Mafia vertice della piovra. Cosa nostra, chi sarà il nuovo boss della mafia: ecco i quattro super latitanti di "massima pericolosità"
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Mafia vertice della piovra. Cosa nostra, chi sarà il nuovo boss della mafia: ecco i quattro super latitanti di "massima pericolosità"

martedì 17 gennaio, 2023

Mafia. Cosa nostra, chi sarà il nuovo boss della mafia: i quattro super latitanti di "massima pericolosità". Procuratore De Lucia: "L'obiettivo della mafia è sempre lo stesso: individuare nuovi capi e strutture dirigenti", catturato Mattia Messina Denaro, la lotta per il nuovo vertice della piovra

"Adifferenza delle camorre, la mafia ha una struttura con una testa sola", così il procuratore di Palermo, Maurizio De Lucia, nella conferenza stampa dopo la cattura del boss Matteo Messina Denaro. E la lotta per il vertice della "piovra" - sembra di capire - è già iniziata.

Sono nella lista di "top wanted" del ministero dell'interno quattro "super latitanti di massima pericolosità", hanno rivestito un ruolo di rilievo non solo nella mafia ma anche nelle altre maggiori organizzazioni criminali del paese, ed hanno in comune di essere primule rosse da tempo. Si tratta di Attilio Cubeddu, Giovanni Motisi, Renato Cinquegranella e Pasquale Bonavota: quattro nomi ancora ricercati dalle forze dell'ordine da quando hanno fatto perdere le proprie tracce.

Chi sono i "super latitanti"
Attilio Cubeddu, nome storico dell'Anonima sequestri sarda, nasce ad Arzana, in provincia di Nuoro, nel 1947 e dopo diversi reati commessi da giovanissimo si scopre una vocazione per i rapimenti: partecipa tra gli altri a quelli Rangoni Machiavelli, Bauer e Peruzzi, fino all'arresto del 1984 a Riccione. La condanna a 30 anni sembra l'inizio della fine, ma si comporta da detenuto modello e riesce ad ottenere diversi permessi premio: da uno di questi, concessogli nel gennaio del 1997 a Badu 'e Carros per vedere moglie e figlie, "dimentica" di rientrare. E' da quel momento che diventa praticamente un fantasma.
Un fantasma che si materializza nei giorni del sequestro Soffiantini, di cui è l'implacabile carceriere ("il piu' cattivo di tutti", secondo l'imprenditore bresciano) e che polizia e carabinieri cercano inutilmente ovunque: in Corsica, Spagna, Germania, Sud America e, naturalmente, in Sardegna, dove secondo alcuni avrebbe trascorso gran parte della sua latitanza, protetto da un network di fiancheggiatori.



"Adifferenza delle camorre, la mafia ha una struttura con una testa sola", così il procuratore di Palermo, Maurizio De Lucia, nella conferenza stampa dopo la cattura del boss Matteo Messina Denaro. E la lotta per il vertice della "piovra" - sembra di capire - è già iniziata.

Sono nella lista di "top wanted" del ministero dell'interno quattro "super latitanti di massima pericolosità", hanno rivestito un ruolo di rilievo non solo nella mafia ma anche nelle altre maggiori organizzazioni criminali del paese, ed hanno in comune di essere primule rosse da tempo. Si tratta di Attilio Cubeddu, Giovanni Motisi, Renato Cinquegranella e Pasquale Bonavota: quattro nomi ancora ricercati dalle forze dell'ordine da quando hanno fatto perdere le proprie tracce.

Chi sono i "super latitanti"
Attilio Cubeddu, nome storico dell'Anonima sequestri sarda, nasce ad Arzana, in provincia di Nuoro, nel 1947 e dopo diversi reati commessi da giovanissimo si scopre una vocazione per i rapimenti: partecipa tra gli altri a quelli Rangoni Machiavelli, Bauer e Peruzzi, fino all'arresto del 1984 a Riccione. La condanna a 30 anni sembra l'inizio della fine, ma si comporta da detenuto modello e riesce ad ottenere diversi permessi premio: da uno di questi, concessogli nel gennaio del 1997 a Badu 'e Carros per vedere moglie e figlie, "dimentica" di rientrare. E' da quel momento che diventa praticamente un fantasma.
Un fantasma che si materializza nei giorni del sequestro Soffiantini, di cui è l'implacabile carceriere ("il piu' cattivo di tutti", secondo l'imprenditore bresciano) e che polizia e carabinieri cercano inutilmente ovunque: in Corsica, Spagna, Germania, Sud America e, naturalmente, in Sardegna, dove secondo alcuni avrebbe trascorso gran parte della sua latitanza, protetto da un network di fiancheggiatori.

Viminale cubeddu Il "killer di fiducia" di Totò Riina
Poi c'è Giovanni Motisi - detto "u pacchiuni", "il grasso" - 63 anni, palermitano doc, è ricercato dal 1998 per omicidio, dal 2001 per associazione di tipo mafioso e dal 2002 per strage. Un lungo curriculum criminale con l'ergastolo da scontare, si tratta del "killer di fiducia" di Totò Riina, e secondo un collaboratore di giustizia: presente anche quando si parlò per la prima volta di ammazzare il generale Dalla Chiesa.
Nel '99 - durante la perquisizione della sua villa di Palermo - spunta una fitta corrispondenza tra lui e la moglie Caterina, bigliettini recapitati da "postini" fidati assieme a vestiti e regali. Ed è dello stesso anno l'ultima comparsa certa in Sicilia di "u pacchiuni", alla festa di compleanno della figlia: nelle foto ritrovate diversi anni dopo risaltano le pareti coperte con lenzuola bianche per non far riconoscere il posto.
Da allora, più niente o quasi, tanto da alimentare il sospetto - ricorrente nelle grandi latitanze - che Motisi possa essere morto.

La vecchia foto in bianco e nero di Cinquegranella
Boss della camorra, classe 1949, anche di Renato Cinquegranella si sono praticamente perse le tracce dal 2002. Ricercato per associazione a delinquere di tipo mafioso, concorso in omicidio, detenzione e porto illegale di armi, estorsione ed altro, originariamente legato alla "Nuova Famiglia", storici rivali della Nuova camorra organizzata di Raffaele Cutolo, di lui resta negli archivi una vecchia foto sgranata in bianco e nero, calvizie avanzata, occhiali, baffi neri e sguardo fisso nell'obiettivo.

Le forze dell'ordine - come fu per quasi trent'anni, durante la ricerca di Messina Denaro - si aiutano con i "rendering" della scientifica, che elaborano il possibile "viso" come è mutato nel corso degli anni, a partire dalla vecchia foto.

 E infine Pasquale Bonavota: l'ultimo entrato nel gruppo dei latitanti "di massima pericolosita'" inseriti nel "Programma speciale di ricerca" dal Giirl, il Gruppo integrato interforze per la ricerca dei latitanti istituito presso la Direzione centrale della polizia criminale: l'omonima cosca di 'Ndrangheta, è una delle piu' potenti e temute, seconda solo ai Mancuso nel "feudo" di Vibo Valentia. E' ricercato dalla fine di novembre del 2018 per associazione di tipo mafioso e omicidio aggravato in concorso, ma fa perdere le sue tracce dopo una condanna in primo grado all'ergastolo (poi cancellata in appello), rimediata nel processo "Conquista": sua, agli inizi del nuovo millennio, sarebbe la prima "locale" autonoma della criminalità calabrese a Roma. Ma i Bonavota hanno interessi ben avviati anche in Liguria, Piemonte e all'estero. (Rainews) (Immagine dal web)


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