Caso Gentile, il sottosegretario che nessuno vuole. Lui si difende: «E' macchina del fango»
Politica Calabria

Caso Gentile, il sottosegretario che nessuno vuole. Lui si difende: «E' macchina del fango»

domenica 2 marzo, 2014

COSENZA, 2 MARZO 2014 - Antonio Gentile, calabrese e senatore del Nuovo Centro Destra, è stato nominato Venerdì da Matteo Renzi sottosegretario alle Infrastrutture. Una scelta, quella del neo Premier che ha destato sconcerto e clamore, tra i politici italiani, ma anche tra molti giornalisti e cittadini.

Il sottosegretario Gentile infatti è da qualche settimana al centro di uno scandalo che riguarda il quotidiano calabrese L’Ora. Luciano Regulo direttore del quotidiano ha accusato l’esponente del Nuovo Centro Destra ed ora componente della squadra di Governo, di aver fatto pressioni presso l’editore de L’Ora per evitare la pubblicazione di un articolo riguardante il figlio Andrea, indagato per abuso d’ufficio.

LA VICENDA ha inizio la notte tra il 18 ed il 19 febbraio. In quelle ore l’editore del quotidiano calabrese, Alfredo Citrigno, riceve la telefonata di Umberto De Rose, presidente di FinCalabria nonché stampatore de L’Ora. Quest’ultimo durante il colloquio, registrato e pubblicato ieri sul sito del giornale, chiede a Citrigno che l’articolo riguardante il figlio di Antonio Gentile venga censurato.

La telefonata però fa seguito ad una serie di pressioni, già eseguite al fine di evitare che il cognome dei Gentile venisse portato alla ribalta delle cronache dalla notizia dell’indagine di Andrea, nell’ambito dell’inchiesta sulle cosiddette consulenze d’oro all’Asp di Cosenza.

Dal colloquio tra Citrigno e De Rose si evince tutta la grande portata mediatica che questa notizia può scatenare, proprio in quelle ore di importanti decisioni politiche fondamentali per Antonio Gentile, tant’è che lo stampatore del quotidiano (in contatto con i Gentile) avverte Citrigno: «Alfredo, non ferire il cinghiale. Perché lo sai cosa fa un cinghiale ferito? Ammazza tutti».

Nonostante la tentata mediazione del presidente di FinCalabria, il direttore del quotidiano L’Ora decide che la notizia non può essere censurata. A quel punto, quando l’edizione è chiusa e la storia di Andrea Gentile è sulle pagine del giornale, le rotative di proprietà di De Rose (il diplomatico dei Gentile che ha intimato all’editore la censura della notizia) si bloccano per un presunto guasto ed il giornale, contenente “l’imprudente notizia” non arriva in edicola.

ASCOLTA LA TELEFONATA TRA DE ROSE E CITRIGNO

Il direttore de L’Ora ha denunciato nelle scorse ore la vicenda alla magistratura. De Rosa ha però negato ogni possibile interferenza della questione della notizia riguardante il figlio di Antonio Gentile con il blocco delle rotative, affermando di aver avuto un semplice guasto meccanico.

In queste ore quindi la vicenda è diventata di dominio nazionale e la nomina a sottosegretario di Antonio Gentile ha destato non poche critiche verso Renzi, in primis dal mondo del giornalismo.

LE ACCUSE - Da Mentana a Travaglio, da Gramellini a Rizzo, tutto il mondo della stampa si è detto contrario alla nomina di Antonio Gentile nella squadra di governo, perché è chiaro dai fatti della vicenda (nonostante ancora si attenda il giudizio della magistratura) il ruolo giocato dal neo sottosegretario.

Nell’Italia, oggi settantesima per libertà di stampa, la nomina a sottosegretario di un politico che ha bloccato l’uscita di quotidiano, con l’intento di censurare la notizia delle indagini relative al figlio e non ostacolare così la sua scalata al governo, è indubbiamente una scelta contrastante con i sani principi di democrazia.

Per Renzi questa vicenda rappresenta il primo autogol. Il Partito Democratico infatti si è schierato a favore della revoca del sottosegretario Tonino Gentile e per bocca di Rosy Bindi, avverte: «La nomina del sottosegretario Gentile deve vedere da subito un impegno da parte del presidente del Consiglio nel revocarla e direi anche dal ministro dell’Interno. Possono dare prova di avere a cuore gli interessi del Paese piuttosto che quelli del proprio partito».

LA DIFESA - Gentile, dal canto suo si difende e dopo tre giorni di silenzio, oggi ha rilasciato una prima dichiarazione in merito alla questione: «Mio figlio, che è un brillante penalista, è stato messo alla gogna sulla base di un niente e io, addirittura, sono stato accusato di avere bloccato l’uscita di un quotidiano che non leggo e che è espressione della corruttela più truce. Non ho mai chiesto a nessuno di bloccare notizie su presunte indagini che riguarderebbero mio figlio e di cui lo stesso non è a conoscenza».

Gentile si scaglia poi contro l’editore de L’Ora definendolo «un signore condannato a 4 anni e 8 mesi di reclusione per usura e indagato per altri presunti gravissimi fatti di speculazione. Un uomo, questo Citrigno – dice il senatore Gentile- rinviato a giudizio per violenza privata nei confronti del povero Alessandro Bozzo, un giornalista che si è tolto la vita dopo che lo stesso Citrigno lo aveva obbligato, secondo la Procura della Repubblica di Cosenza, a firmare un contratto capestro di 800 euro mensili, nonostante fosse redattore ordinario».

A difendere la nomina di Tonino Gentile è anche tutto il Nuovo Centro Destra. «Nessuno può mettere in dubbio la trasparenza e la storia di Gentile – dichiara Renato Schifani - Lo dimostra il suo excursus politico con ruoli di prestigio quali la partecipazione alla Commissione Antimafia, al governo e fino a ieri all’Ufficio di presidenza del Senato. E’ in atto un’operazione mediatica e politica violenta, palesemente fondata sul nulla, e rispetto alla quale il Nuovo Centrodestra non si farà influenzare».

Questa però è una delle poche volte, nello scenario della politica italiana, che una notiza, una vicenda di strane operazioni non vive nel buio e nell’oscurità. Questa è la vera volta buona, diciamolo a Renzi, di dimostrare che il vero interesse di salvaguardia della democrazia non può essere soprasseduto da scelte di ordine politico.

Non possiamo gridare al fascismo quando Grillo espelle i suoi e poi far finta di niente se un uomo di governo si trova al centro di una vicenda che ha dell’incredibile, consentendo che su quella poltrona stia ben seduto un politico che ha cercato di minare la libertà di un organo di stampa (e forse c’è anche riuscito).[MORE]

Sergio Sulmicelli

foto da portale.loradellacalabria.it
 


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