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Contratti e apprendistato. Il governo vuole chiudere la questione oggi stesso

ROMA, 12 MARZO 2012 -E' previsto per oggi l'incontro che delineerà i tratti principali della riforma del lavoro, tra governo e parti sociali. Il governo avrebbe trovato le risorse monetarie necessarie: verranno infatti utilizzati i risparmi che si otterranno dalla riforma delle pensioni. A questo proposito i sindacati non sono soddisfatti ed il segretario generale della Cgil Susanna Camusso sostiene: «Abbiamo fatto un passo indietro determinato dalla proposta del governo di accelerazione dell'ingresso del nuovo sistema»

Oltre alla cassa integrazione ordinaria ,prevista per difficoltà temporanee, resterà in vigore anche quella straordinaria, ma sarà concessa solo in caso di ristrutturazioni, non più in caso di cessazione aziendale come finora previsto. Dal 2017 scomparirà la mobilità, ma continuerà ad essere versato l'assegno di disoccupazione.[MORE]

Contratti e apprendistato sono gli argomenti che il governo ha intenzione di chiudere immediatamente, possibilmente oggi stesso. Le formule contrattuali sono troppe, va limitato l'uso di quelle improprie e va resa più costosa la flessibilità in entrata. Le partite iva fittizie e le false collaborazioni, utilizzate soprattutto nel campo dei servizi, non tutelano e non assicurano prospettive occupazionali ai lavoratori che invece ne avrebbero maturato il diritto. A questo proposito il governo ha intenzione di intensificare i controlli nelle aziende e di eliminare la mono-committenza.
Riguardo l'apprendistato il governo ha intenzione di potenziare questa forma di contratto, purché al lavoratore sia effettivamente data una formazione che gli consenta di maturare professionalmente. Per evitare che l'azienda utilizzi questa formula solo per risparmiare potrebbe essere quindi inserito l'obbligo di certificazione della formazione fornita.

Resta quindi da risolvere il problema dell'articolo 18. L'intenzione è quella di prevedere l'indennizzo - senza reintegro sul posto di lavoro - anche in caso di licenziamento per motivi economici, ovvero per crisi in atto. Si parla anche di una versione più rigida e di un possibile risarcimento senza riassunzione esteso ai licenziamenti per motivi disciplinari (assenteismo prolungato per esempio). Se così fosse l'articolo 18 e l'obbligo di reintegro da parte dell'impresa resterebbe valido solo per licenziamenti legati ad atti discriminatori. Le aziende sono chiaramente d'accordo.

Il nuovo regime entrerà in vigore entro il 2015, ossia due anni prima di quanto si era previsto inizialmente, ma già si vocifera che verrà applicato in modo graduale e flessibile più velocemente per i più giovani, più lentamente per i lavoratori più anziani, arrivando di fatti ad essere in vigore nel 2017.

(foto da: www.liquida.it)

 

Elisa Mirabile