Cuba, riapre l'ambasciata Usa
Estero Umbria

Cuba, riapre l'ambasciata Usa

venerdì 14 agosto, 2015

L'AVANA, 14 AGOSTO 2015 – Riaperta a l'Avana l'ambasciata statunitense con una cerimonia ufficiale alla quale era presente questa mattina il Segretario di Stato Usa John Kerry: a issare la bandiera a stelle e strisce, gli stessi marines, ora anziani e in congedo (James Tracy, Larry Morrise Mike East, rispettivamente di anni 78, 75 e 76), che oltre mezzo secolo fa - era il 4 gennaio 1961 - l’avevano ammainata, eseguendo un ordine arrivato da Washington con cui veniva così chiusa di fatto la sede diplomatica dopo la rivoluzione di Fidel Castro, salito al potere nel 1959.[MORE]

AGGIORNAMENTO ORE 17.19 (ora italiana): La cerimonia dell'alzabandiera si è appena conclusa. Durante la celebrazione, il segretario di Stato, John Kerry, ha dichiarato "mi sento a casa, all'ambasciata". Per la prima volta, dal 1961, la "Old Glory" (o Stars and stripes) è tornata a sventolare nei cieli cubani. 

Alla vigilia di questo passo storico, che si inserisce nel percorso di disgelo già avviato dallo scorso dicembre verso un riavvicinamento tra l’Isola caraibica e gli Usa, stride la pubblicazione di un articolo infuocato del lider maximo, avvenuta ieri sul quotidiano ufficiale Granma in occasione del suo 89° genetliaco. «Gli Stati Uniti sono debitori nei confronti di Cuba di indennizzi per molti milioni di dollari a causa dei danni provocati dalla politica delle sanzioni contro l’Avana», ha sottolineato Castro, ricordando che i cubani «non smetteranno mai di lottare per la pace e il benessere», così come «nel diritto di tutti ad avere, oppure no, una fede religiosa».

L’ex presidente cubano, nel breve scritto intitolato La realtà e i sogni, ha anche criticato il primato mondiale detenuto dal governo di Washington, richiamando alla mente il lancio delle bombe atomiche sulle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki, avvenuto nell’agosto 1945 (70 anni fa): «L’impero giapponese - si legge - era già sconfitto. Gli Stati Uniti, il paese il cui territorio e le cui industrie rimasero lontane dalla guerra, diventarono il paese più ricco e meglio armato della terra, a fronte di un mondo distrutto, pieno di morti, feriti e affamati».


Domenico Carelli

(Foto: cnn.com)


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