A Tiriolo inaugurato un nuovo, importante e “ambizioso” laboratorio dedicato all’antica e nobile arte della tessitura
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A Tiriolo inaugurato un nuovo, importante e “ambizioso” laboratorio dedicato all’antica e nobile arte della tessitura

lunedì 19 dicembre, 2022

“Vancali”: a Tiriolo s’inaugura un nuovo, importante e “ambizioso” laboratorio dedicato all’antica e nobile arte della tessitura

Il primo laboratorio che unisce le competenze e la creatività di vari maestri, e si prefigge di diffondere il pregiatissimo tessuto puntando sull’alta moda. Protagonisti i vancali, le famose ed avvolgenti stole delle donne di Tiriolo, ma anche coprispalle, sciarpe e l’innovazione di splendidi cappelli e la linea design di esclusivi accessori di arredo.

Con “Vancali”, si è inaugurato a Tiriolo (Cz) il primo laboratorio d’arte di tessitura, che vede uniti maestri esperti nel maneggiare il telaio come un’opera d’arte, appunto, e come una celebrazione di un antico rito. È infatti, e intanto, un viaggio nel tempo, il loro operare sui fili della trama e dell’ordito, e il portare in alto la base ricca e suggestiva di una storia millenaria che parte da un luogo magico tra il Mar Jonio e il Mar Tirreno, dallo spettacolare panorama predestinato a incantare anche gli occhi più distratti e lontani.

Quella della tessitura di Tiriolo è una storia che conquista e quindi è una storia che non si dimentica. Tra le righe colorate e la tipica “zanna” il caldo e avvolgente vancale “cresce”, al ritmo cadenzato del telaio, per cingere le spalle di donne eleganti, icone di femminilità che vuole affermare se stessa nel confrontarsi col mondo. Il vancale è la bellissima stola, che a Tiriolo indossavano le donne con il tradizionale costume del luogo, il cui nome deriva da “vanca”, la panca dove le stesse erano solite custodire la loro dote, ovvero il corredo nuziale.

Collezioni realizzate rigorosamente a mano per un segno di pregio che arriva da lontano. VANCALI è dunque il primo laboratorio d’arte della tessitura in cui si concentra l’abilità di vari maestri tessitori di Tiriolo. Una “sfida” importante per il territorio, per la Calabria tutta, che vede principale protagonista una giovane donna, Desirèe Zinnà, nata in provincia di Vibo Valentia, a San Nicola da Crissa, musicista, sposata con Antonio Mazzei, originario di Tiriolo, che la ha introdotta all’arte della tessitura a telaio tradizionale, facendole scoprire il fascino ancestrale della pratica “rituale” delle tessitrici. E tale è stato il lievitare della passione, che assieme al marito non ha indugiato nell’intraprendere la via che oggi diviene impresa, con una vera scommessa, in cui viene riposta piena fiducia: fare innamorare il mondo dell’alta moda, di questo fantastico e unico tessuto, così come è capitato a loro stessi...

Intanto, è stato già forte l’apprezzamento di quanti intervenuti all’inaugurazione del laboratorio che hanno potuto ammirare i vancali, i coprispalle, le sciarpe, e l’innovazione di splendidi cappelli e della linea design di accessori di arredo di altissimo pregio. Don Bogdan, parroco di Tiriolo, ha benedetto il taglio del filo di seta rosso, lo stesso adoperato per la tessitura, accanto a Desirèe Zinnà e al marito Antonio Mazzei. Presentata la squadra di maestri tessitori (che comprende anche un giovanissimo) e la responsabile della sartoria, con il saluto entusiasta del Sindaco di Tiriolo, Domenico Stefano Greco, che ha espresso apprezzamento e fiducia nel fatto che questo progetto riuscirà a scalare alte vette e portare lontano il vancale e Tiriolo stessa.  

