Groupon e Ordine dei medici: la guerra continua e porta in campo anche l'Antitrust
Cronaca Emilia Romagna

Groupon e Ordine dei medici: la guerra continua e porta in campo anche l'Antitrust

giovedì 8 dicembre, 2011

BOLOGNA, 8 DICEMBRE 2011 - Una guerra dai toni sempre più aspri. Tutto ha inizio il 22 novembre scorso quando Giancarlo Pizza, presidente dell'Ordine dei medici, convocò innanzi alla Commissione disciplinare 15 medici bolognesi rei d’aver lanciato le proprie offerte sul web, e nello specifico servendosi di Groupon. [MORE]

Una pratica questa su cui Pizza si espresse molto chiaramente "Molti medici credono che questa pratica sia lecita, invece così non è. Si può aprire un sito web, ma non si può associare il proprio nome ad altri soggetti, figuriamoci se sono poi commerciali. Groupon non ha alcuna colpa, i medici invece devono stare attenti". Se quel 22 novembre la Commissione disciplinare si limitò ad un semplice ammonimento, Pizza minacciò che l’atteggiamento per i recidivi sarebbe stato ben più duro. Nella stessa occasione ricordò a tutti i medici che magari lo avevano dimenticato che “il codice deontologico vieta l'apparentamento di un medico, l'associazione del proprio nome a soggetti commerciali”.

Ma Groupon, che sino a qualche giorno fa aveva deciso di non replicare alle parole di Pizza, ora scende in campo, e, agguerrita, tramite la voce dell’amministratore delegato di Groupon Italia, Boris Hageney, dichiara guerra alle limitazioni del Codice Deontologico e a tutti gli ordini provinciali che hanno emanato richiami nei confronti dei loro iscritti. L’ad di Groupon Italia, durante una conferenza stampa, parla riferendosi al settore medico, di uno tra i più forti per la sua società, e all’accusa rivoltagli dall’Ordine di svendere la professione medica, risponde spiegando che in ambito sanitario il controllo sulle offerte é ancora maggiore rispetto agli altri campi, viene verificata l’iscrizione del professionista all’Ordine, vengono fatti controlli sulla struttura e sul prezzo.."Noi non facciamo reclame - ha spiegato il Ceo Hageney - facciamo marketing. Il nostro scopo è aprire nuovi mercati ed educare più persone possibile a servizi di cui non sono nemmeno a conoscenza. La credibilità del nostro marchio passa per la qualità. E su un livello costante, riconoscibile in ognuno dei 45 paesi in cui siamo presenti. Anche per i nostri partner, non avrebbe senso fornire prestazioni scadenti: lo scopo è far tornare i clienti. Noi abbiamo iniziato a proporre prestazioni sanitarie lo scorso anno con i dentisti. Poi ci siamo allargati fino ad arrivare alle diagnostiche come ecodopler e tac. Tutte fatte, però, dopo una visita preliminare di idoneità".

Per quanto concerne quest’ultimo aspetto, l’eco-doppler o la Tac, casi per i quali era nata la questione dell’appropriatezza rispetto alle reali esigenze del paziente, Hageney ha spiegato “Per ogni esame é inclusa una visita iniziale, da parte di un medico interno alla struttura, per capire se la prestazione davvero necessaria. In caso negativo saranno restituiti i soldi oppure la persona potrà usufruire di un altro servizio”.

E se Pizza conferma il pugno duro, rendendo noto che l'Ordine sta proseguendo nel convocare gli iscritti per spiegar loro che il codice deontologico vieta simili pubblicità, Groupon controbatte sostiene che il Codice deontologico sarebbe sorpassato dalle norme nazionali sulle liberalizzazioni, e proprio quest’ultimo punto, spiega Roberto Panetta, consulente legale di Groupon, è stato decisivo nel portare Groupon a presentare una segnalazione all’Antitrust. Le motivazioni le spiega Panetta: “Abbiamo presentato una segnalazione a tutti gli ordini provinciali. Dal decreto Bersani fino alla manovra di agosto del governo Berlusconi, fino alle norme approvate questo weekend, tutte vanno nella stessa direzione, rendendo, a suo avviso, possibile la pubblicità anche nelle libere professioni, dunque anche per i medici, purchè – ha concluso il legale - non sia equivoca, ingannevole o denigratoria”.

Groupon sostiene che le norme del Codice deontologico siano di rango inferiore rispetto a quelle nazionali sulle liberalizzazioni, ma Pizza controbatte “Questo lo dicono loro. Il Codice è roba nostra, non possono essere certo loro a cambiarlo. Comunque - conclude Pizza - hanno tanti ambiti in cui fare le loro offerte, lascino in pace noi”.

Sara Marci


Autore
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