Camorra, il bacio del boss come ostentazione del "mito"
Cronaca Campania

Camorra, il bacio del boss come ostentazione del "mito"

giovedì 9 giugno, 2011

 NAPOLI, 9 GIUGNO 2011 - Carmine Amato, reggente del clan scissionista Amato-Pagano (di Secondigliano) e Daniele D’Agnese, suo guardaspalle, escono in manette dalla questura di Napoli, scortati dagli agenti della squadra mobile: capo alzato e facce sorridenti per i due camorristi, salutati dalle urla di giubilo della solita clac di fedelissimi.

Uno dei loro “fan” si stacca dalla folla e corre a baciare D’Agnese, che si presta compiaciuto: si baciano sulla bocca, sotto gli occhi di tutti, prima che i poliziotti li separino e spingano in auto l’arrestato.[MORE]

In quel bacio così esibizionista in molti hanno cercato di leggerci un codice segreto, magari un messaggio di chi sta fuori per chi è stato appena catturato: quello di tenere la bocca chiusa.

Molto più probabilmente, come ci spiegano “addetti ai lavori” che da anni si adoperano per decifrare i comportamenti, molto spesso sopra le righe, della criminalità organizzata, ieri mattina, davanti la questura, è andata in scena l’ennesima puntata della fiction sulla Camorra, prodotta, diretta e interpretata dagli stessi affiliati.

Il tentativo, piuttosto grossolano, è quello di “mitificare” la famiglia, il sistema camorristico: ecco dunque che il boss e il suo braccio destro indossano la stessa maglia (o quasi: ieri Amato sfoggiava una shirt bianca con la foto di un James Dean malinconico; D’Agnese quella nera di Dean che suona un tamburo), come segno di un legame d’appartenenza (il boss che regala gli stessi indumenti a tutti i suoi sottoposti).

Ancor più emblematico il bacio, quasi passionale, fra due uomini, ad evidenziare una relazione col clan che va al di là del sesso e del piacere fisico, ma indica piuttosto un affetto che travalica le barriere di una cella.

Queste tradizioni, molto cinematografiche, risultano molto frequenti soprattutto negli ambienti delle cosche dell’area nord-orientale di Napoli, dove appunto operano soprattutto gli Scissionisti. Più difficile invece notare tali atteggiamenti nei membri dei clan del centro storico.

 

Maurizio Grimaldi


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