'Ndrangheta in Lombardia: conferma condanna a 110 imputati
Cronaca Lombardia

'Ndrangheta in Lombardia: conferma condanna a 110 imputati

venerdì 26 aprile, 2013

MILANO, 26 APRILE 2013 – Vengono confermate le 110 condanne per associazione a delinquere dai giudici della Corte d'Appello di Milano, presieduta da Rosa Polizzi, nel maxi processo con rito abbreviato sulle cosche della 'ndrangheta in Lombardia. Sono quindi riconfermate le condanne emesse in primo grado dal gup Roberto Arnaldi nel novembre 2011, riducendo lievemente le pene.

La pena più alta è stata inflitta ad Alessandro Manno, capo della "locale" di Pioltello, che dovrà scontare 15 anni e 3 mesi. Le riduzioni di pena hanno coinvolto una quarantina di persone, tra cui lo stesso Manno la cui pena è stata ridotta da 16 a 15 anni insieme ad altri personaggi, come Cosimo Barranca, ritenuto il boss della cosca di Milano, la cui pena è passata da 14 a 12 anni di carcere, Vincenzo Mandalari, capo della "locale" di Bollate, da 14 anni a 12 anni e otto mesi, Pasquale Zappia, nominato "capo dei capi" durante una riunione a Paderno Dugnano nel centro intitolato a Falcone e Borsellino, per lui si è passati dai 12 anni a 9 anni.[MORE]

Rimane la medesima la pena per l’ex sindaco del comune di Borgarello (Pavia), Giovanni Valdes, che si è visto confermare un anno e quattro mesi (pena sospesa) per turbativa d'asta.

In seguita alla lettura del dispositivo, durata circa un’ora e giunta dopo nove ore di camera di consiglio, gli imputati hanno manifestato la loro indignazione applaudendo in atteggiamento di sfida.

Le infiltrazioni della mafia calabrese furono rese note grazie all’operazione «Infinito» del luglio 2010, coordinata dalla Dda di Milano guidata dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini. Le indagini hanno fornito un quadro articolato che ha indotto a ritenere che la ’ndrangheta in Lombardia «non può più essere vista semplicemente come un insieme di 'ndrine, tra di loro scoordinate e scollegate, i cui componenti di vertice si incontrano saltuariamente per momenti conviviali», ma è «una organizzazione unitaria» che col tempo «si è dotata di un certo grado di indipendenza dalla ”casa madre”» calabrese, rileva nelle motivazioni della sentenza di primo grado il gup Arnaldi. Inoltre le indagini hanno evidenziato come il 31 ottobre 2009, nel centro per anziani Falcone e Borsellino di Paderno Dugnano, si sia tenuto un importantissimo incontro dove venne eletto l’unico nuovo referente della Lombardia.

(fonte: IlMessaggero)

Cristina Rendina


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