Incontro teso alla Casa Bianca tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky. Il leader americano esclude per ora la consegna dei missili a Kiev, puntando su un cessate il fuoco e su un prossimo colloquio con Putin a Budapest.
Tensione alla Casa Bianca: Trump blocca i Tomahawk all’Ucraina
Un incontro definito “teso” e “duro” da fonti vicine ai due leader ha segnato la nuova fase dei rapporti tra Stati Uniti e Ucraina.
Durante il faccia a faccia alla Casa Bianca, durato circa due ore e mezza, Donald Trump ha espresso con fermezza la volontà di non fornire al momento i missili Tomahawk a Kiev, lasciando intendere che la guerra “potrebbe concludersi anche senza questo tipo di armamento”.
A riportare i dettagli è Axios, secondo cui il colloquio si sarebbe concluso bruscamente. Al termine, Trump avrebbe dichiarato:
“Penso che abbiamo finito. Vediamo cosa succede la prossima settimana”,
riferendosi al prossimo vertice con Vladimir Putin, previsto a Budapest.
Zelensky insiste: “La Russia teme i Tomahawk”
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, nel corso dell’incontro, ha insistito con forza sulla necessità di ottenere i missili Tomahawk, arma che secondo lui rappresenterebbe una deterrenza decisiva contro Mosca.
“La Russia ha paura dei Tomahawk, davvero paura, perché sono un’arma potente”, ha spiegato in conferenza stampa, aggiungendo però di essere “realista” sulle possibilità di ottenerli.
Nonostante la delusione, Zelensky ha sottolineato la sua fiducia nella mediazione americana:
“Con il tuo aiuto, possiamo mettere fine alla guerra”.
“La guerra può finire presto, anche senza missili”
Trump, dal canto suo, ha ribadito la convinzione che il conflitto possa concludersi in tempi rapidi:
“Ci sono ottime possibilità che la guerra finisca presto, anche senza che l’Ucraina abbia bisogno dei Tomahawk”.
Il tycoon ha quindi escluso l’invio dei missili, sostenendo che una simile decisione rischierebbe di innescare un’escalation militare con la Russia:
“Darli a Kiev sarebbe un’escalation. E poi anche noi ne abbiamo bisogno: non vogliamo privarci di strumenti fondamentali per la nostra difesa.”
Una posizione che ha spiazzato il fronte ucraino, anche perché solo pochi giorni prima Trump aveva lasciato intendere di aver minacciato Putin di fornire i Tomahawk a Kiev, durante un colloquio telefonico in cui aveva detto:
“Cosa pensi se mando a Kiev 2.000 Tomahawk?”
Da Anchorage a Budapest: la strategia del dialogo
La nuova linea di Trump sembra inserirsi in una strategia diplomatica più ampia, tesa a recuperare il dialogo diretto con Mosca.
Dopo il recente incontro di Anchorage, in Alaska, descritto da fonti del Financial Times come “burrascoso”, il leader repubblicano ha annunciato un nuovo vertice a Budapest con Putin, previsto nelle prossime settimane.
“Putin vuole che la guerra finisca. Le cose stanno andando abbastanza bene, sono stati fatti grandi progressi”,
ha dichiarato Trump, spiegando di aver scelto la capitale ungherese “perché mi piace Orban”.
Tuttavia, la scelta di Budapest non è priva di significato storico: proprio lì, nel 1994, fu firmato il Memorandum di Budapest, con cui Ucraina, Stati Uniti, Regno Unito e Russia si impegnavano a garantire la sicurezza di Kiev in cambio della rinuncia alle armi nucleari — un patto che oggi appare come un amaro ricordo.
Reazioni europee: tra prudenza e nuove proposte di pace
Dopo l’incontro, Zelensky ha informato i principali leader europei, trovando sostegno ma anche perplessità.
Il premier britannico Keir Starmer ha proposto di lavorare insieme agli Stati Uniti per un piano di pace condiviso, sul modello del piano in 20 punti ideato da Trump per la crisi di Gaza.
Parallelamente, il segretario generale della NATO, Mark Rutte, ha suggerito di organizzare una riunione urgente tra i consiglieri per la sicurezza nazionale europei, per coordinare una linea comune sul conflitto.
Intanto, da Bruxelles trapela l’ipotesi di utilizzare parte dei fondi garantiti dai beni russi congelati per acquistare armi statunitensi da destinare all’Ucraina.
Zelensky: “Siamo pronti a parlare in qualsiasi forma”
Nel corso del colloquio, il presidente ucraino ha ribadito la disponibilità di Kiev a negoziare un cessate il fuoco:
“Primo, dobbiamo sederci e parlare. Secondo, abbiamo bisogno del cessate il fuoco. Siamo pronti a discutere in qualsiasi forma, bilaterale o trilaterale.”
Zelensky ha inoltre aperto all’idea di uno scambio tecnologico:
“Voi avete i Tomahawk, noi possiamo offrirvi i nostri droni.”
Trump ha mostrato interesse per l’avanzata tecnologia aeronautica ucraina, ma al momento non ha dato segnali concreti di un accordo. Secondo fonti americane, Washington potrebbe concedere solo sistemi Patriot, almeno in questa fase.
Le prospettive
L’incontro Trump-Zelensky ha messo in evidenza la complessità del quadro geopolitico:
- L’Ucraina chiede armi avanzate per mantenere la resistenza;
- Gli Stati Uniti cercano una via diplomatica per evitare un nuovo livello di conflitto con Mosca;
- L’Europa tenta di ritagliarsi un ruolo di mediazione credibile.
Molti analisti ritengono che il vertice di Budapest possa rappresentare un momento chiave per capire se la linea di Trump porterà davvero verso una pace negoziata o verso un nuovo equilibrio di potere tra Occidente e Russia.