriormente il quadro socio-economico locale.
Da qui l’appello forte:
«Difendiamo posti di lavoro, diritti e dignità professionale.
Non accetteremo una cessione che mette a rischio il nostro futuro e quello delle nostre famiglie».
La voce dei lavoratori: «Siamo pronti a lottare per la nostra dignità»
Accanto ai sindacati hanno parlato anche molte lavoratrici e molti lavoratori di Telecontact Catanzaro.
Dalle loro parole sono emersi tre elementi chiave:
- Paura del futuro – il timore di ritrovarsi, tra pochi anni, senza tutela e senza reale possibilità di ricollocazione.
- Orgoglio professionale – la consapevolezza di rappresentare una risorsa formata, qualificata e spesso laureata, che da decenni garantisce il customer care di TIM.
- Determinazione alla lotta – la volontà di non rassegnarsi e di proseguire la mobilitazione:
«Oggi è solo l’inizio, continueremo a farci sentire finché non verranno garantiti i nostri diritti».
Interventi politici: dal Comune alla Regione fino al Parlamento
La vertenza Telecontact Catanzaro è ormai diventata un tema anche politico e istituzionale.
Il ruolo dello Stato e di Poste Italiane
Molti interventi hanno ricordato che TIM non è una normale azienda privata:
tra i principali azionisti figurano Poste Italiane (circa 24%) e Cassa Depositi e Prestiti, il che rende di fatto il gruppo a partecipazione pubblica.
Per questo i rappresentanti sindacali e diversi esponenti politici hanno chiesto:
- un coinvolgimento diretto del Governo sulla cessione Telecontact;
- l’apertura di un tavolo nazionale che valuti alternative all’esternalizzazione;
- una strategia industriale di lungo periodo che valorizzi il lavoro nel Mezzogiorno invece di abbandonarlo.
Regione e Comune di Catanzaro
Consiglieri regionali e comunali presenti in piazza hanno:
- confermato la presentazione di interrogazioni in Consiglio regionale;
- ricordato l’approvazione all’unanimità di una risoluzione del Consiglio comunale di Catanzaro a sostegno dei lavoratori;
- ribadito l’impegno a creare una rete con le altre città interessate (Napoli, Caltanissetta, ecc.) per fare massa critica a livello nazionale.
L’incontro con il Prefetto: cosa chiedono i lavoratori
Momento centrale della giornata è stato l’incontro con il Prefetto di Catanzaro, al termine del corteo.
A Sua Eccellenza è stato chiesto di:
- farsi portavoce presso il Governo del malessere di oltre 400 famiglie calabresi;
- sollecitare la convocazione di un tavolo interministeriale su Telecontact;
- vigilare affinché siano rispettati i diritti dei lavoratori e le procedure di confronto tra azienda e organizzazioni sindacali.
Il Prefetto ha espresso vicinanza alla mobilitazione e si è impegnato a trasmettere le istanze ai Ministeri competenti.
Cosa succede adesso
Lo sciopero nazionale di Telecontact non è un punto di arrivo, ma l’inizio di una vertenza lunga e delicata.
Sindacati, lavoratori e rappresentanti istituzionali hanno annunciato:
- nuove iniziative di protesta e sensibilizzazione;
- il proseguimento delle azioni politiche a livello regionale, nazionale ed europeo;
- la volontà di non fermarsi finché non verranno garantite tutele occupazionali solide e alternative credibili alla cessione.