Orgoglio per la città di Tiriolo e per la Calabria tutta, questo laboratorio sta già dunque scrivendo una nuova pagina nella storia del prezioso capo caratterizzato dal susseguirsi di linee, zanne e greche, con l’uso di filati selezionatissimi, rigorosamente puri, con sete e cashmere di pregio che trattati proprio come una volta, e con la stessa pazienza, meticolosità e amore, riescono a restituire all’antico tessuto eleganza e raffinatezza senza pari; oltre che, a chi li indossa, il calore di un abbraccio avvolgente, morbido e rassicurante. La storia e la filosofia del laboratorio sono contenuti nel sito www.vancali.it

VANCALI nasce, come detto, nelle trame della storia. E per questo costituisce un’iniziativa di alto valore, anche per il dichiarato intento di conservare e riproporre un metodo pregiato di tessitura con le tecniche più antiche e, al contempo, con l’idea di innovare e trasformare in capi e accessori di alta moda un tessuto che parla al cuore di chi lo possiede. Con i vancali, si tratta infatti di pezzi unici, sempre e soltanto, perché nulla qui può essere riprodotto. Ogni opera è originale, e l’arte con cui è tessuta oggi vuole offrirsi a chiunque sappia accogliere l’invito al “viaggio” poetico e nostalgico che riporta indietro nel tempo. “Vancali” a Tiriolo è dunque un laboratorio d’arte, con annesso punto vendita, davvero all’altezza delle più accattivanti vetrine e griffe delle città metropolitane in cui è protagonista l’alta moda.

La tradizione della tessitura in Calabria, risale all’epoca della cultura Enotria (XV secolo a.C.). Nel corso del tempo, comincia ad assumere i connotati che ancora oggi la contraddistinguono, in particolare grazie agli scambi con la cultura araba e bizantina che consentono alle donne calabresi di acquisire nuovi stili grafici e tecniche. La tessitura è stata un elemento particolarmente rappresentativo della cultura calabrese: segreti e tecniche di produzione del vancale, sono stati tramandati da madre in figlia, di generazione in generazione, almeno sin dal 1461, epoca cui risale il primo documento ufficiale che riconosce la tecnica del vancale.

Questa particolare stola, la cui lavorazione avviene tutt’oggi con antichi telai in legno, è utilizzata nel moderno abbigliamento femminile sopra un abito o un cappotto, e altresì impiegata come decoro ornamentale delle abitazioni, su poltrone, tavoli, pareti. I vancali realizzati in lana o seta, con fasciature trasversali multicolori e intramezzature di laminato oro e argento su fondo bianco o nero, sono dei veri capolavori.

Attraverso i suoi colori, come ricorda Athanasios Chalkeopoulos (Attanasio Calceopulo) nel suo prezioso Liber visitationis (1457-1458), il vancale ha sempre avuto valore simbolico: per un lutto veniva indossato tutto in nero, mentre per i matrimoni o per le feste diventava ricco di colori vivaci e pieni di geometrie lineari. Tra le righe, talvolta anche filati di oro e argento, a simbolo di maggior ricchezza. Questi pregiati tessuti antichi, hanno celebrato anche l’unità d’Italia: durante il Risorgimento, infatti, e anche dopo la Seconda guerra mondiale, nella trama comparve sovente il tricolore. Le giovani donne attendevano il loro debutto in società, tessendo il vancale che avrebbero indossato per l’occasione, preparandosi ad essere belle ed eleganti e accarezzando il sogno d’incontrare l’uomo della vita.

Tiriolo, terra dei Feaci, giaciglio sicuro per Ulisse

Tiriolo, fondata dai greci circa 600 anni prima della guerra contro Troia, è nota per la sua eccezionale posizione: nel punto più stretto d’Italia, la vista abbraccia i due Mari, lo Ionio e il Tirreno. Nelle sere senza foschia, la natura regala incantevoli spettacoli: il sole che tramonta dietro le Eolie, e la vista che si apre sullo Stromboli fumante. Tutto attorno, un rigoglioso bosco protegge la vita che scorre per le vie del centro storico, giudicato tra i 12 più belli della Calabria, dove ogni viuzza racconta una vicenda, con botteghe artigiane e palazzi nobiliari in cui si scorgono maschere apotropaiche realizzate in pietra o legno.

La magia ed il fascino di Tiriolo si intrecciano indissolubilmente con il mito del protagonista indiscusso dell’Odissea, Ulisse, tra i più celebri eroi della mitologia greca. Secondo gli accurati studi e le scrupolose ricerche del docente e storico tedesco, Armin Wolf, Ulisse sarebbe approdato in Calabria, nel Golfo di Squillace, a seguito del naufragio che dal Mar Tirreno lo condusse al Mar Ionio. Qui sarebbe stato amabilmente soccorso dalla giovane Nausicaa, condotto presso Tiriolo, l’allora città dei Feaci, situata sullo spartiacque tra i due mari. Accolto benevolmente, debitamente rifocillato e tornato in forze, da qui ripartì per il lungo viaggio che lo riportò dalla sua Penelope.


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