Tunisi, 24 febbraio 2012- Si riuniranno oggi gli “Amici della Siria”, un’iniziativa diplomatica, composta da 76 paesi e voluta da Stati Uniti, Francia, inghilterra, Turchia, Unione europea e Lega Araba. La Russia, come aveva già annunciato precedentemente, non vi parteciperà. Coerente con la sua decisione, insieme alla Cina, in seguito al veto posto su una risoluzione dell’Onu che chiedeva al presidente siriano Bashar el Assad di farsi da parte. Ci sarà a Tunisi il Consiglio nazionale siriano che avrà un’occasione per discutere del riconoscimento dell’opposizione come legittimo rappresentante del Paese, e di come armare i ribelli. Mohammad Farouk ,Vicepresidente del Consiglio nazionale siriano ha dichiarato: «Ci aspettiamo supporto per il popolo siriano e per l’opposizione, attraverso la creazione di passaggi sicuri per mettere in salvo le persone e per portare aiuti umanitari e protezione ai civili».[MORE] Le autorità tunisine, che hanno organizzato l’incontro, proporranno un piano di azione simile a quello adottato per lo Yemen, incluso il dispiego di una forza di peace-keeping. Il portavoce del Presidente tunisino, Adnene Moncer, ha annunciato: «Crediamo che questa conferenza porterà a una soluzione per la crisi in Siria. Una soluzione politica, perché noi ci opponiamo categoricamente a un intervento militare straniero, pensiamo una trasizione pacifica sia fattibile». La priorità dell’incontro sarà di assicurare il soccorso umanitario specialmente nelle città, come Homs, bombardate dall’esercito.
Il Wall Street Journal sotolinea che la coalizione risulta essere divisa all’idea di armare i ribelli e secondo Bassma Kodmani dell’opposizione siriana «c’è consenso sul fatto che senza un intervento esterno l’unico modo è darci i mezzi». Il portavoce della Casa Bianca, Jay Carney, ha escluso “un’ulteriore militarizzazione” della Siria, ma ha ribadito che Assad deve andarsene e che in ogni caso l’opposizione sarà sostenuta. Secondo Il Times, il Pentagono avrebbe un piano per la fornitura di armi (che secondo i russi è già cominciata da tempo). Arabia Saudita e Qatar starebbero già armando i ribelli. A Iskenderun, in Turchia, c’è un comando congiunto di americani, britannici, francesi, qatarioti e sauditi. Gli inglesi sarebbero già a Homs. Ma Salman Shaikh del Brookings Doha Center in Qatar dice che è più realistico il “duplice piano”: i paesi occidentali che fanno pressione diplomatica e forniscono aiuti umanitari, i paesi regionali che intervengono con armi e logistica a sostegno dei ribelli.
(foto da: agi.it)
Giulia Donati