Maturità, anche questa volta la seconda prova traduce SENECA
Pubblica Istruzione

Maturità, anche questa volta la seconda prova traduce SENECA

giovedì 23 giugno, 2011

 Esame di Stato 23 GIUGNO 2011 -
È un classico, appunto. Come poteva non capitare ad un classico lo stralcio del testo “'Ad Lucilium. Liber VIII/Lettere a Lucilio LXXII-LXXIV” dal tema “il bene più alto è la virtù”, scritto da SENECA, autore latino.

Per gli istituti tecnici elettronici invece, la prova è sui TRASDUTTORI, per le ragionerie, l’economia[MORE] aziendale vuole che gli studenti si focalizzino sullo Stato patrimoniale e conto economico di bilancio in un contesto di crisi'. Gli istituti per i diplomi abilitanti in geometra vanno sulla traccia “, 'Muro di sostegno per terrazze di parco pubblico in zona non sismica', mentre gli informatici di terza generazione optano per le 'Caratteristiche di web 2.0 e creazione di un database riguardante un parco ambientale' Per i bilinguismi, coloro che studiano il FRANCESE, un contemporaneo rilievo sulla quaestio di Fukushima con analisi del testo, connessa. Prima delle nove e mezza poi già su FACEBOOK compare l’ardua prova per i LICEI SCIENTIFICI: uno studio di funzione, ancora in dubbio se facilmente risolvibile da tutti gli studenti. Il Metodo Montessori invece sarà il pallino dei liceo sociopsico-pedagogici che dovranno tenere a mente 3 punti essenziali del mondo-scuola: maestro umile, materiale scientifico e ambiente adatto.

Qui, a seguire, una traduzione all’impronta del testo di Seneca, da migliorare con sintassi interpretativa di secondo livello:
Chiunque voglia essere felice, si convinca che l'unico bene è ciò che e' virtuoso; infatti se pensa che ce ne sia qualche altro, in primo luogo non capta in merito alla provvidenza, visto che agli uomini onesti capitano molte disgrazie e qualunque cosa venga a succedere è insignificante e di breve durata se la si paragona all'età dell'universo. Da questa insoddisfazione deriva che non manifestiamo gratitudine per i benefici divini: ci lamentiamo che non ci capitino sempre, che siano scarsi, incerti e caduchi. Ne deriva che non vogliamo vivere, né morire: noi odiamo la vita, ma temiamo la morte. Ogni nostro progetto è incerto e non siamo mai pienamente felici.
Ma il motivo è che non siamo arrivati a quel bene immenso e insuperabile dove la nostra volontà necessariamente si arresta perche' oltre la vetta non c'e' niente. Chiediti come mai LA VIRTù non provi nessun bisogno. Gode di quello che ha, non desidera quello che le manca, per essa è grande quanto basta.
Allontanati da questo criterio: verranno a mancare il sentimento religioso, la lealta', infatti da chi vuole mantenere entrambi, devono essere sopportati molti di quelli che sono definiti mali, devono essere tralasciate molte cose di cui ci compiacciamo come se fossero beni. Scompare la forza d'animo, che deve mettere se stessa alla prova; scompare la magnanimita', che non può emergere se non disprezza come cose di poco conto tutti quei beni che la moltitudine desidera e tiene nella massima considerazione; scompaiono la riconoscenza e i rapporti di gratitudine, se temiamo la fatica, se pensiamo che ci sia qualcosa di piu' prezioso della lealta', se non aspiriamo al meglio.

 

foto archivio http://marisamoles.wordpress.com


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