Salute

Vaccini, ministro Grillo tira dritto sulle autocertificazioni

ROMA, 10 AGOSTO – È scontro sull’obbligo di vaccinazioni per la frequenza a scuola: da una parte, il ministro della salute Giulia Grillo prosegue sulla linea annunciata e conferma che l’autocertificazione da parte dei genitori dell’avvenuta vaccinazione dei figli potrebbe essere valida anche per la frequenza del prossimo anno scolastico (2018-19), tuttavia prèsidi e pediatri universitari non ci stanno ed assumono una posizione del tutto opposta sul tema.

Nell’ambito di un incontro al Ministero con il capo di gabinetto, una delegazione di dirigenti scolastici ha comunicato di avere intenzione di non far entrare a scuola i bambini sprovvisti del certificato vaccinale rilasciato dall’ASL. Allineandosi alla posizione espressa dai pediatri, i presidi sostengono che l’autocertificazione per i vaccini risulti confliggente con la vigente normativa sulla certificazione delle vaccinazioni obbligatorie, ma anche contrastante con il DPR 445/2000 nel quale si afferma chiaramente che “i certificati medici e sanitari non possono essere sostituiti da alcun altro documento”. I dirigenti scolastici, in sostanza, affermano che l’utilizzo delle autocertificazioni in campo sanitario non sia possibile se non a seguito di espressa previsione legislativa, così come l’eventuale proroga dello stesso. “Allo stato delle cose, se non verrà presentato all’inizio dell’anno scolastico il certificato di avvenuta vaccinazione della ASL, non potremo permettere la frequenza dei bimbi a scuola, a nidi e materne. Per ora, almeno fino all’inizio del nuovo anno scolastico, resta in vigore la legge Lorenzin e sarà quest’ultima ad essere applicata” – si legge infatti in un comunicato ufficiale diffuso dall’ANP (Associazione Nazionale Presidi) al termine dell’incontro al Dicastero.

I dirigenti hanno allontanato anche altre ipotesi che erano state ventilate dal ministro Grillo e dai suoi collaboratori, come quella di formare classi differenziali, composte cioè da soli bambini vaccinati, in cui inserire i bambini immunodepressi. Il dissenso dell’ANP qui deriva sia dal fatto che si porrebbe un grave problema di carattere organizzativo, legato alla composizione delle classi ed alla regola della continuità, sia perché i bambini non sarebbero comunque protetti nei momenti di ricreazione e nei numerosi spazi comuni (mensa, palestra, bagni) e se ne violerebbe, di conseguenza, il diritto all’incolumità.

Sono inoltre piovute critiche anche sulla possibilità di modificare la normativa sul tema, che fu varata poco più di un anno fa dal precedente Governo. “Se la legge Lorenzin venisse modificata nel senso ipotizzato – ha sottolineato l’Associazione – la presenza di bambini non vaccinati nelle scuole relative alla fascia di età 0-6 anni metterebbe a rischio la salute di coloro che non si possono vaccinare e di quelli le cui difese immunitarie sono indebolite anche temporaneamente, a seguito di patologie varie”. Antonello Giannelli, Presidente dell’ANP, ha poi ricordato come “l’ambiente scolastico sia di gran lunga quello più favorevole alla diffusione dei contagi per le caratteristiche dei soggetti presenti, per la loro elevata relazionalità sociale – costituente peraltro proprio uno degli obiettivi della scuola stessa – e per le caratteristiche degli ambienti, relativamente poco voluminosi, spesso molto riscaldati e con basso ricambio di aria”. Giannelli ha evidenziato anche il fatto che stiano circolando “evidenti travisamenti delle modalità di ricorso allo strumento dell’autocertificazione, peraltro non utilizzabile in campo sanitario se non a seguito di espressa previsione legislativa, rischiando da un lato di far aumentare il carico di lavoro dei dirigenti scolastici (costretti a controllare la veridicità delle dichiarazioni e a denunciarne gli autori in caso di falso) e dall’altro di indurre molti genitori a rilasciare con leggerezza dichiarazioni delle quali potrebbero poi dover rispondere dinanzi all’autorità giudiziaria penale”.

Di fronte a tutte queste perplessità sollevate dall’ANP nel corso dell’incontro, l’amministrazione sanitaria si era riservata di valutare quanto esposto ed aveva proposto di procedere ad un nuovo incontro con la delegazione prima della fine del mese di agosto. A difesa delle tesi presentate dai dirigenti si era schierato anche il ministro dell’istruzione Marco Bussetti: “È opportuno considerare le preoccupazioni dei dirigenti scolastici, che costituiscono snodo fondamentale per il sistema di istruzione e formazione; certamente la dirigenza scolastica non può inoltre essere gravata di incombenze in materia sanitaria” – aveva egli affermato nella serata di ieri, prima che giungessero le repliche piccate del titolare della Salute Grillo. L’ex capogruppo pentastellato alla Camera dei Deputati ha dichiarato di avere intenzione di tirare dritto, considerando le preoccupazioni espresse dai presidi il frutto di “una polemica surreale ed un atto politico contro di me, che non c’entro niente. Lo strumento dell’autocertificazione è già stato usato per tutto il 2017, per cui non capisco questa presa di posizione”. Il ministro ha anzi rilanciato, comunicando di aver “depositato ieri una proposta di legge condivisa dalla maggioranza, con cui spingeremo per il metodo della raccomandazione – che è quello che noi prediligiamo da un punto di vista politico – e con la quale prevedremo delle misure flessibili di obbligo sui territori, e quindi anche nelle regioni e nei comuni dove ci sono tassi più bassi di copertura vaccinale od emergenze epidemiche. Sebbene mi prendano in giro su questo punto, l’idea di un obbligo flessibile a seconda dei territori è secondo me quella più sensata: ci sono infatti regioni con il 97% delle coperture ed altre con l’87%; di qui – ha concluso – la necessità di un obbligo flessibile, a mio avviso la cosa più razionale da fare”.

 

Francesco Gagliardi

 

Fonte immagine: rainews.it