Torino, sentenza shock: assolto da accusa di violenza sessuale perché "lei disse basta, ma non urlò"
Cronaca Piemonte

Torino, sentenza shock: assolto da accusa di violenza sessuale perché "lei disse basta, ma non urlò"

mercoledì 22 marzo, 2017

TORINO, 22 MARZO - Sentenza destinata a far discutere quela pronunciata oggi dal tribunale di Torino, che hanno assolto un uomo accusato di stupro perchè la vittima "ha detto basta ma non ha urlato“, quindi il fatto non sussiste perché “lei non ha tradito quella emotività che pur doveva suscitare in lei la violazione della sua persona”. [MORE]

E con queste motivazioni  il 46enne accusato di violenza sessuale su una collega della Croce Rossa è stato ritenuto innocente, non solo, ora la donna dovrà anche rispondere delle accuse di calunnia per disposizione del giudice.

Il Corriere riporta che durante il processo la vittima alla domanda sul perché non avesse urlato od opposto resistenza, aveva risposto piangendo: “Con le persone troppo forti io non… io mi blocco“. La donna, già vittima di  abusi da parte del padre durante l’infanzia, era confusa, forse per la poca lucidità o per la difficoltà a ricordare fatti di ormai quasi sei anni, quando la donna lavorava con contratto interinale alla Croce Rossa di Torino, dove l’imputato era commissario dei volontari.


Nelle motivazioni della sentenza i  giudici riferiscono che la donna “rimane sul vago” e , soprattutto, “non riferisce di sensazioni o condotte molto spesso riscontrabili in racconti di abuso sessuale, sensazioni di sporco, test di gravidanza, dolori in qualche parte del corpo”. La donna ha afferma di aver provato “disgusto” sulla barella del pronto soccorso, ma non sa spiegare in cosa consisteva questo malessere”.

Determinante per la corte il fatto che la teste “pare abbia continuato il turno dopo gli abusi”. Il sostituto procuratore Marco Sanini, che aveva chiesto per l’aggressore una condanna a 10 anni di carcere, nel corso della scorsa udienza aveva precisato che il silenzio della donna “su questa dolorosa vicenda” non la rendeva comunque non “attendibile nel raccontare cosa le è stato fatto”. L’imputato, che non ha mai negato palpeggiamenti ed altre effusioni, ha sempre sostenuto che la ex collega fosse consenziente.

Maria Minichino

(fonte immagine osservatoriooggi.it)

 


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