Cerca

Grande accoglienza per "Il cacciatore di meduse", presentazione domani a Diamante e il 16 a Cosenza

Redazione
Condividi:
Grande accoglienza per "Il cacciatore di meduse", presentazione domani a Diamante e il 16 a Cosenza
Notizia in evidenza
Occhio alla notizia
Tempo di lettura: ~4 min

Rimani sempre aggiornato!

Unisciti al nostro canale Telegram per ricevere notizie in tempo reale, esclusive ed aggiornamenti direttamente sul tuo smartphone.

COSENZA, 10 LUGLIO 2015 - Dopo il successo di “Miracolo d’Amore” e “La penna di Donney”, le commoventi storie della sua leucemia e di un condannato a morte innocente, è stato accolto dall’unanime consenso di critica e lettori e, al contempo, da un boom di prenotazioni, “Il cacciatore di meduse”, il nuovo romanzo di Ruggero Pegna, l’eclettico promoter musicale e autore calabrese che, con questa nuova pubblicazione, si conferma romanziere attento e raffinato. “Il cacciatore di meduse”, pubblicato dalla casa editrice Falco la scorsa settimana, è già tra i libri più richiesti dell’estate.  [MORE]

Dopo la presentazione della versione in braille per non vedenti e ipovedenti voluta dall’ Unione Italiana Ciechi di Vibo Valentia, le presentazioni del romanzo proseguiranno l’11 agosto alle 21.30 in largo San Biagio di Diamante in “Letti di Notte” e il 16 a Cosenza, tra le iniziative del “Lungo Fiume Boulevard”, dove sarà seguito dal concerto della band multietnica di Sandro Joyeux. Numerose le altre richieste giunte alla casa editrice da altri Comuni e Festival.

La storia di Tajil, il piccolo migrante somalo che, con la madre Halima e un piccolo Pinocchio in una borsa, lascia la capanna del nonno sul fiume Jubba a Chisimaio per attraversare il deserto e il mare e, quindi, arrivare in Italia insieme ad altri migranti, appassiona e cattura il lettore, coinvolto nelle mille vicende del protagonista e dei suoi amici, miseri di tutto il mondo.

In questo romanzo attualissimo e toccante, sorprendente in ognuna delle sue quattrocento pagine fino all’inimmaginabile conclusione, c’è un pezzo di storia dei nostri tempi e, forse, ancor di più, di quella a venire. Tra le onde, Tajil anela alla terraferma, con un groviglio di desideri, speranze, sogni, trovandosi in situazioni incredibili che solo un bimbo, con la sua incoscienza, riesce a vivere come protagonista di una grande avventura, tra fiaba e realtà.

Un racconto originalissimo, seppur in un contesto drammaticamente attuale, emozionante e davvero imperdibile, che trascina i lettori in un viaggio tra una moltitudine di sentimenti e stati d’animo, attraverso posti noti e sconosciuti, con descrizioni di una natura aspra ma meravigliosa, fino ad essere trasportati in un’atmosfera di vibrante umanità e alterità, con l’identificazione e la proiezione nel personaggio principale di cui si condividono amarezze e delusioni, ma anche speranze, attese e desideri.

Forti, quasi scioccanti, alcuni ricordi del viaggio. Suggestive, a tratti mozzafiato, le descrizioni del deserto, della traversata in mare, ma anche dei luoghi che visiterà dal suo arrivo in Sicilia, tra cui la Valle dei Templi, San Vito Lo Capo, il “magico castello” di Isola Capo Rizzuto, in Calabria.

A metà strada tra la cruda realtà quotidiana e il sogno di approdo a un’esistenza diversa, in questo romanzo riviviamo il dramma di migliaia di migranti attraverso la loro voce, che ci porta tra le sofferenze e i sogni di chi è misero o diverso, discriminato per il suo stato di povertà o per il colore della pelle. Intriso di un’aurea quasi fiabesca, senza accenti socio-politici o documentaristici, si offre come un autentico romanzo di formazione, in cui la fantasia e la realtà si incontrano, in un susseguirsi di colpi di scena e battiti del cuore.

Il cacciatore di meduse emoziona. Come la musica del pianista che ascolta Tajil, è poesia, dolcezza, sensazioni e suoni di tasti, non a caso bianchi e neri. Oltre l’immaginifico, è un messaggio fortissimo di elevato spessore etico, che scuote le coscienze dall’indifferenza e dal torpore di un’omologazione nei giudizi espressi sugli altri, sovente appannaggio di diversa cultura e civiltà.


La struggente storia di Tajil ci apre ai sentimenti, al rispetto degli altri e delle loro infinite diversità, ci apre alla bontà: «Io sono un bambino nero. Non so perché il mio colore è questo, ma sono contento lo stesso, perché somiglio a mamma, al nonno e a tutti quelli di Chisimaio. Se ero bianco, mi sarei vergognato sicuramente di stare là. Ora che sono grande e sono qui, non mi importa nulla se qualcuno mi chiama negro. Sono vivo e felice. E questo è bellissimo...».

Effetto inevitabile del testo letterario di Ruggero Pegna, è quello, infine, di un’autentica sferzata verso il superamento di pregiudizi e di steccati culturali, che mal si accordano con la temperie della convivenza civile e comunitaria a ogni latitudine.

«La Terra è di tutti, diceva mio nonno e, per questo, sto bene anche qui, in mezzo a gente con la pelle diversa dalla mia. Penso che il nonno avesse ragione quando diceva che la bontà non dipende dal colore della pelle, ma da quello del cuore. ».


Vuoi restare sempre aggiornato con le notizie più importanti?

Iscriviti ai nostri canali ufficiali:

Riceverai in tempo reale tutti gli aggiornamenti direttamente sul tuo smartphone.

Rimani sempre aggiornato!

Unisciti al nostro canale Telegram per ricevere notizie in tempo reale, esclusive ed aggiornamenti direttamente sul tuo smartphone.

Scritto da Redazione

Giornalista di InfoOggi

Leggi altri articoli

Rimani sempre aggiornato!

Unisciti al nostro canale Telegram per ricevere notizie in tempo reale, esclusive ed aggiornamenti direttamente sul tuo smartphone.