Plastica nel Mediterraneo, presentato il rapporto Arpa-Legambiente
Cronaca

Plastica nel Mediterraneo, presentato il rapporto Arpa-Legambiente

mercoledì 9 marzo, 2011

ROMA, 9 MARZO - Sarebbero circa 500 le tonnellate di rifiuti plastici presenti nel Mediterraneo, secondo uno studio condotto tra luglio e agosto 2010 nella zona marina al largo di Spagna, Francia e nord Italia. Il dato è contenuto nel rapporto intitolato “L’impatto della plastica e dei sacchetti sull’ambiente marino”, presentato stamattina al Senato e realizzato, su richiesta dell’associazione ambientalista Legambiente, da Arpa Toscana e dalla struttura oceanografica Daphne di Arpa Emilia Romagna.[MORE]

Il rapporto mette insieme una serie di studi condotti negli ultimi anni sulla presenza dei rifiuti nei mari e negli oceani di tutto il mondo, dai quali risulta che il rifiuto in assoluto più diffuso è la plastica, costituendo tra il 60 e l’80 % del totale, fino ad arrivare a circa il 95% in alcune zone.

La presenza massiccia di rifiuti plastici rappresenta un serio pericolo per le specie marine. Secondo quanto si legge nel rapporto, “circa 100.000 mammiferi marini, di cui 30.000 foche, e un numero consistente di tartarughe rimangono uccisi dalla plastica in mare ogni anno nel mondo. Tra i 700.000 e un milione di uccelli marini rimangono ogni anno uccisi per soffocamento o intrappolamento”. L’Italia è particolarmente esposta a tale problema, sia perché si affaccia nel Mediterraneo, sia perché, almeno fino al 1 gennaio 2011, risultava uno dei maggiori utilizzatori di sacchetti di plastica, circa il 25% tra quelli commercializzati in tutta Europa. I sacchetti di plastica sono, infatti, tra i rifiuti più abbondanti nei mari, dopo sigarette, mozziconi e bottiglie. 

Dal 1 gennaio 2011, in base alla legge finanziaria del 2007, in Italia gli shopper di plastica sono stati messi al bando, provocando la reazione delle aziende produttrici che hanno presentato un ricorso alla Commissione Europea contro questa decisione. Il rapporto presentato stamattina verrà inviato al Ministero dell’Ambiente che potrebbe utilizzarlo nella difesa contro tale ricorso.


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