Pubblica Istruzione

Tagli e mancanza di fondi: l'istruzione italiana che affonda e i grandi cervelli che fuggono...

ROMA, 14 NOVEMBRE 2012 – Si forma nelle scuole e nelle università il futuro dell’Italia, perché i nuovi potenti del domani, quelli che, fra un decennio o forse un ventennio, saranno destinati a prendere in mano le redini di questo Paese perso e allo sbando, stanno seduti proprio adesso sui banchi colorati delle scuole superiori o assistono attenti a qualche conferenza negli auditorium delle università.

Ma come sono le strutture nelle quali il nostro futuro si forma, nelle quali i leader del futuro cercano di imparare quanto più possibile per poter riportare in piedi la nazione in un domani sempre più incerto? Fatiscenti. Fredde. Disorganizzate. Sempre più a corto di fondi.[MORE]

L’Italia è in crisi, afflitta da problemi economici, dai problemi amministrativi derivati dalla riorganizzazione dell’assetto provinciale, avvilita e spaventata per la promessa di un domani sempre più nero. Non ci si meraviglia poi molto se, in questo clima di decadenza generale, si assiste alla fuga dei cervelli all’estero. Le grande menti italiane, quelle che dovrebbero guidarci, quelle che potrebbero salvarci, impacchettano i loro bagagli e le loro capacità eccezionali e le portano altrove, dove saranno sicuramente meglio apprezzate e impiegate rispetto a come lo sono qui.

C’è chi punta il dito contro di loro e chi addirittura li paragona quasi a dei traditori: dovrebbero restare, dovrebbero mettersi in gioco qui. Si, ma per cosa? Per chi? Per un governo che taglia loro sempre più le gambe? Per un sistema di istruzione che viene riformato ad ogni nuovo mandato, ogni volta con un provvedimento peggiore del precedente? Per un intero apparato amministrativo, governativo e burocratico che, quando si tratta di tagliare, va sempre ad intaccare le istituzioni in cui queste grandi menti dovrebbero formarsi e migliorarsi ma non pensa nemmeno un secondo a diminuire i vitalizzi stellari di alcuni membri del governo?

Per cosa dovrebbero restare gli studenti iscritti al primo anno alla Facoltà di Medicina e Chirurgia della Federico II, loro che durante le lezioni hanno l’illuminazione garantita solo per dieci, quindici minuti al massimo, perché dopo le luci si spengono a causa dei fusibili che non funzionano e che non possono essere sostituiti per mancanza di fondi? Loro che non hanno nemmeno posti sufficienti in aula per seguire le lezioni e sono costretti a sedersi a terra? Stiamo lasciando al buio le persone che un domani dovranno salvare le nostre vite.

Ma non è solo la Facoltà di Medicina della Federico II a versare in condizioni disagiate, perché i problemi si registrano un po’ ovunque e portano tutti9 alla stessa, identica, conclusione: un sistema scolastico e universitario italiano che affonda e che giustifica la fuga delle grandi menti.

L’edilizia scolastica, soprattutto nella scuola dell’infanzia primaria e secondaria, è antiquata e inadeguata e, a rivelarlo, è un rapporto realizzato da Legambiente, che evidenzia dati sconcertanti: quasi la metà degli edifici scolastici non possiede le certificazioni di agibilità, più del 65% non ha il certificato di prevenzione incendi, il 36% ha bisogno d'interventi di manutenzione urgenti, il 32,42% è situato in aree ad alto rischio sismico e il 10,67% in aree ad alto rischio idrogeologico.

I controsoffitti crollano, per la seconda volta nel giro di un mese, al “Romero” di Rivoli, mentre al “Versaci-Macrelli” di Cesena l’impianto di riscaldamento tarda ad essere riparato, scatenando le proteste degli studenti ai quali, fra poco, potrebbero far compagnia i loro colleghi di tutta Italia, se le province attueranno davvero il folle progetto di chiudere i riscaldamenti in tutte le scuole pubbliche per protestare contro i tagli.

Le scuole e le università sono un bersaglio facile, un luogo in cui tutti si apprestano a fare tagli, un’entità che le Province non si fanno scrupoli ad usare come arma e che fatica a tenersi in piedi. Dovrebbero essere sempre protette, sempre tutelate, in quanto istituzioni adibite a formare e plasmare coloro che rappresentano il nostro futuro, il nostro potenziale di miglioramento, invece sono sempre maltrattate, sempre vittime di provvedimenti che le stanno portando lentamente ed inesorabilmente al fallimento.

E allora non bisogna meravigliarsi poi molto se i cervelli italiani, quelli che riescono ad eccellere e a distinguersi dalla massa a dispetto del quadro desolato in cui si formano, fuggono al più presto lontano da qui, senza voltarsi mai indietro.

Perché il futuro appartiene ai giovani e i giovani è nella scuola che crescono e che vivono, che imparano in quanti e quali modi poter plasmare il loro domani; ma quando il presente taglia quasi completamente i fondi alla scuola e, implicitamente, distrugge la possibilità di costruire qualcosa di buono nell’Italia che si affaccia al domani, non c’è da meravigliarsi se i grandi cervelli italiani scelgono di vivere il loro domani chilometri e chilometri lontano da qui.

(fonti: www.adnkronos.com; www.skuola.net)
(foto www.altocasertano.wordpress.com)

Elisa Lepone