Caso Nisman, l'autopsia rivela che non c'è traccia di polvere da sparo sulle sue mani
Estero Marche

Caso Nisman, l'autopsia rivela che non c'è traccia di polvere da sparo sulle sue mani

martedì 20 gennaio, 2015

BUENOS AIRES (ARGENTINA), 20 GENNAIO 2015 – Continua il giallo intorno alla morte del procuratore argentino Alberto Nisman, che una settimana fa aveva puntato il dito contro la presidenta Cristina Fernandez de Kirchner e contro il ministro degli Esteri, Hector Timerman, accusandoli di avere dei legami con il governo iraniano e di averlo coperto insabbiando un’inchiesta su un attentato antisemita del 1994. Nisman era stato ritrovato morto domenica sera nella vasca da bagno del suo appartamento. Accanto al suo cadavere, c’erano una calibro 22 e un bossolo.


Oggi, i risultati dell’autopsia hanno mostrato che le mani di Nisman non erano coperte di polvere da sparo. Questo farebbe pensare che l’uomo non si sia suicidato ma che, al contrario, possa essere stato ucciso. Tuttavia, Viviana Fein, responsabile dell’inchiesta ha precisato che “questo non vuol dire che non sia stato Nisman a sparare perché una calibro 22 non è un’arma di guerra, il che fa sì che molte volte lo scanning elettronico non dia un risultato positivo”. In altre parole, le tracce potrebbero non essere presenti soltanto a causa di un problema di rilevamento tecnico. [MORE]


Un altro particolare che fa nascere ulteriori dubbi sulla morte del procuratore riguarda proprio l’arma del delitto: la calibro 22 non apparteneva a Nisman ma a un suo collaboratore. Questo elemento, ha spiegato Viviana Fein, potrebbe aprire la pista di un “suicidio indotto”.


Nel frattempo, la Kirchner, che sin da subito ha caldeggiato l’ipotesi del suicidio di Nisman, ha pubblicato sul suo account Facebook una lunga lettera in cui si domanda cosa possa spingere un uomo a togliersi la vita. “Chi è stato a ordinare al procuratore Nisman di tornare nel Paese il 12 gennaio? Chi può credere che qualcuno che aveva una così grave denuncia istituzionale sia andato in vacanza per interromperla all'improvviso e, senza avvisare il giudice del caso, presentare una denuncia di 350 pagine che evidentemente aveva preparato precedentemente? O sarà che qualcuno quelle pagine gliele ha date quando è tornato il 12 gennaio, che, per una rara casualità, è il giorno dopo la marcia in Francia per gli attentati terroristici a Parigi? E' un'altra casualità che lo stesso giorno in cui il procuratore torna improvvisamente nel Paese il quotidiano Clarin abbia titolato: 'Più di 4 milioni in corteo contro il terrore in Francia'?”.


Ma, se il presidente dimostra di avere una sua teoria in mente, non sono da meno i contestatori che sono scesi in piazza brandendo cartelloni con lo slogan "Todos Somos Nisman", ispirato all’ormai celebre "Je suis Charlie". Tra questi, anche diversi politici che non credono all’ipotesi del suicidio: “Tutti quelli che hanno avuto contatti con Nisman nelle sue ultime 24 ore dicono che era fiducioso, che nulla, nessuna circostanza, lasciasse immaginare che si sarebbe ucciso”, ha affermato la deputata Cornelia Schmidt-Liermann.
 

(foto: abcenlinea.com.ar)
 

Sara Svolacchia

 


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