Politica

Nuova prescrizione in vigore dal 2020. Caos in Commissione e penalisti in sciopero

ROMA, 8 NOVEMBRE – Il vertice odierno a Palazzo Chigi fra i leader della maggioranza, cui hanno partecipato anche il premier Conte ed il Ministro della Giustizia Bonafede, ha consentito di trovare un accordo tra i due partiti al governo in ordine alla riforma della prescrizione penale. Come annunciato negli scorsi giorni e come trapelato già in giornata, si è deciso di introdurre un blocco che impedirà il decorso del termine di prescrizione di ogni reato dopo un’eventuale sentenza di condanna in primo grado di giudizio.

Il ministro Bonafede ha spiegato che la norma verrà inserita nel ddl anticorruzione in fase di discussione in Parlamento tramite un emendamento ad hoc, ma ha chiarito che essa entrerebbe in vigore a partire dal 1° gennaio 2020. Nel contempo il Guardasigilli ha rivendicato l’apertura di una “rivoluzione” del processo penale, che verrà completata tra alcuni mesi e segnerà “una svolta epocale” per la giustizia italiana. L’obiettivo dell’esecutivo è infatti quello di lavorare ad una ulteriore legge delega che contenga un progetto di riforma organica della procedura penale, sostanzialmente allo scopo di velocizzare i tempi dei giudizi. È probabilmente questo il senso dello stesso accordo odierno tra Lega e 5 Stelle, dal momento che nei giorni scorsi i principali esponenti del Carroccio si erano mostrati perplessi sulle intenzioni dei propri alleati in ordine all’introduzione di una sospensiva della prescrizione. Il ministro della Pubblica Amministrazione Giulia Bongiorno – peraltro celebre penalista – aveva definito la proposta come “una bomba atomica nel processo penale” ed aveva dichiarato di volersi battere contro la sua introduzione, considerandola “inaccettabile”. Incalzata dai cronisti all’uscita da Palazzo Chigi dopo il vertice, oggi Giulia Bongiorno è stata dunque costretta a chiarire la sua posizione e a correggere il tiro, affermando che il problema sarebbe stato semplicemente quello di far entrare in vigore una riforma della prescrizione “in un sistema malato come quello attuale”. “È chiaro che invece non rischieremmo l’effetto – bomba atomica se riducessimo i tempi dei processi prima di far entrare in vigore la sospensiva” – ha poi concluso il ministro.

L’istituto oggetto di riforma in ambito penale determina l’estinzione di un reato a seguito del decorso di un determinato arco temporale. La sua ratio deriva dal fatto che a distanza di molto tempo dalla commissione del reato, verrebbe meno sia l’interesse dello Stato a punire la relativa condotta sia la necessità di un processo di reinserimento sociale del reo (che dovrebbe essere l’obiettivo di fondo della pena). La prescrizione è inoltre motivata dal diritto dell’imputato ad un giusto processo in tempi ragionevoli (superati i quali il reato si estingue e quindi ciò tenderebbe a velocizzare i giudizi) e dal fatto che tempi certi renderebbero oggettivamente più difficile un eventuale inquinamento delle prove od anche la scomparsa o minore memoria ed attendibilità dei testimoni. L’istituto avrebbe dunque riflessi positivi sia sull’efficacia dell’azione penale sia sull’esercizio del diritto di difesa, contribuendo ad evitare che le indagini ed il processo avvengano a distanza di un numero eccessivo di anni dopo il fatto-reato. In ogni caso, la riforma della prescrizione, indipendentemente dalle modalità di approvazione in Parlamento, dovrebbe costituire una norma penale sostanziale e pertanto non potrebbe avere effetti retroattivi in base a quanto disposto dall’art. 25 comma 2 della Costituzione (“nessuno può essere punito se non in forza di una legge che sia entrata in vigore prima del fatto commesso”), quindi potrebbe riguardare esclusivamente i reati commessi dopo la sua eventuale introduzione.

Le opposizioni si sono comunque mostrate contrarie sia al contenuto della proposta sia al suo inserimento nel ddl che riguarda la materia della corruzione, tra l’altro prima ancora che ne venga modificato il titolo. Questa mattina, le proteste vigorose sono quasi sfociate in rissa dopo l’ok della Commissione Affari Costituzionali e Giustizia della Camera dei Deputati all’ampliamento della materia del disegno di legge, rendendo necessario l’intervento di alcuni commessi per sedare gli animi. La bagarre si è però sposata in Aula, sempre a Montecitorio, dove i deputati di Forza Italia hanno occupato i banchi del governo durante la discussione, forzando la sospensione della seduta. La confusione generale non ha tuttavia impedito alla maggioranza, sia in Commissione sia in Aula, di votare l’ampliamento della materia del ddl in modo da consentire poi la successiva presentazione dell’emendamento sulla prescrizione. È per questo che i dem hanno chiesto a gran voce una riunione della Conferenza dei Capigruppo che dichiari nullo il voto di questa mattina: “Quello che è accaduto oggi non è accettabile” – ha affermato l’on. Alessia Rotta – “non siamo neanche certi che ci fosse il numero legale per votare, poiché i segretari non hanno effettuato neppure il conteggio dei presenti, pertanto chiediamo che il voto venga ripetuto”; secondo Gennaro Migliore, inoltre, la votazione non sarebbe stata neppure formalmente indetta, né chiarito l’oggetto della deliberazione.

Non più pacata la reazione degli avvocati penalisti italiani, che hanno annunciato quattro giorni di sciopero, da martedì 20 a venerdì 23 novembre, proclamati dal loro organismo rappresentativo dell’Unione delle Camere Penali. La protesta riguarda le “sciagurate iniziative” della maggioranza di governo in materia di giustizia, a cominciare dalla sospensiva della prescrizione, inserita in quella che è stata definita una “controriforma autoritaria del sistema penale”. Più mite, invece, la posizione dell’Associazione Nazionale Magistrati, in base a quanto risulta dalle parole del Presidente Francesco Minisci: “Anche noi abbiamo sempre sostenuto una modifica del sistema della prescrizione penale, ma questa riforma dev’essere inserita in un disegno più ampio e complessivo che riguardi l’intero procedimento. Ora il governo appare orientato ad operare proprio nel percorso da noi sempre sostenuto, quello di non lasciare isolata la modifica della prescrizione che di per sé non sarebbe affatto utile. Noi, come sempre, saremmo pronti a fornire il nostro contributo tecnico sulle varie proposte per snellire ed accelerare il sistema in modo da renderlo davvero più efficiente, ma a questo punto attendiamo di vedere quali saranno i contenuti dei progetti di riforma annunciati per il 2019-2020.”


Francesco Gagliardi


Fonte immagine: baritoday.it