Interviste

"Michela", romanzo d'esordio di Giulia Madau: intervista alla giovane autrice

TORINO, 30 MARZO 2015 - Ma poi, in fondo, cos’è l’Amore? Le definizioni di questo sentimento sovrabbondano, vere, convincenti, dubbie, credibili forse, ma mai assolute. L’essere sfuggente della sua identificazione è intimamente legato all’essere espressione dei moti dell’anima così diversi e così insondabili da essere unici per ognuno di noi. Amore… non è altro che unimento spirituale de l’anima e de la cosa amata, cantava Dante, senza distinzione tra chi ama e chi è amato, senza soffermarsi a pensare se l’oggetto dell’amore è fuori di noi, è dentro di noi, è altro da noi o è esattamente come noi.[MORE]

E allora definire l’Amore è fare i conti con la nostra capacità di dare in senso assoluto o, più realisticamente, con i nostri limiti dettati dall’egoismo di ricercare la felicità anche laddove è evidente che non possa esistere, dall’esigenza ancestrale di trovare chi ci possa completare anche quando è chiaro che la perfezione di un essere unico è, per sua definizione, non di questo mondo. Da qui i tormenti, le contraddizioni, la lotta continua tra ragione e sentimento, tra il desiderare e il possedere per poi tornare a desiderare. I mille incontri della vita, quelli che ti aiutano a conoscere le parti più nascoste del tuo essere, quelli che ti indeboliscono e ti rendono vulnerabile, esposto alle tempeste, quelli che poi ti insegnano e ti rendono più forte o solo più duro per la paura di tornare a soffrire.

Quando poi anche il destino gioca le sue impietose carte e ti scaraventa in faccia una realtà che ti schianta, ecco che sei obbligato a fare i conti con tutto quello che avresti dovuto fare e dire per non dover convivere per sempre con quelle parole che sono rimaste lì, sospese tra il cuore e la gola. Ma forse semplicemente non era quello il tuo momento. Michela, romanzo d'esordio della giovanissima Giulia Madau (edizioni Smasher), è tutto questo, un crogiolo di pensieri, sensazioni e sentimenti dove la capacità introspettiva dell’autrice, seppur con qualche manierismo letterario e accesso forzato, riesce a coinvolgere il lettore attirandolo nel vortice delle molteplici sfaccettature di un sentimento che non è mai uguale a se stesso ma si rinnova ad ogni sua rinascita. Le protagoniste vivono un amore come tanti anche se diverso. Hanno fatto i conti con se stesse…e con il destino che alla fine ha deciso per loro. Colpisce la naturalezza nel raccontare una storia di sentimenti senza sovrastrutture dove la mancanza di esperienza è, in questo caso, un valore aggiunto perché rende tutto più credibile. È un romanzo di formazione che raccoglie al suo interno echi di stili e riferimenti letterari diversi, ambientato in un luogo senza tempo, incentrato sui suoi personaggi che risultano pieni di calda vita individuale.

Giulia Madau, perché scrivere questo romanzo? Da dove nasce l’ispirazione?

"Secondo la mia intenzione iniziale, quello che poi sarebbe diventato “Michela” non doveva essere niente più che un racconto breve, in cui emergesse l’imprevedibilità dell’attrazione sessuale. Leggendolo, al lettore non sarebbe stato chiaro verso chi la protagonista provasse attrazione, se verso un personaggio maschile o femminile. Tuttavia, più scrivevo, più si delineavano nella mia mente i dettagli di quello che poi sarebbe diventato il mio primo romanzo. Quando ho cominciato non avevo ancora idea di come sarebbe finito".

Come sono stati costruiti i personaggi principali?

"Poco per volta, a mano a mano che scrivevo, i personaggi sono venuti da sé. Quando ho cominciato a scrivere, avevo solo una vaga idea di chi fossero Elena, Michela e gli altri personaggi, cosa volessero e cosa cercassero, poi più procedevo più avevo idee".

E’ una storia d’amore per tutti che tutti possono leggere e in cui tutti possono identificarsi. Qual è l’intenzione di una scrittrice che decide di scrivere una trama come questa?

"Ho voluto descrivere la quotidianità di una coppia omosessuale, che non ha nulla di diverso da una eterosessuale. La mia intenzione era quella di raccontare senza pregiudizi e stereotipi una realtà che nella nostra società è considerata, purtroppo, ancora strana, diversa. Volevo e voglio tuttora che tutti si identifichino con le mie protagoniste, che tutti, uomini e donne, innamorati di uomini o di donne, si rispecchino nei pensieri e nelle emozioni di Elena e Michela. Ma soprattutto il messaggio che volevo mandare ai lettori è che la felicità va colta, vissuta hic et nunc, qualunque ne sia la fonte".

C’è un genere letterario che l’ha particolarmente influenzata e a cui pensa di poter attribuire i tratti più peculiari del suo romanzo?

"No. Mentre scrivevo “Michela” non mi stavo rifacendo a nessun genere in particolare. Penso però che le letture inevitabilmente influenzino la visione del mondo e la personalità di un lettore attento e recettivo, soprattutto in giovane età e negli anni della formazione, quindi è possibile (anzi, è certo) che le mie letture pregresse abbiano influenzato e influenzino tuttora in modo indiretto la mia scrittura e la mia vita, come quella di tutti gli autori".

(Foto dal sito trova-eventi.it)

Maria Portovenero