Continua il tentativo di scarcerare il gotha di Cosa Nostra. Aiello torna a Bagheria per favismo
Cronaca Sicilia

Continua il tentativo di scarcerare il gotha di Cosa Nostra. Aiello torna a Bagheria per favismo

domenica 25 marzo, 2012

PALERMO, 25 MARZO 2012 – Prima Totò “'u curtu” Riina, sottoposto a perizia psichiatrica agli inizi di febbraio , poi Bernardo Provenzano, per il quale era stata chiesta identica perizia. In entrambi i casi, però, il tentativo di utilizzare le perizie come arma di scarcerazione – sul cui utilizzo ha scritto Corrado De Rosa ne “I medici della camorra” - non era andato a buon fine, così che nessuno dei due sia stato scarcerato.
Ora tocca al “re mida di Palermo”, Michele Aiello (nella foto), che si è scoperto – dopo un anno e due mesi di detenzione – essere affetto da favismo, cioè l'intolleranza a fave e piselli, di fatto l'unica costante nella dieta dei detenuti aquilani.

«Il vitto carcerario non ha consentito un'alimentazione adeguata del detenuto, risultando dal diario nutrizionale la presenza costante di alimenti potenzialmente scatenanti una crisi emolitica e assolutamente proibiti». Con queste parole il Tribunale di sorveglianza aquilano ha chiesto per Michele Aiello, il re della sanità siciliana condannato a quindici anni e sei mesi per associazione mafiosa in quanto ritenuto l'alter ego di Bernardo Provenzano nella sanità siciliana e condannato nell'ambito del processo, relativo all'indagine “Talpe in Procura”, che ha portato a Rebibbia l'ex presidente della Regione Sicilia Totò Cuffaro.[MORE]

Al carcere di Sulmona, dove Aiello è attualmente detenuto, il menù quotidiano sarebbe sempre a base di legumi, potenzialmente dannosi per la salute dell'ex re delle cliniche che – come hanno evidenziato anche Brigida Galletti ed Antonello Colangeli, periti chiamati dal Tribunale – in questo modo rischierebbe la vita. Da qui la decisione di differire la pena, per un anno, e farlo tornare a Bagheria, ai domiciliari.

L'articolo 9 dell'ordinamento penitenziario prevede che vi sia «un'alimentazione sana e sufficiente, adeguata all'età, al sesso, allo stato di salute, al lavoro, alla stagione, al clima», da qui anche il commento di Nino Di Matteo, sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Palermo e pubblico ministero del processo di primo grado contro Aiello, che si è chiesto «cosa abbia impedito di cambiare il menù o la dieta di Aiello oppure che cosa non abbia consentito di valutare la possibilità di un trasferimento in una struttura penitenziaria in cui si potessero curare i suoi problemi di salute».

 


(foto:ienesiciliane.it)
Andrea Intonti


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