16enni in crisi: una costretta all'aborto, l'altra violentata
Cronaca Lombardia

16enni in crisi: una costretta all'aborto, l'altra violentata

sabato 10 dicembre, 2011

MILANO, 10 Dicembre 2011 – Due casi così diversi tra loro ma accomunati dall’età delle due giovani protagonisti, due 16enni: una ha abortito per volere dei genitori, l’altra è stata violentata. A Trento, una ragazza incinta di un albanese voleva tenere il suo bambino ma il padre si è rivolto alla giustizia per costringerla a interrompere la gravidanza, frutto di una relazione, a detta sua, con un ragazzo violento; dopo iniziali rifiuti, il colloquio con un magistrato del Tribunale dei minori ha convinto l’adolescente ad accettare e a compiere il gesto questa mattina. A Torino, invece, una ragazzina è stata violentata Mercoledì scorso nel quartiere della Falchera[MORE]: secondo il suo racconto, stava camminando per la strada quando è stata fermata da due uomini non italiani che l’hanno spinta nell’androne di un palazzo dove ha subito la violenza.

Sono due episodi che hanno fatto indignare l’opinione pubblica. La popolazione sembra ingiustamente vaccinata e abituata a sentirsi raccontare queste vicende di abusi ogni giorno, ma ne rimane sempre sgomenta e senza parole; ci si chiede se non si può fare di più per impedire che tutto ciò accada. Le forze dell’ordine danno il meglio di sé nella ricerca dei colpevoli, cercano le più piccole prove e la maggior parte delle volte arrivano ad arrestare coloro i quali hanno commesso il reato. Ma se poi la giustizia non è altrettanto pronta e sveglia nel condannare, cosa si deve fare? Perché le leggi esistono ma non vengono adottate nella maniera corretta? Perché le vittime non vengono assistite in modo consono a questi profondi traumi psicologici? Ecco infatti che gli abitanti del quartiere della piccola stanno progettando una fiaccolata di protesta, per risvegliare l’animo di chi deve rendere giustizia.

Lo stesso vale per la giovane trentina. Se aveva maturato la decisione di tenere la creatura perché deve essere intimata a fare il contrario? Come può un genitore volere questo? Qui non si tratta di gettare via un giocattolo, ma un’altra vita umana che la mamma avrebbe voluto mettere al mondo. Ora non solo si è persa una persona, ma la ragazzina ha sicuramente subito un grave trauma che porterà dentro di sé per tutta la vita. Quando rimarrà incinta di nuovo, magari con un compagno più consono, quali saranno i suoi pensieri? A queste domande il padre della 16enne avrebbe dovuto dare una risposta, pensando al bene della propria figlia. Se il fidanzato non era adatto, cosa peraltro corretta visto la sua violenza, bisognava risolvere il problema alla radice, controllando gli spostamenti della ragazza e facendole capire che stava commettendo uno sbaglio frequentando questa persona. Il genitore cercava forse di pulirsi la coscienza obbligando l’aborto?

Stefano Villa

 


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