Estero

Turchia, l'AKP riconquista la maggioranza assoluta in parlamento: rischio deriva presidenziale

 ISTANBUL, 2 NOVEMBRE 2015 – In soli cinque mesi dall'ultima tornata elettorale, il Partito filo-islamico di Erdogan è riuscito ad accaparrarsi una vittoria schiacciante, garantendosi una decisiva maggioranza nel Parlamento turco. Era appena lo scorso giugno quando i risultati elettorali avevano scosso gli equilibri di palazzo in Turchia, con il partito filo-curdo che era riuscito ad abbattere la pesantissima soglia di sbarramento del 10% ed era entrato in parlamento. Lo storico ingresso era stato salutato come un evento cruciale per il futuro del paese, che per la prima volta aveva visto cadere lo strapotere politico dell'AKP, forte anche delle vittorie dei curdi al confine siriano nella città di Kobane, che al tempo si imponeva come ultimo avamposto a difesa dei confini nazionali dalla temibile avanzata dell'ISIS.

La vittoria del HDP non è andata probabilmente giù al presidente Erdogan, e da giugno ad oggi in tutto il territorio nazionale tensioni vecchie e nuove sono andate acuendosi, specie nel delicato processo di pacificazione con la minoranza curda, un processo che stava cominciando a dare i suoi più bei frutti, e che invece ha trovato l'impasse di feroci attentati e bombardamenti dell'esercito turco. Fino alle elezioni di ieri, dove in tanti attendevano una conferma di un parlamento più equilibrato delle forze politiche, e invece l'AKP è riuscito a riconquistare il 49,4% del consenso, ridisegnando la volontà di portare la Turchia verso la tanto ambita linea del sistema presidenziale, il sogno nel cassetto del fondatore del partito Recep Tayyip Erdogan.

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Il principale partito di opposizione, il CHP, ha incassato una generale delusione, riuscendo miseramente a migliorare la propria performance giungendo a un 25,8%; anche gli altri due partiti, il nazionalista MHP e il filo-curdo HDP, hanno perso un considerevole numero di voti, raggiungendo a stento la soglia del 10% per garantirsi una manciata di seggi in parlamento. I risultati hanno rappresentato una vera e propria sorpresa per molti cittadini turchi, che speravano che la tornata avesse portato l'AKP ad avere bisogno di formare una coalizione per poter governare.

Dal 7 giugno scorso, giorno delle passate elezioni, l'AKP aveva infatti intensificato il conflitto contro il PKK portando avanti una campagna di attacchi anche oltre il confine nazionale, cogliendo l'occasione degli scenari internazionali nel conflitto siriano, con l'entrata in scena di Putin e le nuove strategie occidentali: con la scusa del supporto alla guerra contro l'ISIS, l'esercito turco ha invece identificato come propri obiettivi gli insediamenti curdi nell'est della Turchia e nelle montagne dell'Iraq e della Siria, una mossa che sembrava riportare i sudati dialoghi con la minoranza curda indietro di 30 anni. Inoltre, almeno un paio di attentati ritenuti di matrice jihadista nell'est e nella capitale Ankara avevano intensificato le tensioni, e hanno dato via libera a uno “stato di emergenza” in cui la polizia turca ha agito senza mezzi termini, fino ad arrivare all'increscioso episodio di qualche giorno fa, con l'occupazione da parte delle forze dell'ordine di alcune sedi di quotidiani filo-curdi a pochi giorni dalle votazioni.

Foto: hurriyetdailynews.com

Dino Buonaiuto