Garante per la privacy: la "necessità di un riequilibrio" - Stop  alla "gogna" mediatica
Cronaca Lazio

Garante per la privacy: la "necessità di un riequilibrio" - Stop alla "gogna" mediatica

martedì 23 giugno, 2015

ROMA, 23 GIUGNO 2015 – Presso la Sala della Regina di Palazzo Montecitorio, alle ore 11.00 ( in diretta su Rai1) è stata presentata la Relazione annuale del Garante della privacy sulle attività del 2014, con la partecipazione della Presidente della Camera Laura Boldrini, che ne ha avviato i lavori, e alla presenza del Capo dello Stato Sergio Mattarella.[MORE]

«Il progresso e l’innovazione hanno profondamente modificato i nostri modi di vivere, di abitare il mondo, di organizzarlo. Non solo per le trasformazioni evidenti nei sistemi di comunicazione ma per quelle ancora più rilevanti nelle relazioni economiche, con lo sviluppo dell’economia digitale fondata sui dati, che ridisegna una geografia globale del potere», è l’incipit del “Discorso” del Presidente dell'Autorità Garante privacy Antonello Soro, che «ha fornito riscontro - si legge in Persona vulnerabile. La protezione dei dati nella società digitale - a 4.894 tra quesiti, reclami e segnalazioni con specifico riferimento ai seguenti settori: marketing telefonico (in forte aumento); credito al consumo; videosorveglianza; recupero crediti; assicurazioni; rapporti di lavoro; giornalismo; condominio».

Il Presidente ha sottolineato la necessità - nell’era digitale - da parte del governo «di un riequilibrio nei rapporti tra esigenze investigative, informazione e riservatezza, in un contesto di generale mediatizzazione della giustizia. Il coinvolgimento a qualsiasi titolo in un procedimento non può, infatti, divenire la ragione, di per sé sufficiente, per esporre la parte o il terzo a una gogna che confonda il doveroso esercizio del diritto di cronaca con il sensazionalismo».

Sovente, ha ricordato Soro, «il principio di essenzialità dell'informazione» viene «infranto dalla divulgazione di ampi stralci o, addirittura, della versione integrale di atti d'indagine (interrogatori in carcere, intercettazioni) funzionali a soddisfare la curiosità del pubblico ma non reali esigenze informative. Il tutto con danno, spesso irreparabile, per i terzi - non ne sono esenti i minori - la cui esistenza viene messa a nudo e riversata in rete, anche per sempre». A ragione, pertanto, ha auspicato una «Kyoto della protezione dati», augurandosi inoltre che «Parlamento e governo vogliano farsi carico di quest'esigenza, coniugando gli aspetti della correttezza e lealtà dell'informazione e della riservatezza nelle indagini, nel rispetto del principio di proporzionalità tra privacy e mezzi investigativi ribadito, anche recentemente, dalla Corte di giustizia».
In merito al decreto del Jobs Act, all'esame delle Camere, il Garante ha aggiunto che «in una cornice di garanzie», deve impedire « forme ingiustificate e invasive di controllo, nel rispetto della delega e dei vincoli della legislazione europea».

Domenico Carelli

(Foto: garanteprivacy.it)


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