Un nuovo volto per il cantautorato italiano: intervista a Pietro Berselli
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Un nuovo volto per il cantautorato italiano: intervista a Pietro Berselli

mercoledì 29 aprile, 2015

VITERBO, 29 APRILE 2015 -  Esordio discografico per Pietro Berselli con Debole (Senza Regole): un EP che musicalmente si muove negli spazi propri del più classico post-rock, mentre stilisticamente richiama alla memoria la nostra lunga tradizione di cantautori. Il risultato della contaminazione di queste anime è lodevole, volete saperne di più su questo EP pubblicato da Dischi Sotterranei?
Buona lettura!

 

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Sei riuscito in una particolare e molto gradevole fusione, ma come ha origine il tuo cantautorato Post-Rock?
Penso che, facendo un’analisi a freddo ripercorrendo gli ultimi anni, questa fusione tra post rock e cantautorato sia la più logica conseguenza dei miei ascolti. Ho sempre idealizzato e seguito con stupore gli artisti e musicisti sperimentatori in grado di lavorare con i suoni, plasmarli e trascendere i generi crando qualcosa di “strano” e così ho iniziato ad addentrarmi nel mondo del post rock dove alla pesanteza o dolcezza del suono non corrisponde una diretta e proporzionale resa del significato ma una possibilità infinita del suono, questo mi ha sempre affascinato più di ogni altra cosa. Allo stesso tempo adoro lasciarmi andare a chi ci sa fare con i testi italiani e gustarmi il suono delle parole, e sorridere quando due parole perfette si incontrano creando un’immagine indelebile e vivida. Da sempre ho idealizzato figure cantautorali classiche ormai come Fabrizio de Andrè, Francesco de Gregori, Rino Gaetano, Giorgio Gaber, tutti esempi di gente che davvero con le parole ha creato mondi, ditrutto e cullato anime bisognose di un’emozione. E poi ho scoperto altro, ho scoperto gli afterhours, il teatro degli orrori, gli Offlaga Disco Pax, Giorgio canali, gli zen circus e mi si è aperto un nuovo mondo con nuove possibilità di scrittura cantautorale, non più così legata al passato del grande cantatuorato italiano ma legata al presente, al disagio contemporaneo e a delle parole che si sposano perfettamente con il post rock etereo e pesante allo stesso tempo.

Perchè intraprendere una carriera solista senza il supporto di una band?
In realtà il supporto della band c’è eccome, dopo tante ricerche, prove e formazioni sono riuscito a trovare dei musicisti fantastici adatti alla mia musica, sono Edoardo della Bitta (chitarra), Robero Obici (batteria) e Marco Sorgato (basso). Ma capisco la domanda reale e la risposta è semplice: ho scelto la carriera solista per non avere alcuna limitazione artistica o tecnica che può sorgere dalla scrittura a più mani. Insomma, l’ultima parola sulla scrittura e arrangiamento delle mie canzoni la devo avere io.

Illustraci il significato della ricerca del suono delle parole e come vengono scritti i tuoi testi.
Beh la ricerca del suono della parole è qualcosa che nasce da un mio gusto personale, tento di evitare parole che al mio orecchio suonano “male” tentando di mantenere il compromesso tra suono e significato che si vuole esprimere...provo a fare un esempio. Può succedere che quel particolare verso in quel particolare momento della canzone contenga una parola, che magari è proprio quella dove va a cadere il battere (quindi non ci si scappa, la noteranno tutti) che ha un suono troppo debole o magari troppo legata ad un linguaggio aulico come triviale, quindi bisogna cercare qualcos’altro, una parola da suono più ruvido, una perifrasi alternativa, un sinonimo più graffiante o più dolce tentando allo stesso tempo di non alterare il significato intrinseco della canzone. Insomma bisogna capire il contesto, il mood, il significato, l’aspettativa della canzone e tentare di non tradire nessuno di questi aspetti mantenendo un suono delle parole che funziona e che segua il mio gusto.

Come suonano le tue canzoni dal vivo?
Mah in realtà non saprei mi piacerebbe una volta essere davanti al palco e sentire cosa viene fuori per capirlo! A parte gli scherzi, posso dire come spero che suonino! Cerco di dare più impatto sonoro possibile nei live, con tutta la band al completo, tentando di creare una ripetitività ciclica di piano e forte in un envelope fatto di parole e riverberi che vorrei risultasse ipnotico. Speriamo che lo sia per davvero!

In Debole (Senza Regole) le tue quattro tracce sono abbastanza grezze e dirette, invece cosa ci proporrai nel tuo primo album?
Nel disco vero e proprio le tracce saranno più vicine all’arrangiamento del live completo di tutt i membri della band, ma non mi fermerò a questo sicuramente, anzi tenterò di capire le necessità sonore di ogni traccia e lavorare di conseguenza e ho come l’idea che diventeranno tutto un po’ più cattivelle e ricche di suoni. Molto probabilmnte aggiungerò strumenti ad hoc solo per il disco, non voglio avere limiti compositivi ma solo idee chiare.

Tre dischi da consigliare ai lettori di GrooveOn?
Allora, giuro che non lo faccio per essere di parte ma in fondo siamo esseri calati nel presente e quello che ci accade attorno è quello che ci plasma ed è per questo che vi consiglio l’ultimo album dei Mondo Naif “Turbolento” ci sono delle tracce da pelle d’oca. Poi senza dubbio consiglierei “Bliss” dei Captain Mantell, anche questo da sparare in macchina a mille e godersi tempi e controtempi! Come ultimo sono tornato ad ascoltare “Des Visages Des Figures” dei Noir Désir, mi sconvolge sempre di più sia l’album che il retroscena, un album che meriterebbe un film iperdrammatico, scomodo, dolce e malvagio per essere raccontato.

 

 

Federico Laratta

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