Arabia Saudita: donne in piazza per il diritto alla guida
Estero Lazio

Arabia Saudita: donne in piazza per il diritto alla guida

venerdì 17 giugno, 2011

RIAD, 17 GIUGNO – Donne al volante, pericolo costante? No, non pare questo il problema dell’Arabia Saudita. In questo Stato è totalmente proibita la guida al femminile. Sarà stato il vento di cambiamento che soffia da mesi in Medio Oriente, ma questa volta le donne saudite hanno scelto di mettersi in auto sfidando il divieto del re Abdullah. [MORE]
“Women2drive”. Questo è il nome della campagna lanciata sui social network che promette di proseguire fino alla pubblicazione di un decreto reale che autorizzi le donne a guidare. Può sembrare banale o quasi triste combattere per un diritto che ai nostri occhi è ovvio. Ma in un Paese in cui il re passa per progressista solo per aver emesso un decreto che permetta che siano le donne, invece degli uomini, a vendere biancheria intima femminile, allora probabilmente il diritto alla guida non è poi così scontato.

All’origine delle proteste ci fu l’arresto di una donna di 32 anni, Manal Al Sharif, considerata l’organizzatrice numero uno. Manal era stata arrestata perché alla guida di un'auto nella città di al-Khobar, nell'est del regno saudita. Una mossa premeditata, come dimostrava il video caricato su Youtube dalla stessa attivista prima dell'arresto e l'apertura di una pagina Facebook nella quale la stessa Sharif chiedeva alle donne del suo paese di accogliere l'invito delle attiviste e sfilare, tutte al volante, il 17 giugno per indurre la famiglia reale ad abrogare il divieto di guida alle donne. La donna, dopo 9 giorni di carcere, si è dichiarata penita, pertanto non parteciperà alla protesta odierna. Ma tante altre donne sfideranno il divieto del re.
 

Bisogna precisare che le attiviste si sono raccomandate di indossare il velo e , se possibile, portare nell’auto una bandiera saudita e la foto del sovrano, per non far pensare che si tratti di una dimostrazione contro il regime. Le promotrici della campagna chiedono inoltre alle donne di “avere preferibilmente un uomo accanto per proteggerle. E qualora fossero arrestate, di non aver paura, in quanto dovranno solo firmare un impegno scritto”. Ma nel frattempo sul web è partita anche una controprotesta: una campagna violenta invita i mariti a picchiare le mogli che oseranno lanciare questa sfida e mettersi, contro le regole, alla guida.
 

“Permettere a una donna di guidare significherebbe provocare un miscuglio di generi che metterebbe la donna in serio pericolo, e porterebbe al caos sociale”, recita una fatwa (precetto religioso) che risale al 1991. Da quel momento sporadiche proteste si sono susseguite fino ad arrivare alla manifestazione di oggi che forse potrebbe anche segnare l’inizio di una primavera per l’Arabia Saudita. “Le donne mediamente sono molto più coraggiose degli uomini e da tempo stanno dimostrando questo coraggio sfidando i divieti imposti dai vertici sauditi. Non mi sorprenderebbe se avessero un ruolo determinante nella nostra battaglia per le riforme”, sostiene l’attivista Mohammed al Qahtani lasciando intendere che proprio le donne potrebbero essere, come lo sono già state in Tunisia e in Egitto, l’elemento trainante del cambiamento futuro.
 

Filomena Maria Fittipaldi


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