Travolto da treno a 13 anni per un selfie, "comunita' sotto shock per una morte assurda"
Cronaca Calabria

Travolto da treno a 13 anni per un selfie, "comunita' sotto shock per una morte assurda"

giovedì 9 marzo, 2017

SOVERATO (CZ) 09 MARZO - Intere comunita' sotto shock per una morte assurda, frutto di un gioco folle. Il giorno dopo la tragedia di Soverato, dove un ragazzino di 13 anni e' morto travolto da un treno per scattare un selfie con gli amici, sono poche le reazioni per quanto avvenuto, dal momento che in molti hanno scelto il silenzio. [MORE]

Gli inquirenti continuano le indagini per completare la ricostruzione della morte di Leandro Celia, il ragazzino che si trovava in compagnia di altri due coetanei quando e' stato travolto dal treno regionale diretto a Reggio Calabria. I due minorenni, rintracciati nella serata di ieri a Soverato mentre girovagavano in stato di shock, sono stati sentiti dalla polizia ferroviaria ed avrebbero detto di avere trascorso il pomeriggio in un centro commerciale della zona, prima di fare rientro a casa. E sarebbe stato durante il tragitto che il gruppetto avrebbe deciso di rischiare un selfie con il treno in corsa, proprio all'altezza del torrente Beltrame. Il tredicenne travolto dal treno frequentava la terza media dell'Istituto comprensivo di Soverato.

Un ragazzo normale, intelligente e assolutamente tranquillo, come lo descrivono sia a scuola che a Petrizzi, il piccolo centro del Soveratese dove viveva con la famiglia. Il padre di Leandro si e' sposato in seconde nozze con una cittadina bulgara che da tempo vive nel piccolo centro, e da questa relazione e' nato il loro unico figlio, Leandro. Anche in questo caso, le testimonianze parlano di una famiglia tranquilla, senza alcun problema e perfettamente inserita nel contesto sociale. 

La salma di Leandro e' a disposizione dell'autorita' giudiziaria che dovra' decidere se procedere con l'esame autoptico o se restituirla direttamente ai familiari. Per questo, la data dei funerali non e' stata ancora stabilita. La tragedia sui binari della rete ferroviaria ionica sarebbe stata, dunque, il frutto di un gioco. Una pericolosa moda nata negli ultimi tempi in situazioni estreme e nota come "Daredevil selfie", ma che nel tempo avrebbe coinvolto tanti giovanissimi.
"Non si parli di gioventu' deviata e non si facciano processi ad una generazione che altro non e' se non il prodotto della generazione che li alleva tenendosi lontana dall'offrire loro modelli esemplari", commenta il sociologo Antonio Marziale, Garante per l'infanzia e l'adolescenza della Regione Calabria. "Ogni epoca - spiega Marziale - ha i suoi percorsi estremi e quella che ci e' data da vivere e' marcata dalla tecnologia applicata alle comunicazioni dove anche i fatti piu' dolorosi della realta' fanno in fretta a diventare videogiochi. Basti pensare a tutte le riproduzioni ad alta definizione che offendono la memoria dei martiri siciliani, come Falcone e Borsellino, dove per vincere una sessione e' necessario ammazzare il giudice e la sua scorta. E loro, gli adolescenti, opportunamente definiti "nativi digitali", che fanno? Giocano con quello che adulti irresponsabili producono". 
   "Fa cronaca e conquista le pagine dei giornali e gli spazi dei telegiornali l'irresponsabile che per un selfie si dondola sui bordi del terrazzo di un grattacielo, acquisisce milioni di like l'incosciente che si sporge pericolosamente dal pendio di una montagna - evidenzia il Garante - e diventa un mito chiunque sfidi la morte pur di dimostrare al mondo virtuale coraggio estremo". Marziale, rivolge un appello "a quanti sono preposti all'educazione delle masse in eta' evolutiva, e penso a quelle famiglie dove mamma e papa' trascorrono sui social piu' tempo dei figli, e ad una scuola vetusta che non intende recepire l'educazione al corretto utilizzo dei media come materia fondamentale d'insegnamento, continuando ad insistere sulla data di nascita di Garibaldi. Ecco le origini della devianza minorile contemporanea ed ecco le responsabilita' di una generazione pilatesca, che fa in fretta a lavarsi le mani vomitando sui ragazzi di tutto e di piu'". Il Garante conclude rivolgendo "alla famiglia del tredicenne il piu' sentito cordoglio con la consapevolezza che quando muore un giovane viene a mancare una risorsa, una speranza per il territorio".


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