Fame, pericoli e malattie, gli Indios d'Amazzonia scrivono al governo
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Fame, pericoli e malattie, gli Indios d'Amazzonia scrivono al governo

mercoledì 26 settembre, 2012

BRASILIA, 26 SETTEMBRE 2012- "I bambini piangono, e hanno fame": un appello disperato, quello giunto al ministro della giustizia brasiliano, che porta nuovamente alla ribalta uno dei temi più spinosi per il gigante sudamericano. Sono gli Indios della foresta amazzonica a parlare, una di quelle tribù che l'Onu ha definito tra le più minacciate al mondo.


Perchè tra taglialegna abusivi, allevatori, tra intimidazioni, uccisioni, e un habitat che si restringe di giorno in giorno, gli Awa-Guajà, popolo nomade di cacciatori-raccoglitori, sono ridotti alla fame. Hanno scritto una lettera al ministro, e sperano che almeno questa volta le loro richieste di aiuto vengano ascoltate; perchè se è vero che dal 1988 la Costituzione brasiliana riconosce il diritto alle popolazioni indigene di perseguire modi di vita tradizionali, la situazione di chi vive nella foresta amazzonica è ben diversa da come dovrebbe essere su carta.[MORE]


Quel possesso "permanente ed esclusivo delle terre tradizionali" che dovrebbe essere garantito per legge è in realtà un miraggio, i processi di demarcazione delle riserve sono lenti, e le varie organizzazioni che si occupano della questione non hanno fondi sufficienti per impegnarsi a dovere in battaglie giuridiche.


Lo sfruttamento abusivo della foresta pluviale cominciato negli anni Ottanta costituisce un serio pericolo per l'estinzione di diverse tribù, e le lotte intestine tra gruppi costretti a contendersi uno spazio sempre più limitato sono all'ordine del giorno, senza contare le malattie infettive che si stanno diffondendo causando ogni anno un numero significativo di morti.


Se nel sedicesimo secolo numerose fonti attestano la presenza di oltre cinque milioni di Indios, a costituire le circa duecento tribù riconosciute oggi dal governo brasiliano rimangono appena duecentomila idividui.

(immagine da: www.hannesschick.com)

Simona Peluso


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