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Strage di Dacca, i killer erano giovani benestanti del Bangladesh. Italia in lutto

DACCA - Gli artefici dell’attacco all'Holey Artisan Bakery di Dacca, avvenuto nella serata di venerdì primo luglio, sarebbero sette giovani altamente istruiti e provenienti da famiglie bengalesi benestanti.[MORE]

Così il governo del Bangladesh, stando alle parole del ministro degli Interni Asaduzzaman Khan, pare sia convinto che il commando che ha ucciso 20 civili non abbia alcun collegamento con l'Isis. Secondo Khan, i giovani sarebbero stati rampolli ventenni, "membri del gruppo jihadista bengalese Jumatul Mujahedeen Bangladesh", dichiarato illegale nel paese asiatico da oltre dieci anni, durante i quali si sono susseguiti diversi omicidi e attacchi, la maggior parte rivendicati dall'Isis, contro la comunità LGBT, stranieri e persone appartenenti a minoranze religiose.

In particolare, due gruppi estremisti locali - Ansar-al-Islam e Jamaat-ul-Mujahideen - si sono resi responsabili di violenza e atrocità nell'ultimo anno e mezzo: il primo gruppo avrebbe giurato fedeltà ad al-Qaeda mentre il secondo farebbe le veci dell'Isis in Bangladesh. Ciò che accomunerebbe questi gruppi estremisti che si stanno espandendo a macchia d’olio in ogni dove, sarebbe l’odio razziale e la spregiudicatezza usata per seminare terrore e compiere stragi in nome di un Dio.

E’ ciò che è accaduto durante la carneficina che si è consumata nella capitale del Bangladesh: all’interno del ristorante gli assalitori avrebbero separato i cittadini locali dagli stranieri. Uno degli ostaggi sopravvissuti ha raccontato alle autorità che il commando avrebbe chiesto ai bangladesi presenti nel locale di alzarsi in piedi, chiudere gli occhi e recitare alcuni versi del libro sacro dell’Islam.

Chi non conosceva a memoria il Corano sarebbe stato torturato, come Faraz Hossain, bengalese e musulmano che avrebbe voluto avere il tempo per insegnare quei versi alle amiche con cui condivideva il tavolo quella sera, due studentesse in abiti occidentali. A Faraz era stato infatti permesso di uscire dal locale insieme a un gruppo di donne che indossavano il velo. È stato il giovane a far notare che con lui c’erano anche le sue amiche, alle quali il commando ha vietato di uscire.

Così Faraz è stato eroe per due volte: è morto assieme alle altre diciannove vittime e col suo gesto ha trasmesso un messaggio volto a sradicare le credenze religiose e le appartenenze etniche alla base di simili rivendicazioni. Intanto l'Italia piange la morte di nove connazionali, uccisi dal commando di militanti jihadisti nel ristorante di Dacca. Un aereo con a bordo personale della Farnesina e della presidenza del Consiglio è giunto in città per riportare appena possibile in Italia i corpi delle vittime.

Le salme saranno poi trasportate all'istituto di medicina legale di Roma per gli esami autoptici, e solo in seguito riconsegnate ai familiari. Da Città del Messico, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha detto che "tutti gli italiani sono con animo triste per i connazionali vittime di una violenza terrorista che semina morte in tutti i continenti. Erano impegnati con la loro presenza a contribuire alla crescita del Bangladesh. Hanno impersonato il contrasto tra una pacifica convivenza e l'ottusità e la violenza del terrorismo”.

Il premier Matteo Renzi incontrerà in settimana “i capigruppo di tutte le forze parlamentari e se ci sarà da discutere discuteremo ma oggi è il tempo del dolore. L'Isis - ha proseguito Renzi - sta perdendo sul terreno a livello militare, in Siria, in Iraq e in Libia. Lo spazio di territorio occupato dal cosiddetto Stato islamico è ridotto. Ma pugno di ferro con chi pensa di portare da noi quei valori, una strategia basata su odio e terrore. Importante l'aspetto dell'educazione: dobbiamo distruggerli senza pietà ma anche evitare che la prossima generazione sia come questa".

 

Luna Isabella

(foto da gazzettadiparma.it)