🍝La presenza dell’uovo si sente😉. Reggono bene la cottura e “intrappolano” il condimento😋
Impossibile caricare il contenuto multimediale. 1️⃣ IL PACKAGING.🎁 Le pappardelle all’uovo rappresentano uno di piatti tipici emiliani, che tutta l’Italia conosce; sensibilmente più larghe non solo delle concittadine tagliatelle ma anche delle fettuccine laziali, rappresentano il formato più maestoso della pasta all’uovo lunga. La loro particolare ampiezza è finalizzata ad esaltare il sapore della sfoglia e a raccogliere una dose significativa di condimento!😜 In questo caso sono caratterizzate da bordi lisci e contrassegnate dal marchio BARILLA, il quale, conosciuto in tutto il mondo, identifica una storica multinazionale parmense, la quale, con ben 17 brand diversi, opera in vari settori alimentari (pasta secca, sughi pronti, prodotti da forno, farina e pane). Il formato in parola che la predetta azienda contrassegna col numero 2️⃣2️⃣7️⃣ è uno dei 28 che compongono la linea “Emiliane”, dedicata alla pasta secca all’uovo. Prodotto anche nella variante con i bordi arricciati, viene commercializzato nei formati da 250 e 500 g, che io ho scelto per ragioni di convenienza. In questo caso la confezione è rappresentata da un astuccio di cartoncino ondulato completamente riciclabile, il quale, essendo realizzato in fibra vergine, è adatto al contatto diretto con gli alimenti. Sul lato esterno dell’incarto sono riportate le caratteristiche dell’alimento, il quale è visibile attraverso la finestra trasparente della zona frontale. Questo tipo di packaging brilla per efficienza; infatti, può essere facilmente aperto senza l’impiego delle forbici; inoltre, è sufficientemente resistente in fase di trasporto (anche se, come si evince dalle foto, un impacchettamento maggiormente protettivo da parte di Amazon non guasterebbe😉) e scherma in maniera accettabile la generalità di agenti esterni (luce, umidità, ossigeno, odori, ecc.), limitando apprezzabilmente la deperibilità degli ingredienti dell’alimento contenuto e favorendo, quindi, un’ottima e lunga conservazione delle sue caratteristiche nutritive e organolettiche. Merito, questo, pure della sigillatura sottovuoto e del confezionamento in atmosfera modificata (o protettiva), che concorrono ad estendere il periodo di conservazione (la c.d. “shelf life”), contrastando, nei limiti del possibile, le inesorabili alterazioni chimiche, fisiche, microbiologiche, sensoriali e strutturali. A conforto della validità dell’imballaggio, posso dire che al suo interno non ho registrato né la presenza di aria, né di umidità, che sono i principali artefici di contaminazione e rapida degradazione dei cibi. Ho, inoltre, constatato che quest’azione protettiva persiste pure dopo l’apertura della scatola, la quale, infatti, è richiudibile mediante il classico sistema ad incastro. 2️⃣ L’ETICHETTATURA.⚠ Sul lato esterno dell’incarto sono riportate numerose notizie sull’alimento, il quale è chiaramente visibile attraverso la zona frontale trasparente, realizzata a tal fine. L’etichettatura, (anche) in lingua italiana, risulta chiara ed esauriente; il consumatore trova tutte le informazioni, non solo nutrizionali, di cui ha bisogno, riguardo alle quali, per motivi di brevità, rinvio prevalentemente alle foto che ho accluso. Mi limito solo ad evidenziare alcuni dati salienti, che ritengo possano aiutare il potenziale acquirente a comprendere se l’articolo risponda o meno ai suoi gusti e alle sue esigenze alimentari. Le pappardelle in parola vengono realizzate con grano di provenienza sia europea che extraeuropea (negli ultimi anni l’azienda in parola si approvvigiona, soprattutto, in Italia, Francia e Stati Uniti), macinato in territorio nazionale. La “fabbricazione”, per la quale vengono impiegate solo uova fresche pastorizzate di categoria “A”, generate da galline allevate a terra, avviene nello stabilimento proprietario di Parma, nel quale per la gestione dei rischi da contaminanti