Armi, export UE non conosce crisi: +18% e 37,5 mld euro di fatturato
Economia Lombardia

Armi, export UE non conosce crisi: +18% e 37,5 mld euro di fatturato

lunedì 7 gennaio, 2013

MILANO, 07 GENNAIO 2013 – Dopo una flessione registrata nel 2010, l’industria delle armi in Europa torna a crescere: +18,3% le richieste ai paesi dell’Unione Europea per esportazioni di sistemi militari nel 2011, per un fatturato che ha superato i 37,5 miliardi di euro. Questo è quanto affermato dall’associazione Unimondo, dopo aver analizzato la “XIV Relazione annuale sul controllo delle esportazioni di tecnologia e attrezzature militari” che, come sottolinea l'associazione,  “E’ stata pubblicata in chiusura d’anno (il 14 dicembre scorso) in assoluto silenzio: nessun comunicato stampa né del Consiglio dell’UE, nè sul sito del Parlamento europeo, nessun annuncio, nessuna conferenza stampa”.

In particolare, nella Relazione UE sono riportate le cifre delle autorizzazioni (licences) e delle consegne (exports) di armamenti dei paesi membri per l’anno precedente, ovverosia il 2011. Tuttavia, come evidenzia Unimondo, citando una minuscola nota contenuta nel sopraindicato documento (p. 8), i dati riguardanti le effettive esportazioni sono incomplete, visto che, “i diversi stati non hanno potuto fornire i dati”. Nello specifico, tra le Nazioni che hanno tergiversato in merito - oltre a Belgio, Danimarca, Polonia, Grecia e Irlanda - a fornire dati marginali all’UE sulle cifre e sulle consegne effettive di armi, si annoverano anche Germania e Regno Unito, in pratica due tra i più importanti esportatori mondiali di armi.

Entrando nel merito dei dati, oltre ai trasferimenti di armamenti tra i paesi dell’UE (14,5 miliardi di euro), si è registrato un incremento delle autorizzazioni verso le zone più “calde” sul piano geopolitico (Medio Oriente, Asia), mentre si evidenzia una flessione verso gli Usa. In dettaglio: la domanda di armi da parte del Medio Oriente passa da 6,6 miliardi a quasi 8 miliardi di euro, in Asia aumenta da 4,7 miliardi del 2010 agli oltre 5,5 miliardi di euro del 2011, cresce l’esportazione verso l’Africa sub-sahariana (oltre i 493 milioni di euro). In flessione le autorizzazioni all’esportazione verso l’America settentrionale (che si riducono da 4,6 miliardi nel 2009, a 3,6 miliardi di euro nel 2011), l’America centro-meridionale e verso i paesi del Nord Africa dove, nonostante il 2011 sia stato l’anno della cosiddetta “primavera araba”, risultano essere state autorizzate esportazioni di armamenti per oltre 1,2 miliardi di euro. [MORE]

Inoltre, secondo i dati estrapolati da Unimondo, il principale cliente delle industrie militari europee è stata l’Arabia Saudita (oltre 4,2 miliardi di euro, di cui oltre 2 miliardi ad opera del solo Regno Unito per la fornitura di per i caccia Eurofighter Typhoon), seguono gli Stati Uniti (3,2 miliardi di euro rispetto ai 3,5 miliardi del 2010 e dei 4,3 miliardi nel 2009), Emirati Arabi Uniti (1,9 miliardi di euro). In pratica, come sottolinea l’associazione, “In una parola, le monarchie assolute mediorientali sono i principali clienti dell’industria armiera europea e le armi continuano ad essere la merce di scambio privilegiata dei paesi europei per pagare la propria bolletta energetica”.

Questo, secondo quanto affermato da Unimondo, sarebbe comprovato dalle esportazioni di armamenti che sono state autorizzate verso paesi con ingenti riserve energetiche e di risorse minerarie quali: “l’Algeria (815 milioni di euro di cui oltre la metà dall’Italia) e il Marocco (335 milioni di euro, soprattutto dalla Francia). Ma stupiscono – vista la violenza della repressione e del conflitto – le autorizzazioni all’esportazione di armi europee verso l’Egitto (303 milioni di euro), la Tunisia (16,5 milioni) e addirittura la Libia che era sotto embargo nel 2011 (34 milioni di euro di cui 17 milioni di euro tra missili, razzi e bombe dalla Francia)”, sottolineano con veemenza l’associazione.

A ciò, si aggiungono le esportazioni dai paesi dell’UE anche in altre zone critiche come India (1,5 miliardi di euro), Pakistan (410 milioni di euro) e l’Afghanistan . Inoltre, occorre evidenziare che, nel 2011, si è assistito ad un record di importazioni militari dai paesi UE: più di 465 milioni di euro di cui 346 milioni di euro dall’Estonia per non ben identificati “energetic materials”.

Infine, l’approfondita analisi fatta da Unimondo, non poteva non passare in rassegna la situazione italiana, evidenziando un’anomalia, “Mentre, infatti, il Rapporto ufficiale della Presidenza del Consiglio sulle esportazioni di armamenti italiani riporta come ‘operazioni di esportazione effettuate’ (cioè le consegne) un valore di oltre 2.664 milioni di euro (si veda p. 32 e Tabella 9 del rapporto in.pdf), il governo italiano ha segnalato all’UE esportazioni effettuate (export) per soli 1.022 milioni di euro (si veda p. 386 della Relazione UE: Italia, riga C), cioè meno della metà”.

Quindi abbiamo due relazioni, con dati che non coincidono. Tuttavia, per l’associazione, “La cifra segnalata dall’Italia all’UE non è casuale. Corrisponde infatti quasi perfettamente alle esportazioni di ‘armi e munizioni' (a prevalente uso civile e sportivo e quindi non militare) che si possono ritrovare nel database dell’Istat sul commercio estero: alla categoria SH 93, infatti, l’Istat riporta per il 2011 un’esportazione mondiale di armi (comprese le civili) dall’Italia per 1.026.518.518 euro, e la Relazione all’UE ne segnala (di militari) per 1.022.662.340 euro”. In pratica, si riscontra una certa corrispondenza tra le cifre dell’Istat (armi civili) e la relazione all’UE (armi militari), mentre divergono sostanzialmente dalla Relazione ufficiale consegnata al Parlamento.

Così, sul finale, l’associazione conclude con un affondo agli ultimi due governi italiani (Berlusconi e Monti), ritenendoli molto simili rispetto alla comunicazione sull’export di armi: “Entrambi hanno mantenuto un prudente riserbo sui sistemi d’arma effettivamente esportati dall’Italia. Inoltre, comunicando solo le cifre totali - che somigliano ai dati Istat - hanno offerto al pubblico un dato plausibile che può avere un qualche riscontro documentale. Se si fossero comunicati all’UE gli effettivi 2.664 milioni di euro di consegne di materiali militari e la loro tipologia, l’Italia sarebbe balzata all’occhio per essere (come di fatto è) il secondo paese europeo per esportazioni effettive di armi, dopo la Francia (3.647 milioni di euro) ma prima della Spagna (2.431 milioni di euro) e soprattutto della Germania (secondo il rapporto del Bundesministerium für Wirtschaft und Tecnologie sarebbero circa 1.285 milioni di euro le armi tedesche esportate nel 2011)”.

Alla luce di tutto ciò, visto il peso specifico dell’industria delle armi, oltre che la natura “particolare della categoria merceologica in questione, sarebbe quantomeno auspicabile una maggior trasparenza nelle cifre e nella sua destinazione d’uso.

(fonte: Unimondo, Redattore Sociale)

Rosy Merola


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