Entra nel nostro Canale Telegram!
Ricevi tutte le notizie in tempo reale direttamente sul tuo smartphone!
14 GENNAIO 2015 - Questo dello Sri Lanka e delle Filippine è il sesto viaggio pastorale di Papa Francesco, il secondo in Asia. Un programma intenso di otto giorni. Tra i momenti centrali di questo viaggio, l’incontro con il nuovo presidente dello Sri Lanka, l’appuntamento con i leader religiosi del paese, la canonizzazione di Giuseppe Vaz – primo Beato dell’India e missionario nell’antica Ceylon dove nel ‘700 tradusse il Vangelo in cingalese e tamil. Nelle filippine, vi sarà l’importante incontro con le autorità, il Corpo diplomatico e la Messa nella Cattedrale dell’Immacolata Concezione, l’abbraccio delle famiglie del Paese. Come non sottolineare l’incontro a Tacloban con i superstiti del catastrofico tifone Haiyan, che nel novembre di un anno fa fece ottomila vittime tra morti e dispersi. Infine, a Manila, l’incontro con i giovani e la Messa al “Rizal Park”. [MORE]
Al suo arrivo, il primo gesto: ha indossato al collo una ghirlanda di fiori colorati di giallo e bianco (come la bandiera della Città del Vaticano), ha assistito all’esibizione di balli e canti tradizionali e al coro di un gruppo di bambini. Un segno importante. Il Pontefice si è mostrato parte di un popolo, padre è Pastore di quel popolo con umiltà e amore, quella carità cristiana che è stata anche di San Giuseppe Vaz, “il cui esempio di carità cristiana e di rispetto per ogni persona, - ha detto il Papa - senza distinzione di etnia o di religione, continua ancor oggi ad ispirarci e ammaestrarci. Ma la mia visita vuole anche esprimere l’amore e la preoccupazione della Chiesa per tutti gli srilankesi, e confermare il desiderio della comunità cattolica di essere attivamente partecipe della vita di questa società”.
Nell’incontro con i leader religiosi srilankesi viene manifestato in Papa Francesco il desiderio di un viaggio, incentrato nel segno della pace. La firma sul Libro d’Oro, l'esecuzione di musiche tradizionali, le benedizioni intonate dai leader musulmano, indù, buddista e le preghiere del gruppo ecumenico guidato dal vescovo anglicano Kanakasabei hanno preceduto nella grande sala del centro congressi Bandaranaike Memorial di Colombo il discorso di papa Francesco che ha incontrato i vari leader religiosi dello Sri Lanka. Il leader degli induisti al termine del suo intervento ha posto sulle spalle del Pontefice un manto di colore arancione. Nel Paese i buddisti rappresentano il 70 per cento della popolazione, gli induisti il 12,6 per cento, i musulmani il 9,7 e i cristiani (per la maggior parte cattolici) il 7,4.
Forte anche in questa occasione il messaggio del Pontefice: «Per il bene della pace», ha detto il Papa, «non si deve permettere che le credenze religiose vengano abusate per la causa della violenza o della guerra. Dobbiamo essere chiari e non equivoci nell’invitare le nostre comunità a vivere pienamente i precetti di pace e convivenza presenti in ciascuna religione e denunciare gli atti di violenza quando vengono commessi».
Un gesto importante è stato l’affidamento a Maria dove sotto il suo manto ha posto se stesso, la sua missione e ogni uomo di buona volontà che incontra su questo cammino.
«ci troviamo nella dimora di nostra Madre – ha detto il Papa -, qui lei ci dà il benvenuto nella sua casa. In questo santuario di Nostra Signora di Madhu, ogni pellegrino si può sentire a casa, perché qui Maria ci introduce alla presenza del suo Figlio Gesù. Qui Srilankesi, Tamil e Singalesi, tutti giungono come membri di un’unica famiglia. A Maria essi affidano le loro gioie e i loro dolori, le loro speranze e le loro necessità. Qui, nella sua casa, si sentono sicuri. Sanno che Dio è molto vicino; sentono il suo amore; conoscono la sua tenera misericordia». Questi i primi giorni del Papa in questo viaggio importante. Questi i primi segni. Cosa avverrà nel prossimi giorni? Staremo a vedere, ma intanto, accompagniamo il nostro amato Papa con la preghiera.
(Servizio in aggiornamento)
Don Francesco Cristofaro
Autore
