Interviste

Intervista a Fujiko Hirai, Madama Butterfly dal Sol Levante

ROMA, 3 MAGGIO 2015 – “Un bel dì vedremo…”, riecheggia durante le prove la notissima romanza di Madama Butterfly - di Giacomo Puccini - nel Teatro Don Bosco della capitale (via Publio Valerio 63), dove andrà in scena martedì prossimo, 5 maggio 2015 (alle ore 20.00), con un originale allestimento a cura dell’associazione culturale Dodekachordon, in collaborazione con il “Coro Ventuno” di Tokio (diretto dal Maestro Macoto Oocubo), per la prima volta in Italia.[MORE]

Sul podio il Maestro Salvatore Mele, che dirigerà l’Ensemble vocale-strumentale Dodekachordon e il “Coro Ventuno” di Tokio. Tra gli interpreti dell’opera pucciniana (in tre atti), su libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica, il soprano Fujiko Hirai, nata a Osaka (Giappone), nel ruolo di Cio-Cio-San, il mezzo soprano Naoko Sunaga (Suzuki) e il baritono Macoto Oocubo (zio Bonzo): attraverso le loro voci rivivrà la struggente storia d’amore e di morte della piccola geisha-farfalla.

Il soprano Fujiko Hirai si racconta ai lettori di InfoOggi

Com’è nata la sua passione per il “bel canto”?
Da ragazza sono rimasta folgorata da una messinscena della “Traviata”, in particolare dai costumi; poi ho ascoltato l`interpretazione di Maria Callas della “Tosca” e in quel preciso momento ho deciso che avrei fatto la cantante lirica.

Nel corso della sua carriera ha calcato i palcoscenici di prestigiosi teatri internazionali, da Tokyo a New York, fino alla patria del melodramma, l’Italia. L'esibizione per lei più emozionante?
Quella al Teatro Fenice di Venezia, nel 2013, quando ho eseguito un concerto di gala con la banda della Marina dello Stato Italiano.

Lei è un po’ italiana… Cosa le piace dell’Occidente?
Per i miei amici sono sempre stata “poco giapponese”. Sono arrivata in Italia nel 2000, inizialmente per via di un viaggio. Ho poi deciso di perfezionare qui i miei studi, vivendo per alcuni anni a Firenze. Da circa tredici anni invece mi sono trasferita a Roma, dove mi sento a casa. Amo la cucina italiana e la gente, così solare. In parte, credo abbia giocato un ruolo determinante mio padre, innamorato dell’Occidente: è figlio di quella generazione che ha vissuto i cambiamenti del Giappone, la fine di un mondo sotto gli inesorabili colpi della storia, così come l’influenza degli Stati Uniti, in ascesa in particolare dopo la seconda guerra mondiale.

Presso l’Ambasciata del Giappone a Roma le è capitato di rappresentare il suo Paese d’origine nelle cerimonie ufficiali, come in occasione degli scambi culturali del 2012 presso il Teatro Velluti. “Madama Butterfly”, una tragedia giapponese, porta in scena, tra l’altro, il tema del conflitto fra culture: nell’epoca che stiamo vivendo, quale messaggio rivolge alle nuove generazioni?
È molto importante che ogni giovane guardi alle altre culture con grandi occhi curiosi e le rispetti con grande cuore; solo allora ogni nuova scoperta porterà a lui gioia.

C’è un ruolo in particolare che le piacerebbe interpretare in futuro?
Tosca, ancora Tosca, e Manon Lescaut; ruolo, quest’ultimo, già studiato ma ancora non interpretato.

Nel tempo libero quale genere musicale preferisce ascoltare?
Oltre alla musica classica mi piace il genere della bossa nova.

Mai senza…
Una collana di smeraldi che mi ha lasciato mio padre, la usava come fermacravatta… e una bambola - portafortuna - che porto sempre con me, anche al teatro, chiamata “Giù Giù”!

 

Domenico Carelli

(Immagini: in evidenza, foto di scena con Fujiko Hirai; in gallery, foto del soprano, di Sheila McKinnon; "Giù Giù")