Intervista a Gianfranco Simmaco, tifoso storico del Catanzaro 1929: una vita al fianco dei colori gialloross. (Video)

Tempo di lettura: ~4 min

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Gianfranco Simmaco, custode della memoria giallorossa: una vita al fianco del Catanzaro.

Dalla via dello stadio alla Serie A, tra passione, sacrifici e amore autentico per i colori giallorossi.

Non è una semplice intervista, ma un viaggio nella storia del Catanzaro, raccontata attraverso la voce e i ricordi di Gianfranco Simmaco 1919, tifoso storico, testimone diretto di un’epoca che ha segnato profondamente l’identità giallorossa. Un racconto che intreccia calcio, famiglia, quartieri popolari e appartenenza, restituendo il senso più autentico dell’essere tifosi.

Un legame nato sotto lo stadio: il Catanzaro come casa.

Il rapporto di Gianfranco con il Catanzaro Calcio nasce letteralmente sotto lo stadio. Cresciuto in via Mario Greco, nel cuore del quartiere che gravitava intorno al “Ceravolo”, racconta un microcosmo fatto di botteghe storiche, artigiani, bar e soprattutto incontri quotidiani con i calciatori.

«Era un quartiere vivo, popolare, autentico. I giocatori passavano sotto casa, li incontravi ogni giorno. Il Catanzaro non era solo una squadra: era parte della nostra vita».

Un contesto che ha contribuito a costruire una passione viscerale, tramandata anche grazie alla figura paterna.

Il padre Giuseppe e l’eredità giallorossa.

Il padre di Gianfranco, Giuseppe Simmaco, ha indossato la maglia del Catanzaro negli anni Sessanta, giocando sulla fascia sinistra. Una presenza silenziosa ma fondamentale, che ha lasciato un segno indelebile nel cuore del figlio.

Tra i ricordi più emozionanti, spicca la storica trasferta vittoriosa a Napoli, vissuta da bambino a bordo campo, con ancora oggi conservato il biglietto di quella partita che aprì le porte ai “paradisi calcistici”.

Tra sacrifici e contestazioni: la passione non si spegne.

La storia di Gianfranco non è fatta solo di trionfi. Racconta anche anni difficili, contestazioni, incomprensioni e momenti duri vissuti sugli spalti, sempre però guidati da un principio chiaro: amore sincero per il Catanzaro.

Distribuire i giornali giallorossi allo stadio, seguire la squadra ovunque, anche nei campi più difficili, significa per lui militanza emotiva, non semplice tifo.

«La passione può portarti a sbagliare, ma nasce sempre dall’amore. Io non sono mai stato disfattista, ma garantista».

La “B” di Ascoli e il riconoscimento di una città.

Uno degli episodi simbolo è legato alla promozione in Serie B ad Ascoli: la famosa lettera “B” in ferro, portata allo stadio come segno tangibile di un sogno realizzato. Un gesto che gli valse persino una prima pagina, diventata nel tempo icona condivisa della tifoseria.

Un riconoscimento non personale, ma collettivo, perché — come sottolinea — ogni storia individuale contribuisce alla storia del Catanzaro.

Lontano dalla Calabria, ma mai dal Catanzaro.

Gli anni trascorsi a Milano per lavoro non hanno mai interrotto il legame con i colori giallorossi. Anche lontano da casa, Gianfranco ha continuato a raccontare e difendere il Catanzaro, persino in contesti nazionali, affrontando incomprensioni e ostacoli con la stessa dignità di sempre.

Il ritorno definitivo in Calabria rappresenta il completamento di un percorso umano e sportivo.

La famiglia Noto e il ritorno del calcio che conta.

Parlando del presente, Gianfranco non ha dubbi: la famiglia Noto rappresenta una svolta storica.

«Dopo anni bui, oggi abbiamo una società solida, credibile, rispettata. Abbiamo ritrovato il calcio che conta».

Stabilità economica, progettualità, categoria ritrovata e ambizioni sostenibili: per Simmaco, il futuro del Catanzaro passa anche da uno stadio adeguato, capace di accogliere una tifoseria sempre più numerosa.

Gli ultras, il sociale e il rispetto tra tifoserie.

Un passaggio importante è dedicato al ruolo degli ultras, non solo come anima del tifo, ma come presidio sociale. Dalle iniziative benefiche alla capacità di sostenere la squadra nei momenti più difficili, emerge un messaggio chiaro: il Catanzaro va sostenuto sempre.

Rispetto anche per le tifoserie avversarie, come quella dell’Avellino, in un’ottica di rivalità sana e mai distruttiva.

Gli striscioni del 1929: simboli da custodire.

Prima di ogni partita, Gianfranco sistema con cura gli storici striscioni del 1929. Non li considera suoi, ma beni della città, da custodire e proteggere come memoria collettiva.

«Io non sono il proprietario, sono il custode. Questi striscioni raccontano chi siamo».

“1929 – Capo Storico”: un libro che è memoria viva

L’autobiografia dedicata alla sua storia e a quella del padre non è un atto celebrativo, ma un racconto popolare, nel quale molti tifosi si riconoscono. Un libro donato a sportivi, giornalisti, personalità del mondo culturale, perché — come sottolinea — la carta resta, il digitale passa.

Un augurio che viene dal cuore giallorosso

L’intervista si chiude con un pensiero profondo, rivolto ai tifosi, ai giovani e a chi non c’è più.

«Ai nuovi tifosi dico: avete sulle spalle un vulcano. Portatelo con dignità, senza mai mettervi in ginocchio. Perché voi siete il Catanzaro».

Un augurio che diventa promessa: custodire il passato per costruire il futuro, sempre nel segno del Catanzaro.

Video intervista integrale - Storia giallorossa: Gianfranco Simmaco 1929 e l’augurio di Natale ai tifosi del Catanzaro.

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Scritto da Nicola Cundò

Giornalista di InfoOggi

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