Libertà religiosa e libertà nella verità
Parola e Fede Calabria

Libertà religiosa e libertà nella verità

martedì 20 dicembre, 2011

Oggi rispondiamo alla domanda di Antonietta Tolomeo

D. Ho sentito questa frase che mi ha colpito ma non riesco a darle un significato: Libertà della coscienza religiosa. 

R. Ogni persona ha il diritto della libertà religiosa. [MORE]Significa che nessun essere umano, nella sua aspirazione a Dio (al trascendente, al divino, al sacro, al religioso), può essere impedito o limitato in qualcosa da singoli individui o gruppi sociali, da poteri umani o ideologici. Egli non può neppure essere obbligato ad agire contro la sua coscienza. La libertà religiosa è legittimamente riconosciuta e apprezzata nella misura in cui essa rispetta il limite (il rispetto del valore e della dignità della vita umana, delle regole morali, del bene pubblico) e la conformità (che si riferisce alla forma privata o pubblica, individuale o associativa di una tale espressione religiosa) che è tipica della libertà.



Ciò che, però, è importante comprendere è che libertà religiosa non è sinonimo di un vago sentimento religioso o di un mero livellamento delle esperienze del sacro, come una sorta di parificazione delle diverse credenze e dottrine, per cui, alla fine, qualunque religione può ritenersi uguale all’altra e ciascuna rappresenta una via valida per mettersi in contatto con Dio e raggiungere la salvezza. Su questo punto vi sono alcuni aspetti che, in modo sintetico, occorre chiarire.



Intanto, nessuno potrebbe aprirsi al divino per le sole capacità umane se Dio, creando l’uomo a Sua immagine e somiglianza, non avesse messo nel suo cuore un profondo desiderio di Lui. Inoltre, la coscienza umana non può bastare a se stessa. Spesso la luce della verità e del bene nell’uomo (quella che comunemente viene detta legge naturale) è offuscata dal peccato. La libertà umana è condizionata dall’errore e dalla legge del male; perciò l’uomo, mentre pensa di agire da persona libera, manifesta, in realtà, una schiavitù del male che lo condiziona e lo governa.



Questo principio vale per ogni uomo, ma con debite differenze quando si tratta di considerare la specificità della fede cristiana e quella delle altre religioni. Il magistero ecclesiale afferma che la chiesa nulla rigetta di quanto risulta santo e buono nelle diverse esperienze religiose, proprio perché essa considera, con sincero rispetto, i modi di agire e di vivere, i precetti e le dottrine delle altre religioni. Tuttavia, la chiesa spesso ravvisa in tali esperienze anche molti elementi di errore e di ambiguità che non sono in piena coerenza con la verità divina. Per questo motivo, essa ha l’obbligo di annunciare il vangelo della salvezza, affinché ogni uomo, a qualunque cultura esso appartenga, arrivi alla conoscenza completa della verità e, per il dono dello Spirito Santo, alla piena partecipazione della vita divina.



Una cosa è, quindi, la libertà religiosa che è un diritto e una forma di rispetto verso chiunque viva una determinata esperienza sacra; altra la libertà “nel cammino religioso” che si raggiunge solo quando l’uomo perviene alla piena conoscenza di Dio Padre, quella che solo Gesù Cristo può dare, poiché egli è verità piena, definitiva, completa, universale.
 

Sac. Alessandro Carioti

Docente di teologia fondamentale presso l'Istituto Teologico Pio XI di Reggio Calabria

 

Si ricorda che ognuno può porre i propri dubbi, i propri interrogativi scrivendo al seguente indirizzo di posta elettronica [email protected]
 


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