Il presidente anti-pizzo preso con la mazzetta. Così colpiscono i "colletti bianchi"
Criminologia Emilia Romagna

Il presidente anti-pizzo preso con la mazzetta. Così colpiscono i "colletti bianchi"

martedì 3 marzo, 2015

BOLOGNA, 3 MARZO 2015 - Fino a stamattina il nome di Roberto Helg non era certo fra quelli più noti al grande pubblico: infatti è il presidente della Camera di commercio di Palermo, oltre che vice presidente della Gesap, la società che gestisce l’aeroporto “Falcone e Borsellino”. Ma adesso il suo nome è sulla bocca di tutti perché Helg è stato fermato mentre, in ufficio, incassava da un ristoratore una mazzetta da 100mila euro. La mazzetta doveva far sì che al ristoratore venisse prorogato il contratto d’affitto di un locale nello stesso scalo. Secondo i riscontri, Helg avrebbe ammesso, già al primo interrogatorio, le proprie responsabilità.

Fin qui la cronaca e, ovviamente, la sorpresa e lo sdegno generali. A maggior ragione perché Helg da anni è uno degli imprenditori che più si sono spesi in campagne contro il “pizzo” e la corruzione, istituendo persino alla Camera di commercio uno Sportello per la legalità. Ma al di là del clamore del caso singolo, forse vale la pena di addentrarsi un po’ di più in questo tipo di reati che nascono molto, molto prima della Tangentopoli degli anni Novanta.[MORE]

Sono i reati del “colletti bianchi”, di cui cominciò a occuparsi dal 1939-1940 un criminologo statunitense, Edwin Sutherland. Chi sono questi “colletti bianchi”? Sono uomini rispettabili, che godono di prestigio nel loro ambiente e che possiedono la caratteristica di appartenere a una élite culturale, professionale o politica: dunque funzionari pubblici, dirigenti delle imprese pubbliche, rinomati professionisti o politici con incarichi di governo e di sottogoverno.

Il loro ruolo è strettamente correlato al reato che commettono. In altre parole, se non facessero il lavoro che fanno, non potrebbero neanche, ad esempio, pretendere la mazzetta. Proprio come Helg, insomma. In più, il crimine dei “colletti bianchi” implica un abuso di fiducia: nel senso che per la sua rispettabilità, per la sua condizione sociale o per la sua professione, l’autore di questo delitto può contare sulla fiducia di quelli con cui viene in contatto. E se ne approfitta.

Anche Helg lo avrebbe fatto, almeno stando a quanto sostengono gli inquirenti. D’altronde, come non fidarsi di una persona che della lotta alla corruzione ne aveva fatto una bandiera? Ma stavolta il ristoratore che doveva pagare, ha denunciato. E sempre Edwin Sutherland, già negli anni Quaranta aveva individuato perché.

Sosteneva infatti che nei periodi di maggiore prosperità, i crimini dei “colletti bianchi” passano più sotto silenzio di quelli dei delinquenti comuni e vengono perseguiti meno frequentemente. Di contro, nei periodi di crisi economica il prestigio degli “intoccabili” diminuisce e gli sforzi per scoprire le loro “pratiche” illegali aumenta perché l’opinione pubblica vuole sapere. E soprattutto non accetta più. Proprio come il ristoratore che ha raccontato che cosa voleva da lui Roberto Helg.

(Foto da cronopolitica.it)

Paola Bergonzoni  


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