A Trame 5 Festival dei libri saranno presenti anche le donne ed il loro coraggio
Cronaca Calabria

A Trame 5 Festival dei libri saranno presenti anche le donne ed il loro coraggio

venerdì 12 giugno, 2015

LAMEZIA TERME 12 GIUGNO 2015 - All'interno di Trame festival dei libri sulle mafie, giunta alla quinta edizione alle ore 22,30 di giovedì presso palazzo Nicotera di Lamezia Terme si parlerà del coraggio delle donne.

Sarà il libro “Il cielo a metà” di Monica Zapelli sceneggiatrice di film importanti come I cento passi di Marco Tullio Giordana e di numerose fiction televisive, spunto di riflessione per poter affrontare un argomento di grande attualità qual è quello della possibilità di cambiamento di prassi consolidate da parte delle donne che con la loro tenacia e coerenza nella difesa della legalità possono mutare i risvolti della storia quando vien dato loro il giusto spazio.  [MORE]

A coordinare l’incontro Dora Anna Rocca, docente, giornalista e saggista oltre che membro del direttivo dell’associazione What Women Want, che oltre a presentare il testo della Zapelli porrà delle questioni chiave tipicamente al femminile al magistrato Gabriella Reillo, presidente della corte d’appello di Catanzaro e vicepresidente nazionale dell’Associazione Donne Magistrato ed all’autrice del volume laureata in filosofia e nota sceneggiatrice.

L’associazione, WWW: What women want di cui la Rocca fa parte promuove la lettura del libro in questione, di grande impatto emotivo, ambientato in Calabria e che affronta il tema del rapporto Stato - ‘ndrangheta da un punto di vista femminile.

Nel libro lo Stato è rappresentato da una giovane donna magistrato proveniente dal Nord, il cui lavoro di indagine è ostacolato dal muro invalicabile dell’omertà e dall’ostilità e dall’indifferenza della gente che è spesso connivente, se non compartecipe e per nulla intenzionata a ribellarsi allo status quo vigente da un tempo immemorabile.

Anche la ‘ndrangheta è rappresentata da una donna educata ad un severo codice d’onore che fa della difesa della famiglia mafiosa il centro di un’esistenza vissuta nell’attesa della morte dei propri cari, perché per tutti prima o poi c’è solo la violenza della morte. Riusciranno a capirsi questi due mondi? Ci sarà la possibilità di emergere dal fango creato dalla cultura mafiosa?

La risposta sarà positiva solo se ci sarà un profondo cambiamento culturale di mentalità, solo se la società calabrese troverà la forza di uscire dal cerchio chiuso del familismo ‘ndranghetista, che oggi ha ormai perso quei pochi connotati di onorabilità che aveva presso la popolazione, diventando una distruttiva e mortale macchina di potere, affari sporchi, connivenza politica e morte.


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