'Guerra' di etichette tra Ue e Israele sui prodotti dei Territori occupati
Estero Calabria

'Guerra' di etichette tra Ue e Israele sui prodotti dei Territori occupati

mercoledì 11 novembre, 2015

BRUXELLES, 11 NOVEMBRE 2015 - Scoppia la 'guerra' delle etichette tra Unione Europea e Israele. La Commissione europea ha approvato l'etichettatura dei prodotti provenienti dai territori occupati da Israele nel 1967 dopo la Guerra dei Sei Giorni. La nota era stata sollecitata ad aprile da 16 governi dell’Unione, compresa l'Italia. L'etichettatura con l'origine da “insediamenti” è obbligatoria, ma è consentito che venga indicato come 'made in Israel' il vino imbottigliato entro i confini del 1967 ed anche se prodotto con uve coltivate nei territori.

La decisione di Bruxelles di contrassegnare in modo specifico i prodotti che provengono dalle colonie ebraiche nei Territori occupati del Golan e negli insediamenti in Cisgiordania ha fatto infuriare Israele che ha minacciato "implicazioni" nei rapporti con l'Ue, convocandone l'ambasciatore: “Questo passo può avere implicazioni sulle relazioni tra Israele e l'Europa”, ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri di Gerusalemme. Nessuna etichettatura “farà avanzare il processo di pace, al contrario potrebbero rafforzare il rifiuto dei palestinesi a tenere negoziati diretti con Israele”, ha aggiunto il ministro. [MORE]

Ancora più dura la reazione di Benyamin Netanyahu: “L’Europa deve vergognarsi, è una decisione ipocrita”, ha accusato il premier israeliano: «L'Ue ha deciso di contrassegnare solo Israele. Non siamo disposti ad accettare il fatto che l'Europa contrassegni il lato attaccato da atti terroristici. L'economia israeliana è forte e resisterà. Ad essere colpiti saranno proprio i palestinesi che lavorano negli stabilimenti israeliani».

Si tratta di "una questione tecnica e non politica", ha replicato il commissario europeo per l'Euro, Valdis Dombrovskis: "L'Ue non sostiene in alcun modo boicottaggi o sanzioni verso Israele", spiega Dombrovskis, puntualizzando che “l'etichettatura delle merci prodotte nell'Unione o che entrano nel mercato unico europeo è una parte essenziale della politica europea per i consumatori”. L'obbligo di etichettatura ricade sull'intera filiera: dal produttore all'importatore, fino al dettagliante. E potrà fondarsi sui documenti doganali di accompagnamento delle merci. È lasciata ai singoli Paesi la scelta della dizione da adottare, ma deve essere indicato chiaramente che il prodotto in questione viene da un "insediamento".

"Siamo contenti e soddisfatti per la decisione dell'Unione Europea di mettere in atto l'etichettatura dei prodotti delle colonie nei Territori occupati palestinesi" ha detto all'Ansa Mohammad Shtayyeh, membro dell'Olp e direttore di Pedcar, l'organizzazione economica palestinese per la ricostruzione e lo sviluppo. Shtayyeh ha definito le nuove regole guida "un passo importante per la soluzione a due stati e per future sanzioni contro i prodotti delle colonie".

Fino ad oggi i prodotti provenienti dalle colonie israeliane, tutti illegali rispetto al diritto internazionale, sono stati etichettati come fabbricati in Israele. Le merci interessate (quelle provenienti dalle colonie) rappresentano "meno dello 0,5%" del totale degli scambi commerciali tra l'Ue e Israele, ossia 154 milioni di euro nel 2014, stando alle cifre fornite dalla Commissione europea. Quanto all'impatto economico per gli insediamenti ebraici, si stima che sia intorno ai 50 milioni di dollari l'anno, cifra irrisoria rispetto ai circa 30 miliardi annuali di esportazioni di beni e servizi da Israele verso l'Unione Europea.

Tiziano Rugi

Foto: Reuters


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