Davigo:"I politici rubano ancora, ma non provano più vergogna". Le dichiarazioni scatenano polemiche
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ROMA, 23 APRILE 2016 - Si sono scatenate numerose polemiche dopo le dichiarazioni rilasciate dal magistrato e nuovo numero uno di Anm Piercamillo Davigo che, nel corso di un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, ha dichiarato, riferendosi alla classe politica italiana: «Non hanno smesso di rubare; hanno smesso di vergognarsi. Rivendicano con sfrontatezza quel che prima facevano di nascosto. Dicono cose tipo: “Con i nostri soldi facciamo quello che ci pare”. Ma non sono soldi loro; sono dei contribuenti». [MORE]
Nel corso dell’intervista, inizialmente incentrata sull’inchiesta Mani Pulite, Davigo ha dichiarato che oggi «è peggio di allora. È come in quella barzelletta inventata sotto il fascismo. Il prefetto arriva in un paese e lo trova infestato di mosche e zanzare, e si lamenta con il podestà: “Qui non si fa la battaglia contro le mosche?”. “L’abbiamo fatta — risponde il podestà —. Solo che hanno vinto le mosche”. Ecco, in Italia hanno vinto le mosche. I corrotti». Davigo ha poi proseguito, asserendo:
«Prendere i corrotti è difficilissimo. Nessuno li denuncia, perché tutti hanno interesse al silenzio: per questo sarei favorevole alla non punibilità del primo che parla. Il punto non è aumentare le pene; è scoprire i reati. Anche con operazioni sotto copertura, come si fa con i trafficanti di droga o di materiale pedopornografico: mandando i poliziotti a offrire denaro ai politici, e arrestando chi accetta. Lo diceva anche Cantone; anche se ora ha smesso di dirlo».
Davigo ha poi concluso il paragone, dichiarando che oggi, rispetto al passato, «si ruba in modo meno organizzato. Tutto è lasciato all’iniziativa individuale o a gruppi temporanei. La corruzione è un reato seriale e diffusivo: chi lo commette, tende a ripeterlo, e a coinvolgere altri. Questo dà vita a un mercato illegale, che tende ad autoregolamentarsi: se il corruttore non paga, nessuno si fiderà più di lui. Ma se l’autoregolamentazione non funziona più, allora interviene un soggetto esterno a regolare il mercato: la criminalità organizzata».
Le parole del magistrato e nuovo presidente di Anm hanno scatenato un vespaio di polemiche e spaccato in due lo scenario politico italiano: se da un lato, infatti, un fronte formato da Fi, Pd, Ap e Lega lo attacca, dall’altro è arrivato l’appoggio di Sinistra Italiana e del Movimento 5 Stelle.
Riferendosi alle sue dichiarazioni nel corso dell’intervista, Davigo ha comunque successivamente specificato, attraverso una nota: «Non ho mai inteso riferirmi ai politici in generale, ma ai fatti di cui mi sono occupato ed a quelli che successivamente ho appreso essere stati commessi. Non ho mai pensato che tutti i politici rubino, anche perchè ho più volte precisato che, se così fosse, non avrebbe senso fare processi che servono proprio a distinguere».
(foto www.milanopost.info)
Elisa Lepone