Intevista a Maurizio Sorce, InArt...e AMOS
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Intevista a Maurizio Sorce, InArt...e AMOS

domenica 28 luglio, 2013

MESSINA, 28 LUGLIO 2013 - Questa settimana la rubrica InArt presenta le opere di un “non artista”, di un “artigiano della materia”, così come egli stesso ama definirsi: Amos. Nasce a Messina nel 1963 e sebbene l’arte abbia sempre fatto parte della natura di Maurizio Sorce, la sua prima personale è stata realizzata relativamente tardi, nel 2008 presso il Palazzo della Provincia di Messina. Artista poliedrico, mai uguale a se stesso e per questo neanche una volta banale, Amos “plasma” la materia a suo piacimento, rendendola espressione stessa del suo sentire. Artigiano e poeta coniuga questi due aspetti dell’essere in un’unica forma d’espressione, che avvolge chi osserva le sue opere, trascinandolo nel vortice di emozioni che i colori e le forme sembrano racchiudere. Amos ha risposto alle domande di infooggi.it aprendoci un po’ del suo mondo complesso, riservato e sensibile.

AM-OS, le prime due lettere del suo nome e cognome, invertite, diventano il suo pseudonimo. Già da qui si nota la sua volontà di alterazione della realtà in qualcosa di totalmente diverso. C’è forse il desiderio di celare dietro questi meccanismi un mondo profondo di sentimenti che si realizzano nell’arte?

"Alterare la realtà no, ma giocarci si, giocare con le parole, con i colori, con il fuoco e con la plastica. Vogliamo dire che la vita è un gioco? No, ma se giochiamo viviamo meglio".

La sua arte nasce dalla materia, e nella materia trova compimento. Da semplici e “quotidiani” elementi grandi opere di largo impatto. Da cosa sorge il desiderio di “trasformare” ed elevare la materia in qualcosa di più alto?

"Per usare una metafora un pò ardita, anche per la creazione di questo mondo fu usata la materia informe ed anche lì una componente primaria fu il fuoco. Vedere la plastica o altre materie che sotto le carezze del fuoco assumono forme sempre nuove ed imprevedibili, per me è sempre motivo di meraviglia e di stupore, ne subisco sempre il fascino".

Opere in rilievo, tattili, mai piatte e sempre molto colorate. C’è un’ispirazione dietro tutto questo? Una qualche influenza artistica?

"In quest’ ultimo periodo mi sto sempre più allontanando dai “rilievi” tipici di chi usa la materia. Negli ultimi lavori, che chiamo "Pellicole", cerco più certe trasparenze tipiche della pellicola per alimenti, che è l’elemento portante. Non hanno titolo, con essi l’autore non vuole dire nulla, l’intento è quello di creare un oggetto che stia bene in certi ambienti. Da qui, la definizione di “artigiano”. Poi, è inevitabile che in un manufatto venga trasmessa la sensibilità, il gusto e l’equilibrio di un “artista” che, però, lascia che sia l’opera a dire qualcosa. Alberto Burri mi ha influenzato molto, soprattutto per l’uso del fuoco, ma è stato un punto di partenza: col tempo, con gli sbagli, con il caso, sono accadute delle cose impreviste che mi hanno dato spunti nuovi".

E’ bellissima l’idea che anche dietro un oggetto “poco nobile” possa celarsi qualcosa di magnifico, che è lì e che aspetta solo di essere tirato fuori dalle mani sapienti di chi sa coglierne la sostanza. Questo è forse uno dei messaggi che vuole trasmettere? Quali altri possiamo cogliere?

"Questa è una cosa che mi affascina moltissimo. Le persone ormai buttano via di tutto, ci hanno inculcato l’idea dell’ “usa e getta”, tutto diventa vecchio ed inutile subito. Prendere l’anta di una finestra dal ciglio di una strada di periferia e trasformarlo in un quadro, farla “rivivere”, è una cosa che mi gratifica e che, al tempo stesso, mi diverte".

Messinese, vive e realizza i suoi oggetti d’arte in città e per la città. Vede nel pubblico “dello Stretto” una buona risposta rispetto al mondo artistico?

"Messina ha una lunga tradizione artistica ma, negli ultimi anni, ha forse dimenticato la funzione importantissima che l’arte ha per una città: le dà l’impronta di chi la vive e di chi l’attraversa, la rende riconoscibile ed inconfondibile. Qual è l’impronta del nostro tempo? I nostri nipoti sapranno di noi o ci confonderanno con quelli di prima? Ecco, una buona risposta sarebbe diventare proprio il “pubblico dello Stretto” e fare e cercare l’arte nelle nostre strade, davanti al nostro mare, nelle piazze, nei viali, nei parchi. Non tanto e non solo al chiuso delle mostre".

 

 

Al buio

resto immobile
nel gelo di finestre
aperte sui cortili della nostalgia

sotto una coltre di piombo
non respiro non mi muovo

aspetto che i vampiri della mia infanzia
ritornino per sentire
l’odore dei miei incubi
e decidere di passare oltre

amosMaurizio


Per visionare le opere di Amos è possibile visitare la pagina facebook "Le pellicole di Amos Maurizio".

Katia Portovenero[MORE] 


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