"Il grande e potente Oz" di Sam Raimi, un tunnel delle meraviglie che celebra la magia del cinema
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"Il grande e potente Oz" di Sam Raimi, un tunnel delle meraviglie che celebra la magia del cinema

martedì 12 marzo, 2013

Il grande e potente Oz di Sam Raimi - tratto dal romanzo di L. Frank Baum Il meraviglioso mago di Oz e prequel del film Il mago di Oz del 1939 di Victor Fleming - esce il 7 Marzo nelle sale italiane.

Attraverso un incantevole prologo in bianco e nero in formato 4:3, eroe protagonista e spettatori sono catapultati dal ciclone del 3D in un mondo dai colori appariscenti in cui si presenta una varietà incredibile di creature fantastiche e bizzarre. Ci si imbatte in una favola labirintica, dove fra streghe cattive e buone, maghi imbroglioni, personaggi di porcellana e animali parlanti, si perde la bussola della storia. La forza dei colori e delle invenzioni fantasmagoriche ha il sopravvento sulla narrazione, si crede a tutto perché non si crede a niente; nessuna emozione raffinata, nessun sussulto d’anima, ma si prova sul serio la sensazione di vedere, con ingenua e infantile meraviglia, una bambola di porcellana e una scimmietta alata che parlano e camminano.

Oscar Diggs è un mago eccentrico che lavora come illusionista in un piccolo circo nel Kansas, ciarlatano di scarsa moralità e seduttore di donne, un giorno fugge a bordo di una mongolfiera e si trova catapultato, a causa di un ciclone, in un altro mondo, dove gli abitanti lo credono l’atteso re salvatore. Mentre è in balia del ciclone, Oscar supplica Dio di risparmiargli la vita e in cambio promette che diventerà un uomo migliore. Finita la surreale tempesta, Oscar atterra in una variopinta terra magica dove incontra tre streghe che governano il Paese, Theodora, Evanora e Glinda. Qui avrà l’opportunità di mettere in atto il suo nobile proposito."Io non voglio essere un brav'uomo. Io voglio essere un grande uomo."[MORE]
Il grande e potente Oz
, più che una favola con un capo e una coda, è uno spazio in cui perdersi, immergersi, astrarsi, naufragare dolcemente in questo mare, non è importante seguire il filo logico del racconto, di per sé scontato, superficiale, inconsistente, ma gustare le espressioni e i movimenti di creature deliziose e personificazioni bizzarre costruite sulla scena, ossia godere con gli occhi la sua finta, mai falsa, illusione. Durante tutto il film di fatto non succede niente, non ci sono personaggi così cattivi da creare problemi così seri che eroi di grande coraggio debbano affrontare. La sensazione è quella di trovarsi all’interno di una scatola magica, un tunnel degli orrori senza orrori a cui si sostituiscono meraviglie che saltano all’improvviso da ogni angolo. E quale potrebbe essere il migliore simbolo, riferimento o spazio celebrato da questo labirinto di meraviglie se non il cinema, la più grande illusione, quel potente marchingegno che in un mistero abbraccia il sogno e ritorna - da qualunque punto voglia partire e qualunque punto voglia raggiungere - alla favola, all’illusione.

Omaggio di Raimi e della Disney ai Lumière, a Méliès, alle origini del cinema di Hollywood, il significato sincero del film è più nella cinefilia che nella favola sul percorso di redenzione morale dell’eroe. Sottile ed abile il suo citazionismo, la sua capacità di essere una terra magica in cui con le immagini si esalta il mistero affascinante del cinema, senza riferimenti espliciti ma attraverso la celebrazione delle illusioni, buone e cattive, piccole e grandi, estreme e bizzarre, fino a quella più spettacolare, capace di trasformare un piccolo uomo in un grande e potente mago. Quando il cinema si appropria del significato profondo dell’immagine la favola non esiste più, esistono i personaggi, la loro incredibile verità ricreata attraverso l’artificio. Tutto è finto ma nulla è falso, nulla è vero ma tutto è autentico, già non più attraverso la fantasia, ma attraverso la verità del cinema.

Certo il film, se non ha alcuna capacità di far vivere grandi emozioni, ha l’abilità di far entrare in forte empatia con tutto l’apparato messo in scena, ben congegnato, a partire da colori, suoni, inquadrature, paesaggi e oggetti, capaci di imprigionare totalmente lo sguardo, per finire a suggellare l’idillio con la visione, attraverso tocchi di stile raffinati e di delicatezza estrema, nelle scene in cui Oscar Diggs ricompone i pezzi della bambola in frantumi ridandole braccia e gambe ed in quelle dove le espressioni tenere della scimmietta alata ubriacano gli occhi nell’illusione. Nessun personaggio riesce a raggiungere spessore emotivo e a creare tensione drammatica, le interpretazioni rimangono superficiali e sono quasi stereotipi, cliché troppo aderenti al baldacchino del mondo fantastico; la raffinatezza del film è nel gioco del cinema che crea l’incanto, capace di produrre, nel vero senso della parola, il meraviglioso, ed anche qualcosa di più, se attraverso quel meraviglioso si riesce ad ottenere la vittoria del bene sul male. Il cinema determina sublimazione, purificazione e catarsi, restituisce i sogni anche a chi crede d’averli perduti.


Titolo originale: Oz: The Great and Powerful
Interpreti: James Franco, Michelle Williams, Mila Kunis, Rachel Weisz, Zach Braff, Bill Cobbs, Joey King, Abigail Spencer, Tony Cox
Origine: USA, 2013
Distribuzione: Walt Disney Pictures
Durata: 130'

(nella foto: particolare del manifesto del film)
 

Gisella Rotiroti


Autore
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