Interviste

Campi profughi, Curdi siriani e Offensiva turca: tre punti all'attenzione della Dott.ssa Rezan Kader

ROMA, 6 AGOSTO 2015 - Il caos mediorientale degli ultimi anni assume sempre più la forma di una matassa difficile da districare, con gli eventi che si accavallano e si concatenano l'un l'altro, una nebulosa repentina e in perenne metamorfosi che rende particolarmente complesso il compito di chi tenta di comprenderne e analizzarne i meccanismi, le radici e le possibili tendenze. I fronti accesi son troppi, e hanno la capacità di propagarsi e infiammarsi a ritmi quasi quotidiani, tra subitanei colpi di scena e situazioni che rischiano di cadere in un irrispettoso oblio.

Abbiamo incontrato la Dott.ssa Rezan Kader, Alto Rappresentante del Kurdistan Iracheno in Italia, alla quale abbiamo sottoposto all'attenzione nello specifico tre punti che in modo più o meno diretto interessano la Regione Autonoma dell'Iraq moderno.

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1. LA GESTIONE DEI CAMPI PROFUGHI: Com'è la situazione dei campi profughi nel territorio del Kurdistan iracheno? Vi è un supporto economico–logistico-umanitario da parte della comunità internazionale?

La situazione nella Regione del Kurdistan è diventata insostenibile. Si contano ormai circa due milioni di rifugiati e sfollati tra i kurdi siriani – in particolare provenienti da Kobane – e i fratelli cristiani cacciati dal resto dell’Iraq, oltre ai kurdi yazidi, tutti rifugiatisi in loco. C’è un’emergenza umanitaria senza precedenti, basti pensare che nella Regione del Kurdistan Iracheno la popolazione ammontava prima della crisi a circa 5,5 - 6 milioni.

Inoltre, il Governo centrale non ci assiste né economicamente né militarmente, ponendo un vero e proprio embargo su di noi, non pagando gli stipendi dei peshmerga e non inviandoci da oltre un anno il budget previsto per la regione.

Santa Sede, Stati Uniti, Paesi dell’Unione Europea e agenzie delle NU sono intervenute e ci stanno supportando, alcuni da un punto di vista economico, altri logistico e altri ancora umanitario, molti di loro su più campi e li ringraziamo, ma gli aiuti non sono sufficienti per le dimensioni che tale emergenza umanitaria sta prendendo. È necessario un maggiore sforzo in termini di assistenza ai rifugiati e agli sfollati sul territorio direttamente o attraverso le agenzie umanitarie internazionali e locali.

2. I RAPPORTI CON I KURDI SIRIANI: Che rapporti ci sono tra i kurdi iracheni e i kurdi siriani presenti nei campi? I profughi possono ottenere asilo politico? Vi sono divergenze o affinità, da un punto di vista politico, tra l'emergente coscienza politica dei curdi siriani e la soluzione federale del Kurdistan iracheno? Barzani potrebbe rappresentare un modello per i kurdi della Siria?

I kurdi siriani sono nostri fratelli, siamo prontamente intervenuti aprendo la frontiera a loro e a tutti gli altri kurdi e non in fuga, consentendogli di trovare un rifugio sicuro nella Regione del Kurdistan. Abbiamo messo a disposizione le nostre case, gli edifici pubblici, ospedali, scuole, e tutto ciò di cui potessero avere bisogno. Stiamo cercando di fare il possibile per garantirgli delle condizioni di vita dignitose. E saremmo disposti a farlo con tutti i nostri fratelli di tutte le parti del Kurdistan.

Per quanto riguarda le richieste di autonomia dei kurdi siriani, noi non possiamo interferire nel dominio riservato di altri stati. In questo momento in Siria non c’è un vero e proprio governo ma auguriamo i kurdi siriani a rimanere uniti tra loro, a sconfiggere Daesh e ottenere i loro diritti con il dialogo.

Chiaramente, il Pres. Barzani è il padre di tutto il popolo kurdo e simbolo della lotta per la difesa dei diritti di tutti i kurdi. Il modello di autonomia del Kurdistan Iracheno è un modello di democrazia e stabilità volto a promuovere il progresso del paese nel rispetto dei diritti e delle libertà di tutti e che garantisca quindi la connivenza pacifica tra tutti, ed è diventato così un simbolo di equilibrio per tutto il Medio Oriente.

3. LA RECENTE OFFENSIVA TURCA: Può la recente presa di posizione di Ankara contro l'ISIS e il PKK rappresentare una minaccia per il Kurdistan iracheno? Qual è la posizione del Governo Regionale del Kurdistan Iracheno sulla presenza dei militanti del PKK tra i monti del Qandil?

Le relazioni politico-diplomatiche ed economiche tra la Turchia e il Governo Regionale del Kurdistan sono andate sempre più intensificandosi. Inoltre il Presidente Erdogan aveva mostrato un’importante apertura al processo di pacificazione con il PKK, che a sua volta era aperto al dialogo.

In tale quadro, il Presidente Barzani ha svolto un'eccellente attività politico-diplomatica che ha portato a numerosi e storici incontri con le autorità turche che hanno segnato passi fondamentali per il progresso della democrazia, la coesistenza pacifica e il benessere del popolo turco, mai raggiunti prima.

Siamo chiaramente molto dispiaciuti dei recenti avvenimenti e che questo dialogo si sia interrotto, minando l’intero processo di pace. Il Presidente Barzani ha dichiarato che farà tutto il possibile affinché si interrompano i bombardamenti e si pervenga a un cessate il fuoco, rilanciando il processo di pace e il dialogo tra le parti in Turchia, in quanto la violenza e l’uso della forza non giova a nessuno, soprattutto ad oggi nell’area mediorientale.  Dobbiamo pensare ora a sconfiggere l’ISIS, in quanto il terrorismo rappresenta una minaccia per l’intera umanità.

Pertanto invitiamo sia il Governo Centrale che il PKK a dialogare per ristabilire il cessate il fuoco e re-impegnarsi nel processo di pace. E’ necessario che Mr. Ocalan e l'HDP abbiano il loro ruolo nel processo, e in quanto Governo Regionale del Kurdistan siamo pronti ad offrire tutta la nostra collaborazione.

Dino Buonaiuto