chimici, biologici, microbiologici e fisici, viene adottato un modello “HACCP” (Hazard Analysis Critical Control Points) in linea con i requisiti dello schema di certificazione “FSSC 22000 v5.1”. Questa metodologia operativa, con la quale vengono definiti e monitorati i punti critici di controllo del processo produttivo (i c.d. “CCP”, fondamentali per garantire la sicurezza dei prodotti alimentari), affianca, inoltre, un “Sistema di Gestione Integrato Sicurezza, Ambiente ed Energia”, che, secondo quanto asseverato da un ente indipendente, è conforme rispettivamente alle norme “UNI ISO 45001” (in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro), “UNI EN ISO 14001” (in materia ambientale) e “UNI EN ISO 50001” (in materia di gestione energetica). Non potendo soffermarmi, per le anzidette ragioni di economia testuale, sulle validazioni sinora menzionate, rimarco solamente che esse presuppongono una serie di stringenti controlli fisici, chimici, bio-chimici e organolettici, per cui sono foriere di alta qualità, igiene e sicurezza alimentare, alle quali contribuisce anche l’accurato sistema di tracciabilità, utilizzato dall’azienda per monitorare costantemente la catena di fornitura. La tabella nutrizionale rivela che l’apporto calorico per 100 g di prodotto è di 367 kcal (grassi: 4,0 g, dei quali solamente 1,0 g sono di acidi grassi saturi; carboidrati: 67,3 g, di cui appena 3,0 g di zuccheri; proteine: 10,0 g; fibre: 3,0 g; sale: 0,075 g). Non manca sull’incarto il lotto di produzione e il c.d. “termine minimo di conservazione” (o “TMC”), il quale, preceduto dalla solita formula “da consumarsi preferibilmente entro”, è collocato sufficientemente avanti nel tempo (circa 12 mesi rispetto al momento della consegna). Ricordo a me stesso che tale data rappresenta la soglia temporale fino alla quale l’alimento mantiene intatte le sue proprietà, se conservato correttamente. Superato tale termine, non diventa pericoloso per la salute; sarà ancora possibile consumarlo, ma le sue qualità organolettiche inizieranno a subire una progressiva flessione. Non viene, invece, indicato un c.d. “PAO” (“period after opening”), ossia una soglia temporale entro cui consumare la pasta, una volta aperta la confezione; l’importante, come suggerisce lo stesso produttore, è conservarla in un luogo fresco e asciutto. Completa l’etichettatura l’indicazione del quantitativo contenuto (500 g), che il fabbricante considera equivalente a 8 porzioni (sinceramente, nonostante la crescita di volume per effetto della cottura, 63 g di queste pappardelle, come di altri formati😉, per me sono pochi🍝). Il predetto valore ponderale è affiancato dalla “℮” che rappresenta il c.d. “simbolo di stima”, il quale certifica che il divario tra la quantità effettiva contenuta nella confezione e quella nominale riportata in etichetta non eccede i limiti fissati dalla normativa dell’Unione Europea. Non ci sono ragguagli afferenti alla compatibilità con i vari regimi alimentari (vegano, vegetariano, kosher, halal, ecc.); viene sottolineata solo la possibile presenza di tracce di soia e di senape, le quali, analogamente agli ingredienti evidenziati in grassetto (ossia, grano e uova) possono provocare reazioni in persone allergiche o intolleranti, che, fortunatamente😥, a casa mia nessuno ha registrato. 3️⃣ LE PAPPARDELLE.🍝 Queste pappardelle si presentano sotto forma di nidi tondi dal diametro di circa 60,0 mm; la loro larghezza è di circa 13,0 mm e lo spessore di 1,4 mm (vedi foto); tali dimensioni, come si può facilmente arguire, favoriscono la forchettata generosa🍝. Hanno un colore giallo “egiziano” opaco (che denota la presenza delle uova nell’impasto per una percentuale del 19,36%) e non presentano imperfezioni: sono tutte integre, senza crepe e totalmente prive di puntini bianchi o neri; in controluce è possibile vedere la grana grossa della semola che le compone. Sono ricoperte da una patina bianca di polvere di amido, ben percettibile anche al tatto, che