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Venezuela: Italia blocca proposta UE pro Guaidò

BUCAREST, 1 FEBBRAIO – Stando a quanto riferito dall’agenzia di stampa spagnola “Europa Press” e confermata all’Ansa da fonti diplomatiche europee, l’Italia – tramite propri rappresentanti governativi – sarebbe l’unico Paese dell’Unione ad aver bocciato una proposta di compromesso, avanzata dal ministro degli Esteri svedese, Margot Wallstrom, con cui si accettava il ruolo di Juan Guaidó come Presidente della Repubblica venezuelana ad interim fino a nuove elezioni.

La discussione della proposta è avvenuta alla riunione dei capi delle diplomazie UE a Bucarest, ma per il suo accoglimento sarebbe stato necessario realizzare l’unanimità dei consensi fra i 28. In ogni caso, non si sarebbe trattato di un riconoscimento formale del ruolo istituzionale di Guaidó, ma comunque di un appoggio implicito, giacché nella proposta sarebbe stata prevista una formula mediante la quale sarebbe stato espresso sostegno all’impegno politico ed istituzionale dell’ex presidente dell’Assemblea Nazionale venezuelana, esortandolo a portare avanti la preparazione di elezioni libere e democratiche nel Paese sudamericano.

Già i rappresentanti greci, sabato scorso, si erano espressi contro il riconoscimento di Guaidó, ma sarebbero stati poi convinti dalla proponente Margot Wallstrom a prestare il loro consenso al compromesso. L’Alto Rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Federica Mogherini, ha tentato invano di ottenere anche il necessario appoggio dei suoi connazionali per l’approvazione definitiva del documento, ma il governo italiano appare ancora attraversato da forti contrasti interni sul tema (nonostante pare che anche il Ministro degli Esteri Moavero abbia partecipato alla stesura della proposta). In mancanza di unanimità, la stessa Mogherini ha poi deciso di lasciare ai singoli Stati la decisione sul riconoscimento, concentrandosi sull’avvio di un gruppo di contatto diplomatico tra l’Unione e lo Stato sudamericano.

“Visto che siamo già stati scottati da varie ingerenze in altri Stati non vogliamo arrivare al punto di riconoscere soggetti che non sono stati votati dal popolo. Per questo stesso motivo non riconosciamo neppure Maduro e per questo l’Italia intende continuare a perseguire la via diplomatica e di mediazione con tutti gli altri Stati interessati, per arrivare ad un processo che porti a nuove elezioni, ma senza l’imposizione di alcun ultimatum e senza riconoscere soggetti che non sono stati eletti” – ha ribadito il vicepremier Luigi Di Maio in Aula alla Camera dei Deputati, dove è stato interrogato appunto sulla posizione governativa riguardo alla situazione politico-sociale in Venezuela. Confermando le preoccupazioni del M5S di favorire una perpetrazione della guerra civile, egli ha inoltre affermato che “devono essere i Venezuelani a decidere il cambiamento; noi dobbiamo al massimo creare i presupposti per favorire nuove elezioni”. Le dichiarazioni dell’ex vicepresidente della Camera sembrano però non coincidere ancora con una posizione ufficiale unitariamente espressa dall’esecutivo, considerando che in precedenza il leader leghista Salvini aveva invece più volte confermato di appoggiare qualsiasi linea politica che possa consentire la destituzione del Presidente Maduro, che secondo il ministro degli interni starebbe “piegando con la violenza e con la fame il suo popolo, oppresso dal suo regime”.

Nel frattempo, Guaidò è stato riconosciuto come presidente ad interim dal Presidente statunitense, Donald Trump, ma anche dai governi di Francia, Regno Unito, Canada, Brasile, Colombia, Paraguay, Argentina, Perù, Ecuador, Cile, Guatemala e Costa Rica. Al contrario, Russia, Cina, Messico, Cuba, Bolivia, Uruguay, Turchia, Nicaragua ed El Salvador continuano a riconoscere Maduro come presidente legittimo della Repubblica Venezuelana. Tra questi ultimi Paesi, il Messico e l’Uruguay hanno subordinato la permanenza al potere di Maduro all’inizio di un percorso di mediazione tra i due pretendenti alla presidenza, destinato a culminare in un nuovo voto al termine di un processo democratico e si sono dunque offerti per un tentativo di mediazione, in maniera analoga a quanto fatto dalla Santa Sede tramite Papa Francesco. Entrambi i contendenti hanno tuttavia rifiutato ogni tentativo di mediazione e continuano ad autoconsiderarsi rispettivamente leader dell’esecutivo da ciascuno di essi ritenuto legittimo.


Francesco Gagliardi


Fonte immagine: it.sputniknews.com