Dario Fo: 90 anni di arte, tra impegno politico e cultura
Cultura e Spettacolo Lombardia

Dario Fo: 90 anni di arte, tra impegno politico e cultura

giovedì 24 marzo, 2016

MILANO, 24 MARZO 2016 - Dario Fo, l’uomo che incarna l’arte in tutte le sue sfaccettature, l’artista vivente più amato al mondo, compie oggi 90 anni.[MORE]

Attore, regista, scrittore, pittore, affabulatore e giullare, una carriera elogiata dal premio Nobel per la letteratura ricevuto nel 1997, Dario Fo festeggia il suo 90esimo compleanno rimanendo fedele alle sue straordinarie inclinazioni: scrivere e recitare. Il premio Nobel ha infatti appena pubblicato un libro, "Razza di zingaro" e il 27 Maggio porterà in scena al teatro LinearCiak di Milano il suo "Mistero Buffo", l'opera forse più famosa di Dario Fo, che sviluppa la ricerca sulle origini della cultura popolare. “Che baccano, che confusione. Ma cosa è mai compiere 90 anni... A me non fa nessun effetto”, ha affermato sarcastico l’eterno giullare. Eppure in questi giorni tutto il mondo ha sete di interviste, di dichiarazioni, di perle di saggezza rigorosamente ‘firmate’ Dario Fo. E stasera, al Piccolo Teatro Melato di Milano, a fargli gli auguri saranno più di 300 persone, tra volti noti e sconosciuti, amici vicini e lontani.

La carriera di Dario Fo è tra le più variegate, e ha come comune denominatore il teatro e l’engagement politico, declinato ora sui modelli della farsa, ora del monologo. Gli anni 60 sono quelli del teatro farsesco, in coppia con Giustino Durano, durante i quali salgono in scena "Il dito nell'occhio", "Chi ruba un piede è fortunato in amore" e "Gli arcangeli non giocano a flipper". Il teatro della denuncia, del dissenso sempre colorato dalla satira, inizia ad apparire durante la prima metà degli anni 60, con "Settimo: ruba un po' meno", "Isabella, tra caravelle e un cacciaballe" e "La signora è da buttare". Gli anni a cavallo del '68 seguono il filo conduttore della protesta, ma più aspra, così Dario Fo e Franca Rame decidono di uscire dai circuiti ufficiali dei teatri per esibirsi in fabbriche e università occupate, e poi trovare sedi in luoghi diventati simbolici, come il capannone di via Colletta e la palazzina Liberty di Milano, quartier generale de La Comune (nome affibbiato alla compagnia teatrale) fino a inizio anni 80. Le pièce più impegnate di questo periodo portano il nome di "Mistero Buffo" (1969), "Morte accidentale di un anarchico" (1970), scritto sulla morte nei locali della questura di Milano di Pino Pinelli, accusato per la strage di Piazza Fontana. E poi "Pum pum, chi è? La polizia!", "Non si paga, non si paga".

Attraverso il grammelot (lingua onomatopeica che riproduce solo il suono delle parole) o testi che riportano i dialetti e i linguaggi popolari del 400 e 500, Fo narra episodi storici e del vangelo, con l'intento di sottolineare il sovrasto della cultura ufficiale su quella popolare, e lo fa negli anni 80 e 90 con "Storia della tigre e altre storie", "Fabulazzo osceno" e "Johan Padan alla descoverta delle Americhe". L’opera "Il Papa e la strega” porta invece con sé il disinibito fine di criticare l’istituzione Chiesa. Nel 1997, l'Accademia di Svezia insignisce Dario Fo del premio Nobel per la letteratura. Ma è anche l’anno della svolta, del post Fo: il contestatore, l'estremista, il comunista, diventa infatti una risorsa intellettuale assolutamente unica per il nostro Paese (e non solo). Negli anni a venire Fo riceverà diverse lauree honoris causa (dalla Sorbona di Parigi, dall'università di Wolverhampton e dalla Sapienza di Roma), e la maggior parte delle sue opere verterà non più sulla politica bensì sulla cultura.

Anche se non mancano spettacoli più prettamente politici come "Marino libero, Marino è innocente" (concernente il processo Sofri), prevarranno in quel periodo "Le lezioni sul teatro" e quelle su maestri della pittura come Leonardo, Mantegna, Raffaello, Caravaggio e Giotto, che faranno riaffiorare il suo talento nell’ambito della pittura, coltivato con passione presso l’Accademia di Belle arti di Brera. Dopo la morte di Franca Rame, compagna di vita sempre al fianco di Fo durante tutta la sua carriera artistica, il premio Nobel non si è arreso. In questi giorni è stato inaugurato a Verona l'archivio Dario Fo-Franca Rame, aperto a studiosi e non solo: copioni, manoscritti, stesure progressive, disegni, dipinti, bozzetti, manifesti, copie di contratti, fatture, libri, articoli, costumi, pupazzi, marionette, scenografie, locandine e foto di scena, costituiranno le tracce indelebili di un artista di cotanto spessore per la cultura del nostro Paese, affinché le future generazioni si impegnino a non dimenticare.

 

Luna Isabella

(foto da palco-reale-palermo.blogautore.repubblica.it)


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