testimonia la lavorazione con trafile realizzate in leghe metalliche certificate [conformi, quindi, al Regolamento (CE) n. 1935/2004 del Parlamento Europeo e del Consiglio, riguardante i materiali e gli oggetti destinati a venire a contatto con i prodotti alimentari], le quali hanno sostituito il meno resistente bronzo; non a caso, infatti, in etichetta non si parla più di “trafilatura al bronzo”, bensì di “trafilatura “ruvida”. Un ulteriore prodromo della trafilatura “metallica” di queste pappardelle è rappresentato proprio dalla loro superficie esterna ruvida e porosa, la quale, corroborata dalla suddetta polvere di amido, è in grado di trattenere ogni tipo di condimento. A prescindere dalla loro composizione, sughi e salse non hanno scampo; con sommo gaudio del nostro palato😋, è davvero improbabile che scivolino via. È opportuno, inoltre, ricordare che l’estrusione della pasta mediante le trafile metalliche comporta, rispetto alla trafilatura al teflon, una migliore conservazione delle qualità nutritive (in particolare, una minore perdita di sali minerali e vitamine) e organolettiche del grano; merito anche della successiva essiccazione, la quale, per i formati lunghi come quello in commento, dura ben 18 ore, per cui può essere realizzata a temperatura molto bassa, in modo da scongiurare il calo qualitativo e organolettico dovuto al c.d. “danno termico”. Il tempo di cottura di questa pasta è di 7 minuti, trascorsi rimane piacevolmente al dente; anche se resta sul fuoco un po’ di più, non scuoce; inoltre, pure dopo essere stata scolata, conserva per diversi minuti tutte le sue caratteristiche: non diventa collosa, né tende ad appiccicarsi. È piuttosto soda con un apprezzabile grado di durezza, che si rivela alquanto omogeneo per la sua intera estensione; offre, infatti, una buona resistenza alla masticazione (il c.d. “nerbo”), che è la medesima per tutto il suo corpo. Questa valida consistenza, oltre ad essere uniforme, risulta corposa, tenace e farinosa; inoltre, è abbinata ad una pregevole elasticità (una qualità da non confondere con la deprecabile “gommosità”); se infatti schiacciamo una pappardella con la forchetta, nel momento in cui allentiamo la pressione tende a riacquistare la sua forma originaria. Ha un odore e un sapore abbastanza gradevoli (il sentore di grano e quello di uova sono entrambi ben percettibili😋), che devono esser ricondotti anche a quel particolare processo di essiccazione, al quale abbiamo poc’anzi fatto cenno. Ho provato ad assaggiarla priva di condimento, dopo averla cotta al dente in acqua senza sale, riscontrando un perfetto equilibrio tra la dolcezza dell’amido e l’acidità maturata per effetto della fermentazione intervenuta nel corso della lavorazione. Questo formato è infinitamente versatile; col trascorrere del tempo la sfilza di primi piatti per i quali lo utilizzo si arricchisce vieppiù, di conseguenza qualsiasi tentativo di elencazione risulterebbe riduttivo. Ritengo più sensato fare appello alle innumerevoli ricette rinvenibili sul sito della Barilla, le quali integrano una buona base di partenza per dare sfogo alla propria inventiva culinaria. 4️⃣ LE CONSIDERAZIONI FINALI🤔👨🏽💻 Le argomentazioni dedotte nelle righe che precedono e le conseguenti considerazioni sviluppate mi portano ad esprimere un giudizio complessivamente positivo sulla qualità e sulla gradevolezza del prodotto (nonostante la sua trafilatura al teflon), da cui discende una valutazione di congruità riguardo al prezzo di 1,79 euro, al quale viene attualmente venduta la confezione da 500 g. Un importo, corrispondente ad un costo al chilogrammo di 3,58 euro, il quale, sulla base di un’accurata analisi comparativa, estesa pure alle offerte presenti nelle ultime settimane sui volantini della “GDO”🏬, si rivela anche abbastanza competitivo🤑; soprattutto, se si tiene conto che non stiamo parlando di un vero e proprio formato “scorta”🛒.Leggi di più
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