SPECIALE OSCAR 2013 - "Les Misérables" di Tom Hooper, spettacolarità priva di fascino
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SPECIALE OSCAR 2013 - "Les Misérables" di Tom Hooper, spettacolarità priva di fascino

lunedì 4 febbraio, 2013

Les Misérables di Tom Hooper, tratto dall’omonimo musical, scritto nel 1980 da Claude-Michel Schönberg e Alain Boublil, tratto a sua volta da I Miserabili di Victor Hugo, ha ricevuto otto nomination agli Oscar. Il film esce il 31 gennaio nelle sale.

Les Misérables si presenta con l’intento di voler essere una grande opera cinematografica ma tradisce immediatamente il significato dell’ennesima sfida alle possibilità del cinema, questa volta nella trasposizione di una storia con un soggetto epico ed illustre. Il confronto con l’opera di riferimento è inevitabile. Il primo regista a realizzare I Miserabili è stato in un certo senso proprio il suo autore, Victor Hugo, che ha messo in moto una macchina narrativa la cui potenza espressiva è paragonabile già ai meccanismi del grande schermo ed ha creato un fortissimo immaginario fantastico anticipando, nella costruzione dei personaggi, molte caratteristiche dell’universo emotivo e psicologico di uno spettatore cinematografico (come a significare che ogni trasposizione debba necessariamente già sortire l’effetto del “remake”).
I personaggi sono impressi nella memoria collettiva così come Victor Hugo li ha creati, aver letto I Miserabili è proprio come aver visto un meraviglioso film. Risulta quindi difficile per uno spettatore (che ha letto il romanzo) immedesimarsi in una diversa creazione, che racconta la stessa storia, e percepirla in modo autonomo dal ricordo del romanzo e delle sue fortissime suggestioni.

La storia racconta il percorso di redenzione di Jean Valjean, condannato a 19 anni di prigione per aver rubato un pezzo di pane. Scontata la pena, viene rifiutato da tutti per il marchio di galeotto. Solo un vescovo lo accoglie e gli da il suo perdono quando i gendarmi lo trovano con i candelieri che gli ha rubato. Da questo momento Jean Valjean diventa un uomo onesto, imprenditore e poi sindaco della città. Fantine, un’operaia della sua fabbrica, in punto di morte gli affida la figlia Cosette. Cosette s’innamora di Marius che Jean Valjean salva durante le barricate. Per evitare a Cosette la vergogna del suo marchio, Jean Valjean si ritira in monastero. Solo quando ormai sta morendo, Marius scopre che è stato lui a salvarlo e lo raggiunge con Cosette per chiedere il suo perdono.

L’apertura del film dichiara in modo esplicito un intento di solenne spettacolarità che prescinde dal contenuto della narrazione. La scena iniziale, con i prigionieri mentre trascinano un galeone a riva - che introduce i due personaggi antagonisti, Jean Valjean e l’ispettore Javert - ha un forte impatto drammatico. Il canto rende questa scena una meravigliosa ouverture. Il film perde purtroppo forza espressiva lungo il suo svolgimento. L’attenzione del pubblico viene catturata attraverso inquadrature sbilenche e mantenuta con il montaggio, non attraverso gli eventi della storia, spesso non presentati con chiarezza e che in alcuni momenti sembrano addirittura apparizioni dal nulla.
E’ encomiabile il lavoro degli attori che recitano e cantano in presa diretta, ma questa scelta coraggiosa sacrifica l’intensità e l’intimità delle scene più liriche. Il film è totalmente privo di scene parlate, fuorché qualche battuta che amplifica nello spettatore la consapevolezza della finzione.

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Les Misérables complessivamente non riesce a trovare una sua pienezza emotiva e narrativa e sembra più una farsa che una trasposizione innovativa capace di reinventare le tematiche significative e drammatiche della storia originale. La vicenda conserva per intero il suo forte impianto ottocentesco che scade nel patetico, proprio nelle scene di maggior pathos, dove invece avrebbe avuto l’opportunità di toccare il cuore e la sensibilità del pubblico. L’enorme baldacchino del musical, costruito ed orchestrato in modo solenne, raggiunge punte di grande spettacolarità nelle scene corali, che riescono a coinvolgere e commuovere, ma rimane solo un artificio, forse valido per la rappresentazione teatrale, che non funziona - in modo proporzionale - al cinema. Il significato profondamente romantico e ricco di fascino de I Miserabili rimanda alla conoscenza del romanzo, alla sua interiorizzazione, il musical non riesce a veicolarlo con il dovuto spessore.

In tutto il film predomina uno stile monumentale ma la messa in scena cinematografica non è resa portavoce dell’importante messaggio di redenzione dell’uomo, che Victor Hugo ha affidato alla sua narrazione. Le grandi tematiche, storiche, etiche e sociali del romanzo sono ridotte a pretesti e i bellissimi personaggi di Victor Hugo sono trasformati in marionette colorate sul grande schermo. Fra tutti emerge Fantine (interpretata da Anne Hathaway, candidata all’Oscar come miglior attrice non protagonista), la cui voce comunica con drammatica emozione lo strazio di una madre ed il dolore di una giovane donna che ha perduto tutti i suoi sogni.

C’è uno spettacolo più grande del mare, è il cielo; c’è uno spettacolo più grande del cielo, è l’interiorità dell’anima.  Victor Hugo


Titolo originale:
Id.
Interpreti: Hugh Jackman, Russell Crowe, Anne Hathaway, Amanda Seyfried, Eddie Redmayne, Helena Bonham Carter, Sasha Baron Cohen, Samantha Barks, Aaron Tveit, Killian Donnelly
Origine: UK, 2012
Distribuzione: Universal Pictures
Durata: 157'


(Nella foto Anne Hathaway/Fantine)

Gisella Rotiroti


Autore
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