Fonsai: Ligresti indagato per aggiotaggio
Economia Piemonte

Fonsai: Ligresti indagato per aggiotaggio

martedì 14 maggio, 2013

TORINO, 14 MAGGIO 2013 - La Guardia di finanza del nucleo di polizia tributaria di Torino – nell’ambito dell’inchiesta sul falso in bilancio in Fondiaria Sai – in queste ora notificando nuovi avvisi di garanzia con l'accusa di aggiotaggio - ovverosia quello di aver divulgato notizie false finendo per alterare il mercato - agli amministratori della compagnia assicurativa torinese. In particolare, sono stati raggiunti dall’avviso: Salvatore Ligresti, i suoi tre figli, Jonella, Giulia Maria e Paolo, Fausto Marchionni, Emanuele Erbetta, Antonio Talarico e Vincenzo La Russa.

Secondo le ricostruzioni fatta dagl’inquirenti, il sostituto procuratore Marco Gianoglio e l'aggiunto Vittorio Nessi che coordinano le indagini, i sopraindicati avendo comunicato ai mercati notizie false sul bilancio dell'azienda quotata in borsa, volontariamente avrebbero alterato il prezzo delle sue azioni.

Così, eccezione fatta per Salvatore Ligresti, tutti risultano indagati per falso in bilancio per aver "truccato" la voce destinata alla cosiddetta riserva sinistri alterando - tra il 2008 e il 2010 – le voci di bilancio per una cifra stimata intorno agli 800 milioni di euro. Parallelamente all’indagine torinese, si tra muovendo anche la procura di Milano dove, il pm Luigi Orsi sta indagando sulla scalata al gruppo e dove il patriarca Ligresti, i suoi figli e l'ad di Mediobanca Alberto Nagel, sono accusati di ostacolo agli organi di vigilanza per il presunto patto occulto tra Mediobanca e la sua famiglia.

E proprio ieri - forse perché già era trapelata la voce dei suddetti avvisi di garanzia - Giulia Ligresti, ex presidente di Premafin e figlia si Salvatore, aveva lanciato il monito sul rischio concreto di naufragio della fusione tra l'ex galassia Ligresti e Unipol potrebbe naufragare. Fusione che da mesi è sotto la lente d’ingrandimento della la Procura di Milano e che ha condotto all'iscrizione nel registro degli indagati, tra gli altri, anche dell'ad di Mediobanca Alberto Nagel, il quale – secondo la procura – avrebbe ostacolo all'attività di vigilanza. [MORE]

A tal riguardo, il pm Luigi Orsi si sta soffermando su una lettera rinvenuta in data 17 maggio 2012, sequestrata dalla Procura di Milano all’avvocato Cristina Rossello, segretaria del patto di sindacato di Mediobanca, che sembrerebbe contenere le condizioni dettate dalla famiglia Ligresti per farsi da parte nell’operazione Unipol-FonSai. Patto occulto o un tentativo di ricatto da parte dei Ligresti nei confronti di Mediobanca? Su questo stanno indagando i magistrati. Sta di fatto che, secondo indiscrezioni, nella lettera si parlerebbe di una sorta di buonuscita cash di 43 milioni di euro, pari al controvalore di circa il 30% delle quote Premafin, per Salvatore e i suoi figli. Oltre a ciò, l’accordo sembrava contemplare - a favore del patriarca Ligresti - un ufficio con segretaria, un autista e una cascina; una sorta di “liquidazione” per Jonella Ligresti e il mantenimento delle attività lavorative in Francia e in Svizzera per Giulia e Paolo Ligresti. A mettere a conoscenza il sostituto procuratore Luigi Orsi del suddetto documento, sarebbe stato lo stesso Salvatore Ligresti durante un interrogatorio, nel corso del quale avrebbe dichiarato di aver sottoscritto il documento poi consegnato all’avvocato Rossello come “fiduciaria dell’accordo”. Tuttavia, sul documento sequestrato dagli inquirenti, nello studio del legale, non compare alcuna firma in calce. E da Mediobanca è arrivata, in merito una secca smentita: “Nessun accordo con i Ligresti, né mai firmati documenti”.

Giulia Ligresti, in merito alla fusione, ha dichiarato: «Ho la certezza che Mediobanca e Unicredit (una delle banche più esposte verso l'intero gruppo, ndr) così come il management interno di Fondiaria Sai, guidato e diretto da Mediobanca, fossero perfettamente a conoscenza delle criticità patrimoniali di Unipol, mai sanate. E questo ha portato a uno sproporzionato e non giustificato aumento di capitale, funzionale a un'operazione di integrazione che con grande probabilità è destinata a naufragare, Una fusione la cui conseguenza è stata quella di aver volutamente quasi azzerato il valore della propria partecipazione per tutti gli azionisti»,

Prosegue la figlia di Ligresti: «Più volte ho cercato di evidenziare molti aspetti non chiari, partendo dalla richiesta di diminuzione dell'aumento di capitale per Fonsai, fino alla possibilità di aprire ad altre soluzioni stand alone, molto più vantaggiose per tutti gli azionisti, i dipendenti tutti». Infine, Silvia Ligresti conclude: «Come alcuni hanno scritto e come molti pensano, la realtà è che Fondiaria Sai doveva salvare Unipol e gli interessi delle banche».

A tal riguardo, evidenziamo che -  oltre alla Procura di Milano - sulla fusione sta indagando anche la Consob e Ivass, l'ufficio 'Analisi quantitative' della Commissione.

Per un approfondimento sul caso Ligresti: Intrighi del "Salotto buono": I Ligresti

(fonte: La Repubblica, Adnkronos)

Rosy Merola
 


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